“Ti scanno come un maiale”: processo per le coltellate in via Valcamonica a Varese

Lei alla finestra mentre sotto in strada stanno accoltellando il compagno: nonostante questo la memoria fatica ad arrivare davanti al giudice che ha raccolto gli elementi per arrivare a decidere, non prima delle discussioni fissate per il 7 dicembre nel primo pomeriggio dinanzi al monocratico di Varese. Al banco degli imputati un uomo classe 1970, sulla carta amico di vecchia data della vittima che arriva a chiedere conto di qualcosa – non si sa bene se debiti o faccende legate al “mondo di sotto” – con frasi appena pronunciate per dare immediatamente dopo sfogo alla violenza di strada.

Il fatto avviene nell’aprile 2020 quando le campane del lokcdown erano già suonate e avevano di fatto blindato il paese per paura della pandemia. Ecco che quel giorno un’utilitaria si presenta sotto casa dell’“amico“ (è stato appurato che i due fossero conoscenti di vecchia data): scende un uomo, chiama per nome, si muove, poi si affretta con fare deciso verso l’antagonista con frasi pronunciate a voce alta, e poi la lama che colpisce la vittima al fianco, dietro la schiena.

Lei, la testimone oggi sentita sotto giuramento, vede e non vede. Di sicuro sente. Frasi forti. «Ti scanno come un maiale», o della serie: «La prossima volta…». Sul posto arrivano due generi di sirene, quelle dell’ambulanza (che già fendevano l’aria per i ricoveri da Covid) su cui il ferito viene caricato e poi trasportato d’urgenza all’ospedale; e quelle delle Volanti della polizia che intervengono per placare gli animi ed attivare i primi riscontri sul caso.

L’imputato, oggi in carcere, è difeso dall’avvocato Luca Carignola che parla di fatti «ancora da chiarire, soprattutto in merito alla prova certa legata all’utilizzo dell’arma, che non si è mai trovata». Il reato contestato è quello di lesioni aggravate.