Nicolò Maja in piedi davanti al padre: “Si chiude un capitolo doloroso. Tornerò a volare”
Il ragazzo, unico sopravvissuto alla mattanza messa in atto dal padre ora condannato all'ergastolo, ha commentato la sentenza: "Non posso perdonarlo. Mi sono rimesso in piedi, ora voglio vivere"
La forza di Nicolò Maja sta tutta in quei passi incerti che ha fatto più volte durante la mattinata tra i corridoi del tribunale di Busto Arsizio e l’aula Falcone e Borsellino, in attesa della sentenza di condanna del padre Alessandro, dopo un anno di sedia a rotelle: «Oggi tenevo particolarmente a farmi vedere da lui in piedi. Mi sto rialzando, ho messo via la sedia a rotelle e voglio riprendere in mano la mia vita».
Poche parole, dette con fatica a causa dell’espansore della calotta cranica che ancora gli crea qualche problema: «A settembre subirò l’intervento definitivo» – aveva detto ai cronisti in attesa. Ma nei suoi occhi c’è tutta la lucidità di chi ha elaborato il dolore e lo ha trasformato in energia vitale: «Penso che questa sentenza sia il minimo per quello che ha fatto. Quando ho ascoltato le parole dei giudici ho pensato a mia mamma e mia sorella».
Affiancato dallo zio Mirko e dal nonno Giulio ha dedicato alcune parole anche al padre Alessandro: «Gli ho mostrato la maglietta con i volti di mamma e Giulia e lui ha mandato un bacio, non so se fosse rivolto a loro o a me ma non penso di poterlo perdonare». Infine ha aggiunto: «Riprenderò in mano la mia vita e tra le varie cose che farò ci sarà quella di di tornare a volare».
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