Con il suo piano Stefano Bollani diverte, incanta e stupisce i Giardini Estensi di Varese
Al Varese Summer Festival il compositore milanese sfoggia tutto se stesso, sia nel ruolo di premiato compositore sia in quello di virtuoso showman. Il pubblico si fa trasportare in un viaggio musicale e riserva per il finale la standing ovation. La cronaca di una serata "senza regole"
Un gigantesco gioco musicale, capace ora di emozionare ora di divertire, conclusosi con una lunga standing ovation da parte dei Giardini Estensi di Varese. Stefano Bollani e il suo spettacolo Piano Solo non hanno certamente deluso le aspettative di chi ha gremito tutti i posti a sedere del Varese Summer Festival nella serata di giovedì 27 luglio.
Quello di ieri sera è stato uno show degno del celebre motto del virtuoso Paganini: impossibile ripeterlo – per lo meno alla lettera – due volte, seppur l’impianto e il canovaccio alla base siano naturalmente gli stessi portati in tour da Bollani per l’Italia. Perché? Perché il concerto è privo di una scaletta rigida (il bis è stato un medley di 10 brani scelti dal pubblico che gridava a gran voce le musiche da eseguire). Sul palco i protagonisti assoluti sono solo il compositore milanese, il re degli strumenti – il pianoforte – e l’amore incondizionato per qualsiasi tipo di musica, sigle dei cartoni animati comprese. Novanta minuti di musica al piano, ma senza piani per un’esibizione da carta bianca, stesso colore della camicia a maniche corte sfoggiata nella Città Giardino.
«Il tema della serata è sostanzialmente questo: musiche da tutto il mondo con particolare riferimento a quelle che piacciono a me» così Bollani dette le elastiche regole d’ingaggio dopo aver esordito con due brani appartenenti al proprio repertorio (Quando c’è silenzio e Come se niente fosse) e un estratto, presente anche nel disco Blooming, della colonna sonora di Essere oro, l’ultimo cortometraggio a cura della moglie Valentina Cenni, l’altra padrona della casa in Via dei Matti n. 0: il programma divulgativo e di intrattenimento di Rai 3 che bene fa alla musica grazie alla dialettica, la conoscenza, l’affiatamento e al senso dell’umorismo del duo.
Soddisfatte dunque con un incantesimo le orecchie di chi ha staccato il biglietto per apprezzare il Bollani-compositore (verso la fine sarà proposta anche la colonna sonora de Il Pataffio che gli è valsa il David di Donatello lo scorso maggio), è proprio sulla falsa riga dell’acclamato programma televisivo che lo spettacolo musicale prosegue per la parte centrale della serata in un viaggio attraverso la musica di ogni genere e sorte, da colta alla popular, passando per la canzonetta.
Non c’è bisogno di essere profondi conoscitori, musicisti da conservatorio o di aver letto Adorno o Karolyi per godersi lo spettacolo, il Bollani-showman tocca praticamente qualsiasi latitudine e longitudine musicale, anche a ritroso nel tempo, alla ricerca di ciò che è bello alle orecchie a prescindere dalla provenienza sociale, culturale e geografica della musica. La seconda metà dell’esibizione è infatti ricca di omaggi, si va da Bob Dylan (Rainy Day Women #12 & 35) a Nino Rota e le musiche di 8½, dalla pietra miliare del prog italico Arbeit macht frei degli Area con Luglio, agosto, settembre nero ai classici statunitensi (It could happen to you di Chet Baker), dal Brasile di Tico-tico no fuba (titolo sconosciuto a molti ma melodia conosciuta da tutti) al cabaret meneghino alla Derby Club di Jannacci con Quella cosa in Lombardia, momento che sfocia poi nello sketch di Oliver Ending a metà tra «l’ educational» e il puro e semplice divertissement.
Dal silenzio contemplativo di chi era rimasto catturato delle composizioni originali di Bollani si è velocemente passati alla grasse risate scaturite dal gioco messo in scena dal mattatore milanese, che nel suo intermezzo comico sostanzialmente tronca (l’ending di Oliver Ending) i motivi musicali dei grandissimi come Mozart, Beethoven e Rossini spiazzando il pubblico intento a seguire melodie impresse nelle mente di chiunque.
Il bis è forse il piatto forte della serata, senza dubbio il più impattante. Non tanto dal punto vista strettamente artistico quanto nella capacità di coinvolgimento del pubblico, chiamato nel cosiddetto encore a scegliere la scaletta in una riproposizione di una delle scene più famose del capolavoro di Milos Forman Amadeus. Chiedete 10 brani e tutto vi sarà dato, in un unico medley potrebbe recitare il numero di magia senza trucco né inganno, a differenza di Houdini.
Dalla platea c’è chi non ha bisogno di alzare poi troppo la voce per chiedere di suonare un po’ di sano prog o di jazz (Watermelon Man di Herbie Hancock), mentre dalle lontane sedie delle retrovie c’è chi è costretto a squarciarsi la gola per far inserire in scaletta Heidi o Crudelia Demon in modo tale da scombinare i piani delle orecchie sofisticate e unire così sincreticamente l’amore sacro e l’amor profano. Il risultato, accettato e ricercato da Bollani, è una strabiliante Torre di Babele melodica che alterna senza mai fermarsi il virtuosissimo Volo del calabrone di Rimsky-Korsakov, il pop neomelodico di Non dirgli mai di Gigi D’Alessio, Mal, lo stesso Bollani (Un giro per Bahia), la sigla dell’anime dedicato alla Ragazza delle alpi e una toccante ripresa del ritornello di Nothing Compares 2 U della rimpianta Sinead O’Connor, il cui annuncio della scomparsa era stato reso pubblico neanche 24 ore prima dello spettacolo.
«Musiche nate per stare insieme che non saranno eseguiti in ordine alfabetico ma con un ordine che deriva da un logaritmo a base 3» commenta con una battuta Bollani dopo aver diramato la scaletta in diretta insieme agli spettatori.
L’acrobatico e mastodontico medley conclusivo è la dimostrazione di come la musica sia un gigantesco e sconfinato oceano, le cui onde talvolta sono pacifiche e animate da pesci o addirittura creature fantastiche, altre invece crudelmente burrascose e turbolente, onde che suscitano qualsiasi emozione l’uomo sia in grado di provare e per questo restituite fin dalla notte dei tempi attraverso la musica: commozione, euforia, divertimento, stupore o semplice senso di ricerca.
Ma, indipendentemente dalle condizioni dell’oceano in questione e senza sapere esattamente così aspettarsi all’orizzonte, salpare con Bollani è sempre un viaggio per cui vale sempre la pena imbarcarsi.
E così non appena il compositore si congeda definitivamente, al secondo bis, con un brano appartenente al suo ultimo disco Blooming tutto il pubblico varesino decide, nonostante il fresco che iniziava ad arieggiare ai Gardini Estensi attorno alle 23, di alzarsi dai propri seggiolini per riservare al factotum musicale la meritata e caldissima standing ovation.
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