Perchè i giudici di Busto Arsizio hanno escluso le aggravanti nel giudizio sull’omicidio di Carol Maltesi
Il giudice Giuseppe Fazio ha spiegato in 37 pagine i motivi per cui Davide Fontana non è stato condannato all'ergastolo per l'orribile omicidio della giovane di Sesto Calende
Non ci fu premeditazione e non ci fu nemmeno crudeltà, sevizie e motivi abietti e futili nell’omicidio di Carol Maltesi da parte di Davide Fontana, condannato a 30 anni dalla Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio lo scorso 12 giugno non senza suscitare polemiche.
Le motivazioni sono state depositate in questi giorni dal giudice Giuseppe Fazio dopo soli 30 giorni, in luogo dei canonici 60, e anche queste hanno destato parecchio interesse in quanto non è mai facile spiegare in modo semplicistico i ragionamenti e i tecnicismi che stabiliscono una pena piuttosto che un’altra. Per la Procura bustocca Fontana meritava l’ergastolo per i giudici no. Ecco perchè.
Perchè è stata esclusa la premeditazione
A pagina 15 delle motivazioni la corte ha valutato tutta la vicenda che ha portato alla morte della povera ragazza a partire del falso account di onlyfans creato da Davide Fontana per richiedere un video “violento” a Carol Maltesi, ripercorrendone le fasi. Emerge che quel video è lo stesso Fontana a sceneggiarlo con l’assenso della vittima, convinta di realizzare un contenuto per uno dei suoi fans virtuali. L’assassino reo confesso lo mette in atto (fino ad ucciderla) non prima di essersi fatto dare il pin del telefono col quale poi ha potuto mandare uno spezzone per far ingelosire il fidanzato della ragazza ma anche per avere accesso al telefono e far credere (per mesi) che lei fosse ancora viva. A raccontarlo, tra l’altro, è lo stesso Fontana durante il suo esame ma la giustificazione fornita è stata quella di far ingelosire il fidanzato del momento (Salvatore Galdo). In quel frangente Fontana assiste anche alla telefonata tra lei e il padre di suo figlio nella quale ribadisce la volontà di trasferirsi.
La premeditazione sarebbe stata esclusa per motivi di tempo. Ne sarebbe passato troppo poco dalla decisione di ucciderla al compimento del reato per definirla una vera e propria premeditazione. Non basterebbe nemmeno l’innamoramento dichiarato più volte a definire la gelosia quale movente in quanto l’imputato non aveva in alcun modo fermato l’attività di prostituzione e di attrice porno che, anzi, favoriva. Anche le relazioni sentimentali intrattenute da Carol dopo che i due si erano lasciati non sono state tutte ostacolate (solo l’ultima, con il video che l’ha poi condotta alla morte). I giudici sottolineano che Fontana faceva di tutto per stare vicino a Carol Maltesi tanto da accontentarsi di un equilibrio al ribasso e non poteva (almeno fino a natale 2021) volerne la morte.
L’esclusione dei motivi abietti e futili
Nelle motivazioni si legge che la ragione più probabile che ha portato all’assassinio di Carol sarebbe da ricercarsi nel fatto che Fontana aveva ormai capito che la ragazza l’avrebbe definitivamente abbandonato (anche come amico e collaboratore) andando a vivere a Verona per stare con Salvatore Galdo, poter stare più vicina a suo figlio (che viveva in quella città col padre naturale) e poter volare più facilmente a Praga dove voleva far definitivamente decollare la sua carriera di attrice hard. Questa prospettiva di ritorno alla vita dalla quale era fuggito (Fontana aveva lasciato la moglie e la casa coniugale per Carol), il morboso innamoramento che lo animava insieme al fatto di sentirsi usato e scaricato, avrebbe scatenato l’azione omicida. La corte ha ritenuto che questo motivo-movente non possa essere considerato abietto e futile dal punto di vista tecnico-giuridico.
Non ci sono state sevizie e crudeltà
Questa decisione è, forse, la più dura da accettare se si pensa a tutta la vicenda nell’insieme ma i giudici separano l’omicidio dall’occultamento di cadavere. L’esclusione di queste aggravanti, infine è invece dovuta al fatto che la ragazza aveva dato sostanzialmente l’assenso alle fasi “bondage” che hanno preceduto l’assassinio (legata mani e piedi ad un palo, imbavagliata e coperta con un cappuccio. I colpi di mazzetta al capo sono stati dati senza soluzione di continuità e non in più fasi. Fontana, quindi, non ha allungato l’agonia della vittima la quale si muoveva solo per reazione meccanica e non per schivare i colpi. Quanto avvenuto dopo, per occultare il cadavere, (il depezzamento, il congelamento dei resti, il tentativo di bruciarlo e l’abbandono in un bosco) per quanto di una spaventosa crudeltà nulla hanno a che vedere con le fasi dell’omicidio.
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