Retorica bellicosa e fallimento politico. L’impasse dei “destri” sulla questione migranti
di Enzo Rosario Laforgia
«Italia sotto attacco», dichiarava Salvini. «Stop invasione», urlava la propaganda del suo partito. Giorgia Meloni solleticava la platea dei sostenitori di Vox con la parola d’ordine: «Difendere le frontiere d’Europa!». Mentre, giocando in casa, mobilitava le sue truppe al grido: «Siamo pronti a difendere i confini d’Italia!», invocando, a tal proposito, il blocco navale. Suo cognato, nonché ministro dell’Agricoltura, paventava addirittura il rischio di una fantomatica «sostituzione etnica».
Ora abbiamo scoperto che, dietro un linguaggio bellico e bellicoso, dietro cotanta esibizione di orgoglio patriottico, dietro le insistite chiamate alle armi in difesa di confini, cultura ed anche di una presunta purezza “etnica”, dietro tutto questo… non c’è nulla. Non ci sono né idee né strategie. Non c’è, in una parola, uno straccio di “politica”.
FARE LEVA SULLA PAURA
I “destri”, conquistato il Governo del Paese, anche grazie alla indubbia capacità di veri imprenditori della paura, si dimostrano (mal)destri. Non sono servite le minacce alle ONG, impegnate nel Mediterraneo nel salvataggio di vite umane; non hanno prodotto risultati le relazioni pericolose con gli Stati nordafricani; non sono stati particolarmente efficaci i ripetuti attacchi alla Chiesa cattolica e all’attuale pontefice (ricordate Salvini quando affermava: «Il mio papa è Benedetto» oppure quando si interrogava polemicamente sul numero di rifugiati accolti dallo Stato del Vaticano?).
I DATI DICONO ALTRO
I numeri, sono impietosi: da gennaio ad oggi sono arrivati in Italia oltre 100mila migranti. Molti più del doppio arrivati nello stesso periodo lo scorso anno e più del triplo di quelli giunti nello stesso periodo nel 2021. E poiché, al di là dei toni da guerra, il nostro Governo è incapace, evidentemente, di governare un fenomeno con cui è necessario dover fare i conti, la responsabilità viene scaricata (e questo è tipicamente “itagliano”), sugli amministratori locali: dalle Prefetture ai Comuni. Forse (forse…) è giunto il momento di rinfoderare le sciabole di cartone, di scendere dai cavallucci di legno, di abbandonare i giochi infantili e iniziare a pensare ad una seria politica di accoglienza.
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Aerei di cartapesta, sciabole di cartone, cavallucci di legno e (anche tragici) giochi infantili sono parte del background del paese. Che ha la memoria molto corta e, soprattutto, non conosce la propria Storia. Pensare ad una seria politica sull’immigrazione (ma non solo) presuppone visione, competenze e conoscenze: tutte cose di cui l’attuale leadership politica non dispone. Intendiamoci, leadership perfettamente rappresentativa dello stato agonizzante del paese. Ma sul Titanic si balla…
Dovreste essere contenti. L’accoglienza che propagandate come cavallo di battaglia è diventata realtà. Oppure sarà che anche a voi quando sono troppi sono troppi e basta indipendentemente dalla classica ipocrita ideologia sinistroide dell’accogliamoli tutti. Il problema è che questo paese non ha il minimo concetto di Paese unitario. Una parte rema costantemente contro l’altra, zero unità nazionale e zero obiettivi condivisi che comporta a zero difesa dei confini. Con gli stati africani visto la loro instabilità politica non si può scendere a patti ed accordi…abbiamo visto come la politica dei rimpatri sia vana e molto fragile da mantenere nel medio periodo.