Openjobmetis, si chiude l’era Ferrero. Il capitano destinato a Trieste
Termina dopo otto stagioni l'avventura varesina del mancino di Bra. Manca solo la firma con Trieste in A2. Un'uscita di scena che il club avrebbe dovuto gestire in tutt'altra maniera

Sono trascorsi otto anni da quando, per la prima volta, il nome di Giancarlo Ferrero è comparso sugli schermi dei tifosi della Pallacanestro Varese. Un periodo lungo per tutti, un’era geologica nel basket (e nello sport) di oggi, durante il quale il mancino di Bra è sempre rimasto uno dei capisaldi del mondo biancorosso.
Una storia che però, ora si conclude: il capitano della Openjobmetis non è stato riconfermato (la società era uscita dal contratto, come da clausola, il mese scorso) e non è stato ricontattato – la possibilità c’era ancora – per un nuovo accordo. Varese ufficialmente non ha del tutto chiuso ogni strada ma una “richiamata” sarebbe stata possibile (ma non probabile) solo tra qualche settimana, senza certezze nell’immediato.
E allora Ferrero, classe 1988 – ha dovuto per forza di cose guardarsi in giro. Perché Giancarlo due cose le ha sempre dette: una è che Varese sarebbe stata “la prima opzione, ma anche la seconda, la terza, la quarta e la quinta”, l’altra è che lui si sente ancora un giocatore d’alto livello. Non ancora pronto per il pensionamento e/o per quel ruolo in società – da ambasciatore o da dirigente – di cui lo stesso Luis Scola ha parlato pubblicamente.
Il futuro di Ferrero sarà quindi, quasi certamente, a Trieste in Serie A2 dove ci sono due persone che lo conoscono bene. La prima è Mike Arcieri, il general manager che ha appena lasciato Masnago per andare nella città giuliana, dove la proprietà è americana e dove il budget è molto elevato per la categoria, l’altro è Daniele Cavaliero. L’ex playmaker si è ritirato dall’attività agonistica ed è stato il predecessore di Ferrero nel ruolo di capitano a Varese. Tanto che quando Cavaliero lasciò (in anticipo) la Città Giardino scrisse una lettera che fu una vera profezia: «Vi lascio però in buone mani perché, conoscendo la caratura dell’uomo e del professionista, Giancarlo Ferrero sarà un grande capitano per questo club».
La scelta “americana” (vi dice nulla il benservito del Milan a Maldini?) di Scola, in questo caso, è comprensibile sul piano tecnico, non su quello emotivo e umano. Ferrero lo scorso anno ha giocato molto poco, specie nella seconda parte di stagione (pur togliendo le castagne dal fuoco alla OJM, come in Coppa Italia oppure nel match-salvezza con Scafati) e rientra a fatica nel sistema di gioco voluto dal General e impostato in campo da Matt Brase. Inoltre la sua età non serve a concorrere al “premio italiani” destinato all’impiego di giocatori under 26 (e per questa ragione la coppia Moretti-Woldetensae è determinante) e appetito dalla società per ragioni finanziarie e di autosostenibilità.
Il rovescio della medaglia però è tosto: Ferrero è da tutti riconosciuto come una pedina chiave all’interno della squadra, l’uomo – il capitano – che ha tenuto saldo lo spogliatoio anche nelle ultime, incredibili e allucinanti stagioni. Quella del covid nata dopo l’avvicendamento Caja-Bulleri, quella della rosa rivoluzionata e della breve stagione Roijakkers (Giancarlo fece anche l’allenatore in una partita con Tortona…), quella esaltante del Brase-1 guastata dalla penalizzazione. Situazioni in cui, senza Ferrero a “gestire” (non da solo, ci mancherebbe) i compagni, sarebbero degenerate.
Per Giancarlo quindi, l’augurio è quello di poter completare la sua carriera sul campo nel modo migliore e – magari – di ritrovarlo più avanti dentro alla società. Per la società invece l’augurio è quello di trovare un altro Giancarlo, anche se sarà difficile. Ma oltre all’augurio, qui, c’è anche un consiglio: il “dossier Ferrero” andava affrontato e risolto prima, con maggiore chiarezza, per consentire un’uscita di scena calorosa e dignitosa. Il capitano se l’era guadagnata al 100%.
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