Le specialiste dell’oratorio: “A Cocquio Trevisago compiti e fantasia“

L’accensione dei motori al mattino per garantire giornate spensierate per i più piccoli. Poi la frase che segna l’apertura delle attività: “Tutti nel salone”

Generico 03 Jul 2023

L’oratorio? È come mandare avanti una piccola impresa della fantasia, con registri, tempi, maestranze, e servizi da coordinare. Alle 9.30 Liliana è al telefono: alla destra l’apparecchio, nella sinistra l’elenco dei 200 e passa bambini fra primaria e media inferiore che fino al 21 luglio animeranno l’oratorio di Cocquio Trevisago. «Sì, mi dica. Dunque “no pizza?”. Ok va bene signora, grazie e buona giornata».

Una mamma che ha chiamato per chiedere informazioni sul pranzo del figlio. Altre chiamano per aggiornare su informazioni varie. Nel registro vengono presi appunti sulle allergie, e su quanto possa essere utile per la gestione della giornata. Di fianco a Liliana c’è Silvia, che lei seduta al tavolini che, diciamolo, per tutti è «maestra Silvia»: insegna alle elementari del paese, ed è nel mezzo della vita che sboccia a inizio estate con una buona metà dei bambini che vanno e vengono, e l’altra metà ai tavolini a godersi il fresco, e ad aspettare il momento. Che arriva alle 9.30 in punto con la voce dell’animatore: «Tutti nel salone! Tutti nel saloneee! Tutti-nel-salone». (nella foto, da sinistra, Liliana e Silvia)

Generico 03 Jul 2023

I bimbi si guardano in giro e poi entrano. Le responsabili tirano un primo sospiro di sollievo: lasciano i bimbi all’animazione e «staccano» per un momento dal caos. Un rito che si consuma da decenni. «A dire il vero, come tuti, abbiamo segnato una battuta d’arresto negli anni del Covid, in particolare nel 2020 anche l’oratorio si è fermato», spiega, «anche se qui in tanti si ricordano delle prime edizioni, oramai saranno passati anche una quarantina d’anni, con don Luigi Colnaghi (cui in paese, dopo la scomparsa, è stata dedicata una via ndr) e pochi altri che badavano ai bimbi. Ora è cambiato».

È cambiato il mondo, ed è cambiato anche l’oratorio, strutturato, scandito nei tempi e nelle cose da fare. Qui a Cocquio Trevisago l’oratorio si chiama “San Giuseppe“, ma per tutti è l’oratorio “Sant’Andrea“ che prende il nome della frazione in cui si trova, di fatto nella zona bassa del paese, non distante da Stazione, Centro commerciale e alla statale 394 della Valcuvia. La specificità dell’oratorio, oltre ai verdi tigli che assicurano fresco anche nelle giornate di afa, e al campo da basket, oltre all’area coperta polivalente, sono i compiti. Con orgoglio maestra Silvia sorride: «Sì, certamente facciamo i compiti. Ma con un metodo semplice ed efficace: vengono fatti insieme fra i bambini, sfruttando anche e soprattutto la curiosità di confrontarsi con gli altri. Sono tre quarti d’ora intensi e fruttuosi, che aiutano i bambini, ma anche le famiglie, ad affrontare un momento a volte indigesto per i piccoli che così non si trovano da soli a dover affrontare quella “montagna“ di compiti da fare prima della fine delle vacanze».

E poi la fantasia. «È fondamentale destrutturare il tempo dei piccoli. Sono contingentati per tutto l’anno. All’oratroio devono imparare a riappropriarsi dei loro tempi, a sfruttare la fantasia per magari inventare un gioco, parlare, giocare e scherzare insieme. È molto importante», aggiunge Silvia. In tutto l’attività dell’oratorio viene garantita da 32 animatori e oltre 20 volontari che si alternano, anche a seconda del tempo messo a disposizione, nei diversi momenti della giornata. Fondamentale l’apporto del locale gruppo alpini, molto attivo anche durante l’anno con diverse attività in paese. Sono gli alpini che per esempio hanno accompagnato i bimbi delle quinte e delle medie all’inaugurazione del vicino “Piazzale Fimme Gialle“, venerdì scorso: al momento di rientrare in oratorio, un po’ di disciplina, che non guasta. «In fila per due. Marsh».

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Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Luglio 2023
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