Due lettere dell’archivio del comune di Luino svelano la tragica storia della piccola ebrea Cilli Rosenbaum

A sette anni la piccola Cilli veniva arrestata dai nazisti con altri ebrei in una retata nella chiesa di Voldomino

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Durante l’occupazione dell’Europa da parte dei nazisti, erano molti gli ebrei che cercavano la salvezza raggiungendo località italiane a ridosso del confine con la Svizzera. Nel Luinese ancora oggi viene ricordato “Il sentiero degli ebrei” percorso da migliaia di persone, donne, uomini, bambini e anziani, alla ricerca di una via di scampo alla deportazione nei campi di sterminio.
Un capitolo della storia della piccola Cilli Rosenbaum, una bambina ebrea sfollata dalla Francia subito dopo l’armistizio, è stato scritta in provincia di Varese. La ricostruzione è stata possibile grazie al lavoro di Anna Sassella e Luca Dilda, archivisti del comune di Luino, che hanno ritrovato due lettere dell’epoca, della sezione locale dell’Anpi e del Cdec, il Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano.

LA RICHIESTA DI NOTIZIE
La prima missiva, datata 10 marzo 1946, contiene la richiesta, da parte della comunità israelitica di Milano al Comune di Luino, di notizie di Cilli Rosenbaum, una bambina di origine ebraica nata a Colonia il 3 dicembre del 1936.
Secondo Alfredo Sarano, all’epoca segretario della comunità ebraica milanese, la bambina dopo la cattura dei genitori sul confine italo-francese era arrivata a Voldomino in provincia di Varese.
Il sindaco di Luino di allora, Giuseppe Cerutti, confermava che Cilli Rosenbaum di 7 anni, il 3 dicembre del 1943 si trovava con altri undici ebrei nella casa del parroco di Voldomino, don Piero Folli, in attesa di espatriare nella vicina e neutrale Svizzera. Quegli undici sventurati non avrebbero mai varcato il confine, perché nella tarda mattinata di quello stesso giorno i nazifascisti irruppero nell’abitazione del prete ed arrestarono tutti i presenti, compresa la piccola Cilli. «Dal rione di Voldomino – scrisse il sindaco – sono stati portati tutti in camion presso l’allora caserma tedesca in via Corso Umberto a Luino».  Cerutti ammise di essere a conoscenza del destino toccato a don Folli che, dopo essere stato trattenuto in caserma per tutta la notte, veniva trasferito nel carcere milanese di San Vittore. Nulla invece sapeva della sorte toccata agli ebrei sorpresi dai nazisti in casa del parroco.

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DALLA FRANCIA A VOLDOMINO
Dalle ricerche fatte dall’Anpi di Luino, risulta che la piccola Cilli arrivava da un paesino francese a ridosso delle Alpi Marittime, Saint Martin Vésubie, dove avevano trovato rifugio migliaia di ebrei. Fino all’armistizio vennero protetti dai militari italiani che si rifiutavano sistematicamente di consegnarli ai nazisti. Dopo l’8 settembre 1943, quello che rimaneva dell’esercito italiano ritornò in Italia a piedi portando con sè gli ebrei di Saint Martin Vésubie. 
Una volta raggiunto il Piemonte, quelli sfuggiti ai tedeschi e alla deportazione si dirigevano in Liguria con destinazione Genova, dove potevano contare sulla rete umanitaria creata dal cardinale Pietro Boetto e sull’organizzazione clandestina ebraica guidata dall’avvocato Vittorio Valorba. Gli ebrei venivano nascosti e inviati con documenti falsi o verso il sud Italia, ormai liberato dagli angloamericani, o a nord per raggiungere la Confederazione Elvetica passando il confine di Luino.
«Sono state tre le spedizioni svolte nell’autunno del 1943 verso Voldomino – spiega Giovanni Petrotta segretario dell’Anpi di Luino – l’ultima ai primi di dicembre, guidata dal prete genovese Gian Maria Rotondi, da Harry Klein e Myriam Pirani della Desalem, acronimo che sta per Delegazione per l’assistenza degli emigranti ebrei. Il gruppo composto da 14 persone venne respinto alla frontiera di Cremenaga dalle guardie svizzere che avevano un atteggiamento ambiguo, legato alla politica del loro Paese in tema di accoglienza. Le autorità elvetiche temevano un’invasione di profughi ebrei, dissidenti del regime nazifascista ed ex militari.
Il giorno dopo, il 3 dicembre 1943, il gruppo venne arrestato dai nazifascisti nella chiesa di Voldomino insieme a don Piero Folli. L’unica a salvarsi fu la Pirani, accolta e nascosta dalla proprietaria della trattoria Franzoni in piazza Piave di Voldomino che la fece passare come su anipote».

CILLI O ZILLA
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Dopo la retata dei nazisti, le tracce di Cilli si perdono. Le ricerche dell’Anpi di Luino, grazie al contributo del Cdec, portano a Colonia in Germania. In via Heisterbachstrasse 2/4 sono state poste cinque pietre d’inciampo: lì viveva la famiglia Rosenbaum sterminata nei lager nazisti. Una delle pietre riporta il nome di Zilla Rosenbaum, nata nel 1936, proprio come Cilli. Un’altra di Josef Rosenbaum, forse fratello, nato nel 1927, arrestato in Francia nel 1942 e ucciso ad Auschwitz. Un’altra ancora è invece dedicata a Margot Wolf, 1908, mentre le ultime due riportano i nomi di Moses Rosenbaum, nato 1897, e di Rachel Flank Rosenbaum, nata nel 1899. Di questi ultimi due nominativi il Cdec di Milano riporta le loro schede nella sezione dedicata agli ebrei vittime della persecuzione e deportazione dall’Italia fra il 1943 e il 1945, ma senza segnare la data ed il luogo del loro arresto. «Possiamo dedurre che la bambina arrestata a Voldomino, sia proprio Zilla Rosenbaum – conclude Petrotta -. Con lei vennero presi i nonni Rachel Flank e Moses Rosenbaum che la accompagnavano».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Agosto 2023
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