Armio ricorda don Enrico, il prete che da Samarate alla Veddasca conquistò tutti
Domenica 2 luglio la val Veddasca rende omaggio a don Enrico Arrigoni, amato sacerdote che da Samarate arrivò nel 1973 nella parrocchia sui monti, fondando l'oratorio di Armio e restandovi fino alla sua scomparsa nel 2001
Quando morì, nel 2001, nel minuscolo paesino di montagna di Armio per il funerale arrivò talmente tanta gente, che molti dovettero parcheggiare nelle frazioni limitrofe di Graglio e Lozzo.
Una fiumana di persone che raggiunse la Veddasca da Samarate, in primis, ma anche da tutti i comuni in cui don Enrico aveva prestato servizio.
La festa in onore di don Enrico
Per i primi cinquant’anni dell’oratorio, fondato proprio da don Enrico Arrigoni coinvolgendo la popolazione del luogo, chi tanto lo ha amato lo ricorderà, ripensando con affetto a quel sacerdote, in grado di conquistare tutti e capace di lasciare un segno profondo in chi lo ha conosciuto.
Domenica 2 Luglio, Armio dedica una giornata intera al ricordo di una persona rimasta nel cuore di tutti: don Enrico Arrigoni sacerdote in grado di conquistare tutti e capace di lasciare un segno profondo, nel 50° di fondazione del Circolo S. Lorenzo.
Alle ore 10:30 don Viniero celebrerà una S. Messa a suffragio, mentre alle 12:30, si terrà un pranzo comunitario proprio al Circolo.
Don Enrico Arrigoni (20.12.1934 – 23.10.2001) arrivò ancora trentottenne ad Armio proveniente da Samarate, ufficialmente il 3 agosto 1973.
La sua presenza fu un innegabile catalizzatore per l’intera Valle posta sotto la sua responsabilità, che si animò di mille iniziativa in ogni angolo, in ogni frazione.
Se l’Oratorio fu la sua realizzazione più evidente, sono tantissime le iniziative che don Enrico mise insieme, seguito dai residenti e dai tanti villeggianti.
Dotato di un carisma unico, si dimostrò un vero e proprio trascinatore sia nelle cose di Chiesa che in quelle ricreative.
Tutti lo ricordano e tutti ne parlano in modo entusiastico.
Restò parroco in Veddasca fino a quando, nel 2001, la malattia se lo portò via per sempre.
Così lo descrive l’Amministrazione comunale, annunciando gli eventi del fine settimana.
I ricordi più belli
Nominarlo dunque, in uno di quei paesini arroccati sulla montagna, lungo la strada che dal lago porta in terra elvetica, significa vedere davanti a sé visi improvvisamente illuminati da ricordi e nostalgia. «Don Enrico? Certo che l’ho conosciuto» rispondono uomini dai capelli bianchi intenti a giocare a carte: alcuni di loro non sono soliti frequentare le funzioni religiose, ma tutti interrompono volentieri la mano di briscola per spendere parole ricche di stima per il sacerdote.
Lo stesso fanno alcune donne mentre spingono la carrozzina dei loro nipotini, ricordando i consigli, il pragmatismo, la voglia di darsi da fare per la comunità.
I più nostalgici, però, sono i 40enni di oggi, l’ultima generazione ad aver avuto la possibilità di conoscerlo, prima della sua scomparsa nel 2001. Gli aneddoti si sommano l’uno all’altro, ma i più commossi sono quelli che lo vedono in piena notte addormentato sulla sedia in oratorio, d’estate, aspettando che i giovani adolescenti ritardatari decidessero di andare a dormire, dopo aver trascorso la serata fra jukebox e calcetto.
«”Notte Don, noi andiamo’” gli dicevamo portando al bar gli ultimi bicchieri della serata, e lui non ci rimproverava mai per l’ora tarda» raccontano. E ancora «Da ragazzini, dopo la messa a Graglio ci faceva salire tutti sulla sua jeep e ci portava fino allo stradone. Un rituale che amavano perpetuare ogni sabato, a cui tenevamo tanto noi, ma anche lui. Sapeva sempre accoglierci, nei momenti divertenti e in quelli di difficoltà».
I ragazzi di Samarate
Di questi ricordi non si sorprenderanno “i suoi ragazzi” di Samarate, il gruppo di giovani che dopo la cessazione del suo incarico nel Gallaratese, soleva tornare a trovarlo in Veddasca, a dimostrazione di una amicizia autentica e reciproca. Guida religiosa, ma anche compagno di risate e momenti lieti.
Oltre a questi attimi preziosi, il segno tangibile del suo operato è quell’oratorio, che compie cinquant’anni, e che i tanti volontari che ruotano intorno a quel luogo prezioso per l’intera valle hanno deciso di festeggiare.
Insieme alla santa Messa e al pranzo, già citati, da sabato sera sarà possibile visitare una mostra dedicata all’amato sacerdote e alla sua impronta, forte, indelebile, lasciata e mai dimenticata.
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