Una canzone per ricordare l’eccidio di Busto Arsizio, il pronipote canta la strage della panetteria Saporiti
Il 3 luglio 1956 il garzone licenziato qualche anno prima trucidò i suoi bisnonni, un prozio e un brigadiere per vendetta. Il pronipote cantautore Paolo Saporiti ci ha scritto una canzone
«Il mio bisnonno era un panettiere. Fu assassinato per vendetta. Non volevo riaprire il caso. Volevo soltanto provare ad affrontare la tragedia e ricordare per non dimenticare». Con queste parole Paolo Saporiti presenta “Sei Bellissima/La dignità di Elena”, il secondo estratto dal nuovo album in uscita ad ottobre, dal titolo “La mia falsa identità” (OrangeHomeRecords/Believe).
Il brano segue il primo videoclip “Sai nuotare benissimo” e racconta un caso di cronaca realmente avvenuto 67 anni fa, il 3 luglio del 1956, in un panificio di Busto Arsizio, in via Cavour. Un ex garzone licenziato anni prima, tornò dal suo datore di lavoro, il panettiere Agostino Saporiti, armato e mosso da un’insana follia.
Con un mitra trucidò una famiglia: Agostino, sua moglie e il figlio Renzo, nonchè un brigadiere intervenuto per fermare l’omicida. Dalle raffiche della furia del giovane uomo furono ferite altre sei persone che si trovavano in zona; molte altre si salvarono per miracolo; infine l’assassino ventiseienne si tolse la vita. Quella vicenda ancora scuote la memoria e le cronache dell’epoca.
Quel 3 luglio viene narrato nel video con un’animazione curata da Marta Reina che traccia i momenti drammatici per trasformare la sofferenza e restituire il peso di un’eredità che spesso si paga per generazioni.
Paolo Saporiti vuole chiudere il doloroso cerchio con una suite intima, inquieta, in cui il violoncello di Stefano Cabrera riesce a scavare negli abissi sonori più profondi, mentre la sei corde accompagna il brano alla sua seconda parte, che invece gode di una sezione ritmica più possente: è qui che il dolore dettato da quell’attimo di follia diventa consapevolezza condivisa nel tempo.
L’estratto narra anche di una donna idealizzata che non sa amare perchè bloccata nel suo passato (“regina dal cuore infranto”) e di Elena di Troia, donna dalla grande dignità che ha segnato la fine di un mito. Saporiti trova in questa figura il suo Giano Bifronte, il futuro e il passato.
Saporiti spiega: «Questo lavoro parla anche di una ricerca di Dio? Forse. Se anche Dio fosse una reazione, un’ipotesi o una domanda, non una certezza o una risposta univoca da imporre agli altri. Un gesto tanto efferato tradotto in un atto d’amore universale e comprensibile, non solo a me, ma a tutti. Una testimonianza utile, reale e concreta. Con l’auspicio che la storia non debba più ripetersi, mai, negli stessi termini, per nessuno».
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