L’appello ai comunisti ha funzionato: in 250 alla Festa del Pd per parlare del Pci e di Berlinguer
Era stato lanciato da Rocco Cordì, Stefano Tosi e Daniele Marantelli, con l'appoggio dell'ex ministro Andrea Orlando. "La destra manipola la nostra storia"
Sarà stata la voglia di sentir dire qualcosa di sinistra. O forse il desiderio di rivedere qualcuno che un tempo era comunista. Sta di fatto che alle 18 di domenica 2 luglio sotto il tendone della festa del Pd alla Schiranna di Varese, con ancora 30 gradi cocenti, si sono presentate puntuali almeno 250 persone.
L’appello ai comunisti lanciato da Rocco Cordì, Stefano Tosi e Daniele Marantelli, con il sostegno di Andrea Orlando, già ministro dell’Ambiente, della Giustizia e del Lavoro, ha dunque funzionato molto bene.
Un po’ di prove con i microfoni non funzionanti – «come ai tempi del Pci» ha sentenziato dietro le quinte Pino Tuscano, presidente del dopolavoro ferroviario italiano – per poi aprire i lavori con Stefano Tosi: «Era da tantissimo tempo che non ci si vedeva con persone che negli anni hanno fatto scelte politiche diverse – ha detto l’esponente politico -. Parliamo di storia, ma sappiamo bene che i sentimenti umani non entrano nella storia».
Il rischio di scivolare in un melanconico reducismo era molto alto. E allora Tosi ha preferito scoprire subito le ragioni di quell’appello: «L’anno prossimo sarà il 40mo anniversario dalla morte di Enrico Berlinguer, una figura che era in grado di connettersi con tutti, il cui pensiero politico e sociale era fortemente innovativo e originale. Aprì ai diritti civili, alla difesa dell’ambiente e riconobbe l’importanza del movimento femminista».
Da sinistra: Rocco Cordì e Stefano TosiSecondo i relatori, il pensiero di Berlinguer sarebbe messo in pericolo dal revisionismo della destra nazionalista che avrebbe iniziato da tempo a fare una contro-narrazione. «Berlinguer si preoccupava di dare rappresentanza a quel 45% degli italiani che non veniva rappresentato nel governo» ha ricordato Tosi. Ma il compromesso storico finì con la strage di via Fani, il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, da parte dei terroristi delle Brigate rosse.
Rocco Cordì che nel 1989 non gradì la svolta della Bolognina e tantomeno lo scioglimento del Pci nel 1991, era visibilmente emozionato per la grande partecipazione. Nella mattinata era stato alla cerimonia in ricordo di Laura Prati a cui è stata conferita la medaglia d’oro al valore civile. «Quando se ne vanno persone come Laura a cui aggiungo i nomi dei compagni Donelli, Vaghi, Gatti e Trabattoni – ha detto Cordì – tutti gli interventi che vengono fatti in quelle occasioni sottolineano la forza morale, la tensione etica e civile di questi compagni e compagne. Stamattina se ne è parlato a lungo, consapevoli che noi, incontrandoci da vivi, non dobbiamo essere nostalgici perché non siamo reduci. Dobbiamo invece rivendicare con orgoglio quella storia perché ci appartiene. È la nostra storia e i tentativi di manipolarla sono già in atto».
Cordì ha ricordato il radicamento sociale del partito che partiva sempre «dai bisogni reali dei cittadini». Una capillarità politica che alimentava il corpo del partito, generando 12 milioni di voti e oltre il 34% del consenso degli italiani. «Partiamo da oggi con tante iniziative per trasmettere questa storia alle nuove generazioni e coinvolgerle da protagoniste con un’idea alta della politica» ha detto l’ex segretario del Pci provinciale.
L’idea di un Comitato per le iniziative legate ai 40 anni dalla morte di Enrico Berlinguer è nata ai funerali del gallaratese Giuseppe Gatti, il senatore-operaio, uno dei grandi padri del Pci in provincia di Varese. A svelarlo è stato Daniele Marantelli, a sua volta deputato della Repubblica, un altro pezzo da novanta della sinistra locale. «Queste persone hanno dato la loro vita al partito, hanno vissuto per il Pci. E visto che siamo malati di politica con Cordì e Tosi abbiamo pensato di riprendere una serie di iniziative per l’anniversario della morte di Berlinguer. Conservo nel portafoglio una tessera del Pci del 1983 con la sua firma autografa».
da sinistra: Rocco Cordì, Andrea Orlando e Daniele MarantelliLa presenza di Andrea Orlando alla Festa del Pd di Varese è dovuta proprio a Marantelli. «Ho pensato di invitarlo a questo appuntamento perché è il compagno a cui non ho mai sentito pronunciare parole sbrigative per raccontare i 70 anni di storia del Pci».
Nel 1983 Orlando aveva appena quattordici anni e già militava nel partito, diventerà segretario della federazione giovanile di La Spezia nel 1989 per poi aderire prima ai Diesse e poi al Pd. «Non potevo sottrarmi a questo invito perché noi abbiamo il dovere di difendere e raccontare l’esperienza dei comunisti italiani – ha sottolineato l’ex ministro – . C’è in atto un’azione politica che vuole riscrivere la storia introducendo una visione che vede il comunismo italiano al servizio di una potenza straniera, cancellando il contributo fondamentale che il Pci ha dato alla Costituzione e alla democrazia del nostro Paese».
Questa rilettura della storia, secondo Orlando, sarebbe servita a coprire alcune azioni fuori dalla legalità giustificandole come necessarie alla salvaguardia del Patto atlantico. «L’ultima sentenza della Cassazione sulla strage di Bologna – ha concluso L’ex ministro – riscrive a sua volta quella storia affermando che la loggia massonica P2 non mirava solo a depistare le indagini, ma faceva di tutto per impedire l’ascesa del Pci al governo».
Conferita la Medaglia d’Oro al valore civile a Laura Prati. Esempio di coraggio e impegno
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