Bonomi: “Il salario minimo non è un problema nostro. I contratti dell’industria sono tutti superiori ai 9 euro all’ora”
Il presidente di Confindustria nazionale intervistato da Rachele Grassini giovane esponente di Politics Hub. "Il capitolo più importante del Pnrr è quello delle riforme che questo paese aspetta da 40 anni"
I giovani tanto evocati nella relazione del presidente Roberto Grassi hanno trovato posto sulla scena dell’assemblea generale di Confindustria Varese nel momento riservato al presidente di Confindustria nazionale Carlo Bonomi intervistato da Rachele Grassini, presidente di Politics hub, associazione costituita da ragazzi per ridare valore alla politica.
Come prima domanda, Grassini ha affrontato un tema caldo e attuale, oggetto di discussione tra le parti sociali e presente nell’agenda europea: il salario minimo. Prima di rispondere, Bonomi ha fatto un amarcord sul palaghiaccio, luogo che frequentava da ragazzo quando era un tifoso dell’hockey Milano e veniva in via Albani a vedere i derby con i mastini di Varese.
«Il salario minimo era previsto dalla Ue – ha detto Bonomi – per evitare il dumping salariale tra paesi membri. Ma proprio in occasione della presentazione della direttiva l’Italia è stata definita come una best practice della contrattazione collettiva nazionale. Oggi si parla di 9 euro lordi all’ora come salario minimo. Ebbene, i contratti dell’industria sono tutti superiori a questa cifra e pertanto non è un problema nostro».
LE RISORSE DEL PNRR E LE RIFORME
Pnrr e tempi di realizzazione sono un altro problema da affrontare. Grassini ha ricordato a Bonomi che da sempre in Italia i tempi del decisore pubblico non sono quasi mai allineati a quelli dell’impresa. Un assist preciso che il presidente degli industriali italiani restituisce con coraggio alle generazioni future. «Sul Pnrr è evidente che non riusciamo a realizzare i progetti perché abbiamo una burocrazia che frena – ha detto Bonomi – anche se il capitolo più importante è quello delle riforme che questo paese aspetta da 40 anni. La vera sfida è sulle diseguaglianze di genere, di territorio e di competenze».
L’invito del presidente di Confindustria nazionale è fare un bagno di realtà e realizzare le opere che sono funzionali alla crescita del Paese. «Ricordiamoci che l’ultima rata del Pnrr – ha sottolineato Bonomi – verrà pagata da un ragazzo che non è ancora nato quindi quei soldi vanno utilizzati con responsabilità».
EUROPA IN MEZZO A CINA E AMERICA
Brava la giovane esponente di Politics hub nell’intrecciare i temi internazionali con quelli più nostrani, con un occhio attento al ruolo dell’Europa che rischia di rimanere schiacciata tra i due colossi, Cina e Stati Uniti, che da tempo hanno ingaggiato una guerra sul fronte della tecnologia e quindi sull’economia con «provvedimenti sulla competitività importanti».
CURVA DEMOGRAFICA ASFITTICA
È però la partita sulla demografia che rende tutto più difficile per l’Italia e Bonomi non nasconde la sua preoccupazione per una curva demografica che è sempre più asfittica. Per chi dovremo essere attrattivi se scarseggiano i giovani da attrarre? «C’è una narrazione del Paese che non mi piace – conclude Bonomi – Le imprese non attraggono i talenti, non investono sui giovani, non fanno ricerca. E allora come fanno a essere così competitive nel mondo? Il welfare italiano è invidiato da tutti, ma noi raccontiamo male e in modo ideologico il mondo dell’impresa. La mia generazione ha compiuto tanti errori e quindi o vi passiamo il cerino acceso e voi vi scottate oppure dobbiamo avere il coraggio di spegnerlo. Facciamo un patto per l’Italia, è stato costituito un tavolo a cui sono seduto solo io. Questo è il fallimento della mia generazione».
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