Gli amici di Giuseppina Caliandro chiedono giustizia: “Non si può morire così”

Proseguono le indagini per chiudere il cerchio sull’automobilista visto puntare la 41enne e schiacciarla contro il muro della sua abitazione. “Giusy non aveva paura di niente né di dire in faccia la verità”

Generico 03 Jul 2023

«Tutti ci chiediamo come sia stato possibile un gesto così atroce, come hanno potuto fare questo a lei!? Siamo ancora tutti increduli e tutti vogliamo che sia fatta giustizia per la nostra amica». È difficile mettersi il cuore in pace dopo i fatti di Gemonio che sabato sera hanno portato all’uccisione di una donna di 41 anni schiacciata contro il muro. Anzi, non è umanamente concepibile: non lo è per la famiglia di Giuseppina Caliandro, che si trincera dietro un rispettoso silenzio, e non lo è per gli amici di sempre della ragazza originaria di Tradate, dove è cresciuta prima di trasferirsi negli ultimi anni a Gemonio dove ha lavorato come barista.

Maria Cimolato, amica di sempre (e d’infanzia) di Giusy, ha rotto il silenzio ricordandola in maniera affettuosa, e tratteggiando un’essenza fatta di sogni e comportamenti che accomunano un’intera generazione: la voglia di divertirsi, stare insieme e condividere i momenti di amicizia che la vita può riservare. «Giusy, Peppino, Elfo, Nanetta, Pazza, Bubba…Ognuno di noi aveva un nomignolo per chiamarla. Ricordo di lei che ero ancora piccola mi chiamava Marietto, lei lavorava al primo bar di mio padre a Mozzate, poi sono cresciuta e il rapporto è rimasto, ha iniziato a lavorare con me e mio fratello Libero e ogni volta che c’era lei era festa, aveva sempre un sorriso e un abbraccio per tutti». Continua l’amica: «Dopo il lavoro uscivamo sempre insieme a bere qualcosa e una sera un signore mi stava importunando, lei non ci ha pensato due volte e mi ha difesa, in tutti i modi con le sue forze, lei che era così piccolina, mi arrivava alle costole, non ha mai avuto paura di niente nè di dire la verità in faccia o ciò che pensava. È vissuta qui a Tradate per tutta la sua vita e da qualche anno si era trasferita a Gemonio».

«Tutti ci chiediamo come sia stato possibile un gesto così atroce, come hanno potuto fare questo a lei!? Siamo ancora tutti increduli e tutti vogliamo che sia fatta giustizia per la nostra amica. Non si può morire così. Era piena di vita, di voglia di ridere e scherzare!».

Sul fronte dell’inchiesta penale, non è possibile avere particolari oggettivi visto lo strettissimo riserbo imposto dalla Procura di Varese ma solo ipotizzare i passi che i carabinieri su della magistratura stanno eseguendo o hanno eseguito nelle ultime ore: di certo l’acquisizione di tutti i filmati degli impianti pubblici e privati di videosorveglianza della zona, compresi i «varchi» elettronici sulle arterie di traffico principali (Gemonio ne è praticamente circondata: non rilevano la velocità ma leggono le targhe dei veicoli in transito), ascolto di eventuali e ulteriori testimoni oculari dell’accaduto sia nella fase immediatamente precedente ai fatti, con l’auto scura che arriva a Gemonio con a Bordo Giusy durante un litigio col conducente, sia in merito al momento in cui l’auto ha deliberatamente schiacciato la vittima contro il muro per ripartire a tutta velocità.

Anche in merito a questo momento, cioè la fuga del conducente, probabilmente sono in corso accertamenti sulla vettura entrata in contatto con l’auto investitrice: già la sera stessa un uomo alla guida della sua macchina aveva affermato di aver subito il danneggiamento nella fiancata dell’auto per via di un uomo che guidava un’auto scura di cui aveva preso parte della targa: era l’auto che aveva appena schiacciato Giusy Caliandro contro il muro del palazzo del centro di Gemonio in cui viveva, al 12 di via Garibaldi.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Luglio 2023
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