Confezione usa e getta per l’acqua: la soluzione più ecologica è la plastica
Bere l'acqua del rubinetto ci farebbe risparmiare soldi e ridurre lo spreco di materiali per l'imballaggio, tuttavia non è sempre possibile avere accesso ad acqua potabile. Ecco che la plastica viene in nostro aiuto
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Tra plastica, vetro, alluminio e brik multistrato, quale imballo usa e getta per l’acqua scegliereste come meno impattante sull’ambiente?
In ottica di reale sostenibilità, la risposta corretta dovrebbe essere nessuno di essi. L’acqua del rubinetto viene controllata spesso, ma l’Italia continua a preferire molta acqua in bottiglia. Bere l’acqua del rubinetto ci farebbe risparmiare soldi e ridurre lo spreco di materiali per l’imballaggio.
Tuttavia sappiamo anche come non sia sempre possibile, purtroppo, avere accesso ovunque, in qualsiasi situazione, ad acqua potabile. Ci sono molte ragioni, come problemi di rete, cattiva qualità dell’acqua del rubinetto, questioni di sicurezza e igiene o semplicemente per comodità. In questi casi la borraccia non è un’opzione.
Quale imballo impatta meno sull’ambiente?
Per poter rispondere alla domanda dovremmo avvalerci di uno strumento efficace e oggettivo che possa consentire una reale comparazione tra i vari materiali impiegabili. Per fortuna, c’è uno strumento chiamato LCA (Life Cycle Assessment) che analizza il ciclo di vita di un prodotto o materiale. Considera fattori come consumo di energia, emissioni di CO2, uso di suolo, acqua e risorse, e inquinamento durante il processo.
L’LCA è un strumento complesso, usato solo da esperti del settore, ma ha dei punti deboli legati alla difficoltà di trovare dati affidabili. Tuttavia, è l’unico strumento che ci permette di valutare le diverse soluzioni in modo scientifico per rispondere alla domanda iniziale.
Ci sono molti studi LCA, e tutti dicono cose diverse, ma tutti concordano che la soluzione più ecologica è la plastica.
Il PET (acronimo che identifica il polimero Polietilentereftalato), risulta infatti il materiale che da quasi tutti i punti di vista surclassa le alternative in alluminio, vetro e multistrato in quanto completamente riciclabile e riutilizzabile (e di conseguenza meno impattante in assoluto).
Ad esempio, il materiale pesa molto meno di alluminio e vetro, quindi si consuma meno CO2 durante il trasporto. Inoltre, ha una temperatura di fusione più bassa di alluminio e vetro, quindi si consuma meno energia durante il riciclo e la trasformazione.
Le emissioni di gas serra del PET sono molto inferiori a quelle del vetro, così come i consumi di carburante e di acqua.
Il multistrato cartone/alluminio/plastica è adatto per succhi e brodi, ma troppo grande per l’acqua. Il PET è più sostenibile in tutti gli altri aspetti considerati nel computo LCA. Anche il riciclaggio del PET è più semplice, fattibile e ottimizzato. Diverso il caso del riciclaggio del multistrato fattibile in pochi centri specializzati.
Il consumatore attento all’ambiente potrebbe essere sorpreso da queste “rivelazioni” mentre il mercato promuove l’uso di acqua in lattina o in brik. Questi tipi di imballaggio hanno un rapporto imballo/contenuto ancora peggiore delle bottigliette di PET da 50cl.
Plastica: è davvero il “male assoluto”?
Purtroppo, la campagna mediatica che ha attaccato la plastica come il “male assoluto” ha fatto sì che molte aziende pensassero di trarre profitto da questa idea comune. Ma le soluzioni che hanno adottato non sono veramente ecologiche, solo in modo superficiale.
La priorità deve essere ridurre l’uso di prodotti monouso. C’è ancora molto da fare, come ad esempio il deposito cauzionale. Per fare una scelta ecologica, dobbiamo ascoltare meno la pubblicità e più la scienza.
E il PET o, ancora meglio, PET 100% da riciclo (rPET), è quello che maggiormente va in questa direzione. Purché ci si ricordi di conferirlo correttamente a fine vita e, soprattutto, utilizzarlo solo quando strettamente necessario.
Con questo articolo, per il momento, chiudiamo la rubrica di LATI Industria Termoplastici dedicata alla plastica.
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