Revisione del Pnrr: il Governo dia un ruolo all’economia cooperativa
Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Insubria, commenta il focus Censis-Confcooperative: "L'inflazione è una “tassa” che colpisce soprattutto i più deboli sul mercato"

«È passato un anno da quando la BCE – era il 21 luglio 2022 – ha messo fine al “mondo a tassi zero” che durava dal 2016. Da allora e dopo otto rialzi consecutivi in dodici mesi, giovedì scorso siamo arrivati al 4,25%. In molti, sia nel mondo politico che tra le associazioni imprenditoriali, criticano la BCE. Io non sono tra questi». A parlare è Mauro Frangi. Il presidente di Confcooperative Insubria è consapevole che la medicina da mangiare giù è molto amara, ma è altrettanto convinto che fermare l’inflazione sia indispensabile. Fino a quando rimane entro limiti fisiologici, l’inflazione si può considerare una dinamica normale dell’economia, ma quel rialzo al 4,25% non può essere considerato tale: con l’inflazione aumentano i prezzi, la moneta perde potere d’acquisto, diminuisce il potere di spesa delle famiglie italiane e si contraggono gli investimenti delle imprese innescando una serie di effetti a catena.
A RISCHIO SONO I PIÙ DEBOLI
«È una “tassa” che colpisce soprattutto i più deboli sul mercato e sappiamo bene cosa accade quando si avvita su sé stessa verso l’alto. Lo scorso anno è bastato un semestre per farci registrare un’inflazione annua superiore all’8%. Fermarla è una priorità e gli aumenti dei tassi sono indispensabili».
Il Focus Censis-Confcooperative, pubblicato la scorsa settimana, ci dice che il reddito disponibile delle famiglie è diminuito, nel solo 2022, tenendo conto dell’inflazione passata, di ben il 7,5%. Sono oltre 100 miliardi di reddito disponibile in meno, 3.800 euro a famiglia. Su questo punto Frangi fa una riflessione che evidenzia gli effetti nefasti su chi versa già in condizioni di necessità. «Quel dato è la media “di Trilussa”: l’inflazione colpisce più forte chi ha i redditi più bassi – dice il presidente di Confcooperative Insubria – Anche perché i rincari riguardano anche le componenti meno sostituibili della spesa per le famiglie, a cominciare dalla spesa alimentare. Le difficoltà per le famiglie cominciano a farsi sentire: rallentamento dei consumi e difficoltà ad onorare i debiti contratti».
AUMENTA L’INCERTEZZA DIMINUISCE IL CREDITO BANCARIO
La ricchezza netta delle famiglie – il saldo tra le consistenze attive detenute e quelle passive – è inferiore di quasi 700 miliardi a fine 2022. Meno 14,4% rispetto all’anno precedente. Insieme ai prezzi aumenta l’incertezza e la paura anche tra le imprese. Se c’è una parola che gli imprenditori cancellerebbero volentieri dal loro vocabolario è proprio “incertezza” che frena gli investimenti e offusca la visione. «Sono le imprese più deboli a soffrire – sottolinea Frangi – il credito bancario alle piccole imprese si è, infatti, ridotto di ben il 4,4% contro lo 0,6% delle grandi imprese. Anche la crescita dei tassi colpisce soprattutto le micro e le piccole imprese e le imprese più vulnerabili, per le quali indebitarsi sotto il 6,5/7% è ormai quasi impossibile».
«L’andamento del mercato immobiliare certifica le preoccupazioni sul futuro – continua Frangi – le compravendite di prime case dei privati si riducono del 17,1% rispetto al 2022, ci dice il Notariato, e le richieste di nuovi mutui per abitazioni del 10,1%. Per quanto riguarda le imprese e, in particolare, le Pmi i problemi sono soprattutto sul fronte del credito bancario. La congiuntura difficile che abbiamo di fronte va attraversata con un credito allo stesso tempo più scarso e più caro. Sempre il recente focus Censis-Confcooperative ci dice che a marzo 2023 i prestiti bancari si sono ridotti rispetto all’anno precedente dell’1,5%».
CRESCONO GLI IMPIEGHI DEL CREDITO COOPERATIVO
Secondo il presidente di Confcooperative Insubria, in questo scenario economico sarà sempre più decisivo il ruolo del credito cooperativo. Proprio la settimana scorsa, in occasione del 140mo anniversario dalla costituzione della prima cooperativa di credito italiana, è stato il Presidente della Repubblica a sottolineare il loro ruolo insostituibile di sostegno a famiglie e imprese, comunità e territori e ad esplicitare “la riconoscenza della Repubblica” per la loro funzione economica e sociale. «Questi sono concetti che, sul nostro territorio, sperimentiamo quotidianamente: mentre il credito bancario si riduce e soddisfa solo i bisogni delle imprese più grandi e più solide, gli impieghi delle Bcc verso le Pmi e le famiglie continuano a crescere. Banche di proprietà della comunità locale che operano al servizio dei bisogni di famiglie e imprese. Il contributo delle BCC allo sviluppo e all’inclusione sociale è solo la punta avanzata del ruolo insostituibile delle imprese cooperative e dell’intera economia sociale in questa fase difficile. È il nostro Dna, del resto. Costruire e far crescere imprese non per produrre profitti da distribuire ad azionisti – spesso lontani ed indifferenti ai destini delle comunità – ma per soddisfare i bisogni delle persone. Imprese radicate nella logica del mutualismo, verso i propri soci e verso la comunità in cui abitano. Quale che sia il settore economico in cui operano».
L’ERRORE DEL GOVERNO
Frangi si dice colpito dal fatto che il Governo, dovendo rimodulare il Pnrr, abbia perseverato nel medesimo errore dei governi precedenti: non attribuire alcun ruolo all’economia cooperativa e all’economia sociale. «È una “dimenticanza” davvero singolare – dice il presidente di Confcooperative Insubria – tenendo conto del ruolo occupazionale ed economico che svolge su molte delle “missioni” in cui si articola il Piano, dall’inclusione sociale alla sanità. Francia e Spagna, ad esempio, hanno previsto di riservare parte delle risorse all’economia sociale. Una revisione del Pnrr che preveda un ruolo crescente per imprese cooperative ed economia sociale, del resto, sarebbe decisamente ben vista in Europa, considerato che per la Commissione Ue l’economia sociale ha un ruolo decisivo per la realizzazione del pilastro europeo dei diritti sociali e per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo equo e sostenibile».
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