“Ale ha generato vita in tutti gli ambienti che ha attraversato”
A San Macario l’addio ad Alessandro Mescia, il 46enne molto attivo nella frazione di Samarate, morto per un incidente in montagna

L’addio – o l’arrivederci, per chi crede – ad Alessandro Mescia inizia con una immagine di amore, quello del matrimonio con Lela, nella stessa chiesa, a San Macario di Samarate, 16 anni fa.
Ricordo di don Gianpietro Corbetta, coadiutore a Samarate per anni. “Uno che ha condiviso una amicizia vera e fruttuosa con Ale, non mi vergogno di dire che ho pianto quando Lela mi ha chiamato” ha confessato alle tante persone venute a salutare Alessandro, scomparso improvvisamente per un incidente in montagna.
“Continuavo a a chiedermi se tutti quanti noi avessimo bisogno di motivi per piangere. No, abbiamo bisogno di motivi per vivere” ha continuato don Giampietro, parlando della celebrazione del dolore sì, ma anche della “storia d’amore di un marito, di un padre, di un cristiano”: “Di questa storia d’amore ci sentiamo oggi tutti un po’ defraudati”.
Un sentimento umano, evocato anche dal brano del Vangelo, la resurrezione di Lazzaro, le lacrime di Gesù: “ho scelto questo Vangelo perché ci restassero in mente queste lacrime, non un Dio irraggiungibile ma un Dio che ha compassione e rabbia di fronte alla morte”
Nei saluti finali, al termine delle esequie, il pensiero di tanti che hanno incrociato il suo impegno in ambiti diversi: gli amici dell’Atletica San Marco Busto Arsizio, “la tua atletica San Marco”, che hanno ricordato “la gioia di correre spalla a spalla, i suoi tratti distintivi, “umiltà e passione” (al funerale maglie e gonfaloni della San Marco e anche della Samverga).
“Allegria, determinazione, altruismo” sono i caratteri di Alessandro ricordati dal sindaco di Samarate Enrico Puricelli, emozionato. Quelli del Comitato Cascina Sopra hanno ricordato come fosse “figura proattiva”, con quella fiaccola “da te fortemente voluta per festeggiare i cinquant’anni del comitato” (la fiaccola ha poi accompagnato il corteo funebre). E poi i ricordi più personali ancora di chi ha fatto parte nel profondo della sua vita.
Un giorno di dolore, ma sullo sfondo una vita piena, che dato molto, nella famiglia con Lela e Matilde, ma anche per la sua comunità e per gli altri.
“Ha generato vita in tutti gli ambienti che ha attraversato. A tutti noi ha dimostrato che la santità è dimensione popolare”.
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