Elena Brusa Pasquè, Architetti: “Il Sacro Monte meriterebbe un assessorato”
L'intervento della presidente dell'Ordine degli architetti Elena Brusa Pasquè al convegno sul futuro del Sacro Monte organizzato dall'Ordine nell'ambito del Festival "Tra Sacro e Sacro Monte"
![Incontro architetti al sacro monte](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2023/07/incontro-architetti-al-sacro-monte-1480589.610x431.jpg)
Pubblichiamo l’intervento della presidente dell’Ordine degli architetti Elena Brusa Pasquè al convegno sul futuro del Sacro Monte organizzato dall’Ordine nell’ambito del Festival “Tra Sacro e Sacro Monte”
Varese è una città contemporanea che deve valorizzare le proprie risorse culturali atte a renderla competitiva e attrattiva. Un corretto utilizzo della storia, dei contesti socio culturali, dei luoghi e dell’identità del nostro Sacro Monte non può che essere il punto di partenza per una “pianificazione visionaria” capace di riqualificare questo luogo simbolo del nostro territorio e andare incontro alle esigenza di chi lo abita e di chi lo vive soprattutto in un momento importante come questo in cui il Comune sta ripensando a un nuovo PGT.
Le strategie non si limitano unicamente al campo della valorizzazione e riqualificazione di aree urbane dedicate alla fruizione ed educazione dei cittadini, ma devono diventare visioni di futuro in grado di convogliare sul territorio nuovi flussi turistici e investimenti economici pubblici e privati non solo elitari ma al servizio di tutta la popolazione residente e non residente e di un turismo non solo religioso. Il Sacro Monte rischia un nuovo abbandono al di fuori degli eventi estivi come quello del Festival che richiamano centinaia di persone desiderose di emozioni e di eventi di qualità. Il carattere religioso e spirituale dei luoghi denota la continuità dei valori della fede nel persistere con forza nei secoli che si sono succeduti quasi a voler indicare nel Sacro Monte un vero e proprio baluardo della nostra cultura e della nostra fede. Meriterebbe un assessorato che si occupi solo dei siti Unesco e della loro valorizzazione.
L’edificazione del viale delle Cappelle realizza un inusuale “Rosario costruito”, come lo ha definito padre Giovanni Pozzi, un luogo “unicum” nel suo genere progettato in modo complesso e raffinato che ben si presta ad uno studio interdisciplinare di arte, scultura architettura, astronomia e paesaggio per conoscere il processo della sua ideazione. Nella salita ampia e maestosa verso il Santuario si intuisce l’idea di un rosario popolare. Nel viale delle Cappelle il paesaggio si trasforma in architettura e l’architettura diventa paesaggio, in un equilibrio tra architettura, scultura e natura.
Non so se a tutti sia noto che il percorso tra una cappella e l’altra segna uno speciale “ritmo”: un certo numero di passi coincide con il tempo necessario per recitare le dieci Ave Maria del Rosario e questa dimensione “utile” del percorso è una misura reale non una dimensione teorica ed astratta.
E cosi ci sono altre curiosità e altre scoperte che conosce bene chi il Sacro Monte lo ama. Le Cappelle sono state studiate dall’Architetto Bernascone nel Seicento anche nella loro collocazione, visto che le stesse offrono visioni diverse non solo per la composizione architettonica di ogni singolo manufatto ma anche per lo studio astronomico con cui interagiscono. Ci sono Cappelle tangenti alla montagna incorniciate dalle fronde verdi del bosco, che emergono nel paesaggio come torri delle mura di un castello, fari spirituali visibili anche dal piano. Ce ne sono altre che offrono una doppia prospettiva per essere ben visibili da chi scende e da chi sale formando una “Muraglia” varesina visibile da lontano se le robinie non avessero invaso la montagna. All’interno dei “misteri edificati” l’architetto che li ha progettati ha fatto interagire la luce del sole e della luna. Su questi temi potremo dedicare una lezione ad hoc di Architettura e Astronomia.
Ma oggi siamo qui per stimolare l’attenzione della Politica e della Curia ad avere attenzione e riguardo e non solo parole di plauso per un luogo che se fosse in Francia sarebbe famoso più di Mont Saint Michel e sarebbe stato capace di attrarre finanziamenti per la soluzione della sua accessibilità. Orta ha ben risolto questo problema e così altri luoghi con caratteristiche simili. Occorre trasformare questo problema irrisolto in obiettivo strategico da parte del Comune e raccogliere attorno a un tavolo esperti della materia.
Quello che manca al Sacro Monte, pur tutelando e valorizzando la funzione religiosa del Patrimonio UNESCO, dovrebbe essere una revisione innovativa, pratica e concreta della sua fruizione pubblica, ampliandone la prospettiva a luogo di vita culturale, educativa, creativa e ricreativa della città esaltandone le potenzialità religiose, culturali, turistiche, ambientali ed economiche connesse.
Una visione che riconfiguri e valorizzi il borgo. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre solo averne cura: Curare prendersi cura, avere premura, attenzione…
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