L’associazione dei dirigenti scolastici scrive a Valditara: “Ecco la nostra proposta al ministro”
L'associazione di categoria lamenta la mancanza di attenzione da parte del ministro sul tema. Solo in provincia di Varese mancano 16 dirigenti scolastici
![scuola generica](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2022/08/scuola-generica-1326663.610x431.jpg)
In merito al problema della mancanza dei dirigenti nelle scuole del Varesotto (tema che abbiamo affrontato qui) riceviamo e pubblichiamo il contributo di DirigentiScuola, associazione professionale-sindacale dirigenti area istruzione e ricerca, inviato al ministro della Pubblica Istruzione Valditara. Il documento è firmato dal presidente Donato Attilio Fratta
Dopo tutti i tentativi informali ostinatamente non recepiti con motivazioni prive di ogni fondamento e tali da far perdere la pazienza anche a Giobbe, Le rimetto la presente Memoria quale ultimo contributo di DIRIGENTISCUOLA affinché il titolare di un Dicastero denominato dell’Istruzione e del Merito voglia dotare di un proprio dirigente le circa 400 istituzioni scolastiche che, per gli avvenuti pensionamenti al primo settembre 2023, attendono un nuovo titolare (e, all’occorrenza, un proprio DSGA), oltreché tutte quelle normodimensionate secondo i tuttora vigenti parametri, sanando, peraltro, palesi ingiustizie ed errori dell’Amministrazione reiterati nel tempo, procurando falle nel sistema che rischia di affondare.
Signor Ministro, tutte le proposte formulate e relativi eventuali emendamenti, dopo aver “parlato con le (Sue) strutture”, a Suo dire, non sarebbero attuabili per avere – la Sua tecnostruttura – categoricamente escluso ogni afferente idoneo intervento normativo, quantomeno in tempi utili. Non si è, evidentemente, chiesto il perché di tanta ostinata opposizione, né tantomeno ha pensato di acquisire pareri disinteressati di esperti giuristi atteso che non ha voluto prendere in considerazione quelli proposti da DIRIGENTISCUOLA.
Secondo la Sua tecnostruttura, quindi, oltre 250 istituzioni scolastiche normodimensionate non dovranno avere un dirigente e un DSGA e, quindi, dovranno essere affidate in reggenza. Non potendo come O.S. di categoria e, prima ancora come cittadino, stare alla finestra a guardare la distruzione della scuola italiana, Le partecipo le deduzioni che seguono, che mi auguro voglia leggere e determinarsi di conseguenza.
1. Preliminarmente, giova ricordare che il problema – nella sua urgenza – è circoscritto al prossimo anno scolastico 2023/2024, anno di transizione in cui ogni istituzione scolastica strutturalmente dimensionata su almeno 600 alunni (400 nelle c.d. zone in deroga) ovvero provvisoriamente dimensionata, fino al 31 agosto 2024, su almeno 500 alunni (300 sempre nelle scuole in deroga), dovrebbe – dovrà – avere un suo dirigente e un suo direttore dei servizi generali e amministrativi, limitandosi le doppie reggenze su quelle – poche – scuole che insistono sotto i 500 (300) alunni. È circoscritto, il problema, in quanto dal 1° settembre 2024 i nuovi più razionali criteri imposti dalla legge di bilancio 197/2022 elimineranno in radice lo stesso concetto di scuola sottodimensionata.
2. Allo stato, tenuto conto degli avvenuti pensionamenti e dell’assai più ristretto novero dei soggetti collocati nella graduatoria di merito dell’ultimo concorso ordinario, che tutti saranno assunti il prossimo 1° settembre (ma sono poco più di 150 e salvo non ipotetiche rinunce), all’incirca altre 250 scuole normo-dimensionate secondo gli attuali parametri sarebbero giocoforza affidate in reggenza, con toccata e fuga del dirigente verso la sede in cui è titolare. Il tutto mentre bisognerà gestire, tra l’altro, i fondi del PNNR e quotidianamente dovendosi interfacciare con una procedura tutt’altro che agevole.
È intuitivo il pregiudizio che queste istituzioni scolastiche, prive di un loro dirigente, oggettivamente subirebbero nella qualità dell’offerta formativa che potranno progettare ed erogare, con negativi effetti riverberantisi soprattutto sui soggetti economicamente e socialmente sfavoriti, che non potranno sviluppare appieno i propri talenti in quella che giustamente vorrebbe essere invece una scuola del merito e delle uguali – e reali – opportunità, secondo la lettera e lo spirito della nostra Carta fondamentale: che Lei, Signor Ministro, quotidianamente dichiara di aver sposato senza riserve. E noi insieme a Lei e, se ci è consentito, prima di Lei.
È altresì di non minore evidenza la difficoltà aggiuntiva che avrebbero nell’attivare, e presidiare, per gli alunni/studenti quei percorsi di recupero, o addirittura di prima acquisizione, di quelle competenze che la recentissima pubblicazione degli esiti delle prove INVALSI ha testimoniato essere clamorosamente deficitarie, se non del tutto assenti. Come O.S., da ultimo e non per ultimo, non possiamo accettare e/o condividere la scelta di lasciare oltre 250 istituzioni scolastiche prive di dirigente per assurde e ingiustificate scelte…della tecnostruttura che Lei, però, non intervenendo condivide!
3. Di queste 250 scuole acefale all’incirca una cinquantina potrebbero essere coperte da coloro che, vincitori dell’ultimo concorso ordinario del 2017, li si è poi depennati dalla graduatoria di merito, ma recuperabili a domanda. Trattasi prevalentemente di beneficiari della legge 104/1992 o di altre leggi di tutela di diritti costituzionalmente sanciti; che hanno dovuto rinunciare alla nomina per la lontananza della sede sol perché qualcuno ha imposto, con le note connivenze, prima l’assegnazione ad una regione per poi, all’interno di questa, far valere la
priorità/precedenza, violando la legge e rendendo ridicola la scelta della sede. Il che è a dire che l’Amministrazione, in luogo di eliminare l’(apparente) aporia disapplicando, limitatamente ai casi di specie, una norma di rango inferiore, sovvertendo i più elementari canoni ermeneutici ha per contro fatto prevalere una
norma regolamentare su leggi imperative! Perciò censurata dai giudici della Repubblica tutte le volte che hanno avuto occasione di pronunciarsi. Censurato, ma senza che i vertici e alti dirigenti della tecnostruttura ministeriale responsabili di tale aberrazione, e delle spese di soccombenza che il pubblico erario ha dovuto sostenere, abbiano
pagato dazio, rimanendo al loro posto e qualcuno pure promosso!
Poiché l’atto di depennamento, così come il bando concorsuale che a monte lo prevedeva, ha natura regolamentare, non occorre investire il Parlamento della Repubblica, essendo in facoltà dell’Amministrazione revocarlo nel merito per
sopraggiunte ragioni di pubblico interesse: istituzioni scolastiche affidate alla guida di un proprio dirigente, non disgiunte dalla considerazione che i soggetti coinvolti sono pur sempre vincitori di concorso ordinario, in grado di fornire garanzie professionali non minori di coloro che, usufruendo della disponibilità di un Legislatore generoso (e poi ulteriormente dilatata dall’Amministrazione), pur non avendo superato la prova scritta o la successiva prova orale dell’ultima procedura ordinaria e lucrando le lungaggini del nostro sistema giudiziario per arrivare a sentenza definitiva di merito, diverranno dirigenti scolastici tramite l’apposito concorso riservato, per essere la graduatoria che si formerà ad esaurimento.
4. Se le nomine dal concorso riservato (così come quelle dal futuro concorso ordinario) potranno comunque decorrere soltanto dal 1° settembre 2024, viceversa dal 1° settembre 2023 potrebbero aggiungersi in ruolo ulteriori circa cinquanta dirigenti scolastici: coloro che sempre nell’ultimo concorso ordinario hanno superato la prova preselettiva, poi la prova scritta e che nella prova orale hanno conseguito un punteggio superiore a 60/100 ma inferiore alla prevista soglia minima di 70/100 e pertanto bocciati.
Non può revocarsi in dubbio l’assurdità logica che li costringe a ripetere, in una procedura riservata, che è un’appendice dell’ultimo concorso ordinario (arg. ex art. 5, comma 11-septies della legge 14/2023), una prova orale già superata con un punteggio anche prossimo ai 70 centesimi e in un concorso ben più selettivo, quando il Legislatore ha mutato avviso statuendo, con libera volontà, che di punti ora ne bastano 60. Di talché ben potrebbe essere, per questi soggetti, disposta l’immissione in ruolo dal 1° settembre 2023, senza sottrarre posti a nessuno!
Tuttavia – e qui, ma solo qui, hanno ragione i giuristi di Viale Trastevere – questa interpretazione, pure fondata su
un’intrinseca sensatezza e sintonica con le elementari leggi della logica, è impedita per tabulas dalla stessa fonte normativa testé citata, laddove nel precedente comma 11- sexies si legge che costoro devono superare una prova orale con almeno 6/10. “Occorre un passaggio normativo” ha dichiarato il Capo di Gabinetto, non avendo previsto nella legge citata, per mera dimenticanza, che coloro che hanno superato tutte le prove con oltre 60 all’orale entrano de plano…per logica: si abbassa l’asticella a 60 e si pretende che rifaccia l’esame anche chi ha avuto più di 60? Occorre solo la volontà…anche se bisogna ammettere errori e/o dimenticanze. Si può e si deve fare, non avendo pregio le – sicuramente – prospettabili difficoltà di esimi tecnici del diritto e comunque privi di facoltà decisorie. Come suol dirsi, è questione di volontà (e capacità) politica, nonché di coerenza con i Suoi, reiterati, buoni propositi.
5. Resterebbero così da coprire all’incirca 150 posti. E lo si dovrà fare, necessariamente, tramite un contratto a tempo determinato, limitatamente all’anno scolastico 2023/2024; con lo stesso decreto legge che qui farebbe rivivere, in via provvisoria ed eccezionale, la legge 43/2005 sui c.d. presidi incaricati, ancora in vigore tant’è che ogni anno il loro incarico viene ancora rinnovato.
Per fugare ogni rischio di formazione di un possibile, benché anomalo, precariato, titolo d’accesso, prioritario e dirimente, al predetto contratto di un solo anno dovrebbe essere il possesso dei requisiti che consentiranno la partecipazione alla prova scritta del concorso riservato o alla prova orale per chi abbia preso meno di 60 in quella del concorso ordinario ultimo; che potrebbe tradursi nella nomina in ruolo nella stessa sede, al 1° settembre 2024, qualora l’incaricato dovesse risultare tra i collocati in posizione utile nella relativa graduatoria, altrimenti ritornando alla docenza in attesa del suo turno di nomina a dirigente scolastico.
6. Le risorse finanziarie per questa compiuta operazione, altra obiezione della tecnostruttura che offende la nostra intelligenza, esistono già: sono quelle corrispondenti ai predetti circa quattrocento pensionamenti. All’occorrenza potrebbe attingersi a quelle non diversamente già impegnate, di cui al combinato disposto delle leggi di bilancio 178/2020 e 234/2021: 40,84 milioni di euro per l’anno 2022, 45,83 milioni di euro per l’anno 2023 e 37,20 milioni di euro per l’anno 2024. Trattasi di risorse stanziate dal Legislatore per dotare provvisoriamente, per i relativi tre anni scolastici, di un proprio dirigente e di un proprio DSGA le scuole con almeno 500 alunni (300 nelle zone in deroga), ma rimaste in larga parte inutilizzate in quanto, sempre i giuristi di comprovata competenza, componenti della tecnostruttura ministeriale e qualcuno che oggi occupa posizioni di vertice, sono riusciti nel capolavoro
di vanificare in via interpretativa una legge dello Stato, privandola di ogni effetto utile: che meriterebbe ospitalità nei manuali in uso per gli studenti al primo anno di Giurisprudenza. Potrebbero altresì – e meglio ancora, essendo queste strutturali – considerarsi parte delle risorse finanziarie risparmiate in esito ai nuovi criteri del dimensionamento scolastico, come previsto nell’articolo 1, comma 558 della legge di bilancio per il 2023,
n. 197/2022.
È convinzione di DIRIGENTISCUOLA, e mia personale, che Lei, Signor Ministro, è oggi davanti allo scoglio più duro dall’atto del Suo insediamento, che dovrà superare se vuole rendere credibile la Scuola del Merito senza far affondare la barca! E subito dopo dovrà impegnarsi, nelle pertinenti sedi, a ridurre sensibilmente il coefficiente 900-1000 quale parametro del dimensionamento scolastico a regime, non trincerandosi dietro la favola che questo è imposto dal PNRR o che lo vuole l’Europa: che invece richiedono investimenti mirati alla qualificazione del sistema scolastico nel suo complesso; nel mentre il nuovo dispositivo, che confermo essere più razionale di quello ancora in atto, realizza pur sempre un mero intervento manutentivo in parallelo al decremento demografico come stimato sino al 2037, e pur dovendosi riconoscere (e apprezzare) che le risorse finanziarie risparmiate rimangono a beneficio del personale della scuola (remunerazione dei supplenti inclusa). Ma proprio prendendosi slancio dalle ingenti risorse del PNRR, che a volte paiono disperdersi in mille rivoli, dovrebbe essere nelle preoccupazioni – e nelle azioni – di un Ministro dell’Istruzione e del Merito il reperimento di risorse finanziarie come essenziale investimento affinché l’autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche, nella declinazione figurante nel largamente inattuato DPR 275/1999, possa liberare tutte le sue potenzialità. Ma non con questi numeri. Per essere ancora più esplicito, l’Europa non ha imposto 900/1.000 alunni di media per istituzione scolastica. Abbassando, anche qui, l’asticella a 700/800 – una scuola a misura d’uomo! – si recupererebbero centinaia di istituzioni scolastiche consentendo, tra l’altro, la mobilità interregionale degli esiliati…delusi, come prevedibile, dall’illusione della quota del 100%.
Tanto premesso DIRIGENTISCUOLA, attesi i tempi stretti per l’affidamento degli incarichi, chiede un urgente incontro, possibilmente anche con l’On. Ministro della P.A., per conoscere se e in che modo la S.V. e l’intero Governo, intendono risolvere il problema assicurando a tutte le scuole normodimensionate un dirigente e un DSGA in ossequio alla normativa vigente. Non si possono sopprimere circa 500 posti di lavoro, affidando in reggenza oltre 250 istituzioni scolastiche. Prendiamo atto dei negativi risultati delle prove INVALSI e priviamo le scuole di un Dirigente e di un DSGA? Siamo ben consci che tali problemi non li ha causati Lei, signor Ministro e, quindi, non può essere responsabile. Spetta, però, a Lei risolverli con equità e giustizia individuando anche i responsabili.
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