“Provvedimenti speciali” per la salute: cosa chiedeva la manifestazione davanti all’ospedale di Gallarate

In piazza c'erano tante persone con l'idea di salvare l'ospedale. Ma prima di tutto c'erano associazioni e cooperative del terzo settore, con richieste precise. "Siamo un’area disagiata, serve garantire una risposta oggi"

Oltre 2000 persone alla manifestazione per l’ospedale di Gallarate

Ma cosa chiedeva la manifestazione di duemila persone davanti all’ospedale di Gallarate giovedì sera?
L’unico grande striscione che apriva il corteo che si è mosso da piazza Giovine Italia parlava di «diritto alla salute» e tante persone chiedevano, in generale, il mantenimento o ripristino dei livelli di assistenza del Sant’Antonio Abate, dai reparti ai servizi di riabilitazione, agli ambulatori.

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La manifestazione però aveva anche degli organizzatori precisi, le associazioni e cooperative che si occupano di malati, di persone disabili e delle loro famiglie (capofila l’Aspi, l’Associazione Parkinson Insubria).

Era l’alleanza di sigle che si era già mossa a dicembre 2021, con una prima manifestazione che denunciava i «bisogni di salute che non trovavano risposta».
«Chiedevamo il ripristino di cure di accompagnamento e tutela delle Persone più fragili. Pensavamo che fossero in pericolo soprattutto le cure dei più fragili, dei più deboli, delle Persone con patologie croniche gravi o con disabilità di ogni età. Pensavamo – che fossero soprattutto queste categorie di Persone a soffrire per la carenza di servizi di prossimità; per i gravi disagi dovuti alla parcellizzazioni dei servizi sanitari e sociali; per le difficoltà di accessibilità alle cure».

Allora si parlava di mancanza di cure di prossimità per Persone fragili / disabili / con malattie croniche, di mancanza di strutture adeguate / figure sanitarie di riferimento cui rivolgersi 24 h, della carenza di percorsi intraospedalieri dedicati, dell’insufficiente sostegno ai Caregiver. Ma nel tempo è diventato evidente «che è in pericolo la salvaguardia del diritto alla salute per tutti», cui appunto si riferiva lo striscione che apriva – e sintetizzava – la manifestazione.

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«Non solo sono compromesse le aree di cura della salute di cui noi abbiamo bisogno, ma sono diventate incerte le cure per tutti, anche le cure acute, dell’emergenza/urgenza. Non sfuggono all’incertezza le cure pediatriche. Interventi estemporanei (cooperative ecc.) offrono prestazioni ma non una organizzazione efficace e sicura dei servizi che può essere garantita solo da un consolidato lavoro interprofessionale». Appunto per questo le associazioni si sono mobilitate «e sostengono gli operatori dei servizi sanitari per la difesa della salute di tutti, per i nostri ospedali e per i servizi sanitari del nostro territorio I fatti (ultimo l’intervento dell’Assessore Bertolaso) confermano che siamo un’area disagiata che richiede provvedimenti speciali per garantire una risposta oggi».

Quali sono le richieste?

1. revisione del piano organizzativo della ASST Valle Olona, per il miglior uso delle risorse superstiti nella ASST e nell’area vasta ultraprovinciale
2. cronoprogramma di progettazione strutturale e gestione operativa delle attività nelle diverse aree sanitarie ospedaliere e territoriali
3. monitoraggio attento e salvaguardia continuativa delle risorse e dell’operatività
4. informazione continua e aggiornata dei cittadini sullo stato reale dei servizi e sulle condizioni per l’accesso e per il loro utilizzo
5. organizzazione di strutture di servizio locale tipo “DAMA” (*) (oggi più che mai vanno tutelate le persone con disabilità e cronicità)
(*) Disabled Advanced Medical Assistance: modello di accoglienza ospedaliera inclusiva dedicato a pazienti di ogni età con gravi disabilità intellettive, comunicative e neuromotorie che adatta il percorso ospedaliero alle loro specifiche esigenze.

Come era stato spiegato anche nei giorni scorsi, le associazioni stanno rinforzando  «le attività di servizio e tutela alla comunità» e hanno al contempo attivato «un presidio permanente di controllo civico»: in sostanza s sostituiscono al pubblico, ma lo fanno denunciando ancora una volta le carenze. Quelle riportate anche dalla viva voce delle persone coinvolte, che hanno parlato in piazza Giovine Italia e di fronte al Sant’Antonio Abate.
«Solo rispondendo ai bisogni di oggi si organizza e si costruisce la risposta di domani».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 09 Giugno 2023
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