Una leggenda a passeggio sul parquet di Varese. Bob Morse è in città con la sua famiglia
Il grande campione americano è in vacanza in città e ha portato con sé mogli, figlie e nipoti. «Qui ho segnato tanti canestri, ma era facile con una squadra così forte. Contento della svolta americana della Openjobmetis»
Dev’essere un’emozione per chiunque tornare – a distanza di decenni – nella casa dove è nata una delle proprie figlie. Figuriamoci se l’edificio si trova in un altro continente, a pochi chilometri di una città in cui sei stato letteralmente “Dio in terra“. Lui, la divinità in questione, si chiama Bob Morse: il leggendario campione americano della Ignis è ricomparso a Varese e questa volta ha portato con sé tutta la sua famiglia allargata.
Bob ha portato le altre dieci persone (comprese le due mogli: la prima che visse con lui qui e quella attuale) a calpestare il parquet su cui fu un fenomeno, a guardare gli stendardi appesi sopra alla Curva Nord, dieci dei quali (quattro scudetti, tre Coppe dei Campioni, un’Intercontinentale, una Coppa Italia, una Coppa Coppe) portano la sua firma.
«Camminare su questo campo è emozionante, e del resto qui ho segnato un sacco di canestri» ride, parlando nel suo italiano fluente, e del resto ha anche insegnato la nostra lingua negli USA. «Con me allora c’era una squadra fantastica: è più facile segnare quando Dino ti fa un blocco, Aldo e Dodo ti passano la palla» spiega citando altri mostri sacri come Meneghin, Ossola e Rusconi.
Ma forse l’emozione maggiore, in questa visita (Morse torna abbastanza spesso in Italia) è stata quella provata giovedì pomeriggio a Ghirla. Il gruppo di Bob ha raggiunto l’abitazione che aveva comprato con la moglie Jane (negli anni della Ignis era veterinaria a Ponte Tresa), ha suonato il campanello e ha ritrovato la famiglia a cui vendette la casa quando lasciò la Città Giardino.
Lì nacque la secondogenita Amanda, Jennifer invece venne alla luce a Varese; entrambe sono con lui in questo tour di vacanze lombarde. «Poi siamo stati sul Lago Maggiore, siamo saliti sul San Carlone di Arona e ho portato i miei nipoti al Campo dei Fiori: noi viviamo in Oregon e gli alberi sono simili a quelli delle nostre zone. Una natura meravigliosa».
Accolto dallo staff della Pallacanestro Varese, ma anche dalla memoria storica Sandro Galleani, Morse ha fatto qualche tiro a canestro sotto gli occhi di un nipotino che ha la stessa zazzera bionda che Bob sfoggiava quando dominava i campi europei in maglia Ignis e MobilGirgi. E ha spiegato: «Mi piace la filosofia più americana della Pallacanestro Varese e spero di incontrare presto anche Luis Scola (in questi giorni negli USA ndr). L’anno prossimo conto di tornare: sto organizzando un tour con un gruppo di appassionati con i quali seguiremo le Final Eight di Coppa Italia. Una full immersion di sette partite di basket italiano, speriamo ci sia anche Varese».
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