Viaggio nel Parco Pineta ferito dalla tempesta
Le tempeste delle scorse settimane hanno duramente colpito il Parco Pineta. A soffrire di più sono stati gli alberi sani e in forze anche a causa della siccità. Ecco cos'è successo e come i boschi stanno rispondendo
Il Range Rover è costretto a fermarsi a pochi metri dalla strada di asfalto. È impossibile proseguire, considerando gli enormi alberi che sono caduti e sbarrano -e sbarreranno- le strade forestali ancora per chissà quanto.
Le tempeste che nei giorni scorsi hanno colpito duramente l’area di Tradate, infatti, non hanno risparmiato il Parco Pineta e le ferite del maltempo sono molto profonde. Siamo andati a vedere cos’è successo, accompagnati dal tecnico forestale Andrea Mologni, per raccontare gli effetti di questa tempesta che per cause, effetti e dinamiche è davvero particolare.
La tempesta che si è abbattuta sul Parco Pineta
«Qui ad aver colpito più duramente è stato l’evento del 12 luglio -racconta Mologni- abbattendo alberi in più zone sparse tra Tradate e Venegono con raffiche che hanno anche superato i 100 chilometri all’ora». Una mappa di abbattimenti che sembra casuale ma non lo è: il vento si infila in queste valli, salta le colline e si tuffa nei boschi con una dinamica che purtroppo non è inedita. La cartina degli abbattimenti più significativi di questi giorni è infatti sovrapponibile a quella del 2020, la tempesta famosa per aver messo in ginocchio il Campo dei Fiori e l’area di Vararo sul Lago Maggiore.
Zone vecchie ma danni nuovi; ed è qui che sta la prima particolarità di questa tempesta. Una delle aree oggi più colpite, quella lungo la provinciale che va verso Olgiate Comasco, era stata anche una di quelle più colpite nel 2020. «Qui eravamo intervenuti con un’attività molto ampia di diradamento e abbattimento delle piante più pericolose ma in così poco tempo non hanno avuto tempo di recuperare. E adesso è venuto giù tutto».
La “strage” degli alberi sani
Gli alberi sradicati o spezzati in queste zone hanno ancora i segni tracciati con una bomboletta spray per segnalare alle motoseghe durante quegli interventi forestali che si trattava di una pianta sana e selezionata per essere lasciata lì. E allora perchè ora si sono spezzate? «Le piante più in forze sono anche quelle che svettano rispetto alle altre, sono più alte e hanno una chioma più folta» caratteristiche che in queste situazioni possono fare da vela e poi innescare degli effetti domino: cade la prima pianta e tira giù le altre. Ma qui bisogna distinguere tra due delle piante più colpite da questa tempesta: pini e querce. Nel primo caso, infatti, gli alberi si sono quasi tutti spezzati a 4 o 5 metri di altezza, mentre nel secondo un ruolo importante lo ha giocato la siccità.
«Siamo ancora in una situazione di stress idrico con un anno e mezzo di siccità che ha lasciato il terreno in profondità ancora asciutto. Così si crea uno strato di discontinuità tra quella zona più secca e l’area superficiale più umida. È proprio questa la zona dove le piante affondano le loro radici e questo facilita i ribaltamenti».
Il ruolo del cambiamento climatico
La siccità è una delle facce del cambiamento climatico che gioca un ruolo fondamentale anche in un caso come questo. «L’aumento di temperatura aumenta inevitabilmente l’energia del vento e l’umidità presente nell’aria. Di conseguenza eventi che fino a qualche anno fa erano normali stanno diventando straordinari come forza e più frequenti nel tempo». È proprio la frequenza l’altra faccia del cambiamento climatico da considerare. «Mentre fino a 10 anni fa eventi come questi accadevano una volta ogni 10 o 20 anni adesso solo per il Parco Pineta siamo arrivati ad una volta ogni due o tre anni. Ma ampliando un po’ e considerando l’intera zona del nostro territorio sono eventi che praticamente succedono tutti gli anni».
Come risponde la natura
Per la natura, comunque, non è un problema affrontare queste situazioni. «Le querce ad esempio normalmente si rinnovano dopo eventi catastrofici: il gruppo di querce cade e i piccoli nascono da sotto». Il problema qui è un altro e ha a che fare con il tempo. «Oggi i nostri boschi invecchiano perchè non serve più la legna. Lo sfruttamento e l’utilizzo dei boschi iniziato nel ‘500 è sostanzialmente finito dal secondo dopoguerra. Quindi noi ci troviamo ora con piante in monocolture e con la stessa età». Così i boschi stanno provando in autonomia a cambiare e a diventare più forti, ma i cicli della natura sono molto più lunghi rispetto a quelli dell’uomo. «I 70 anni tra la fine della seconda guerra mondiale e oggi sono troppo pochi per dare il tempo alla natura di costruire un bosco resiliente, cioè in grado di resistere e non collassare completamente a seguito di eventi di questo tipo». E una tempesta ogni tre anni certo non aiuta.
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Il Parco Pineta è ferito ed umiliato da decenni di prostituzione a delinquere, di spacciatori di ogni etnia e dai loro clienti che negli ultimi anni si sono andati ad intensificare.
In Germania nella Foresta Nera ci vanno intere famiglie per immergersi nella natura, qui a breve avrai a paura ad uscire di casa per non intralciare le attività imprenditoriali di quelli che secondo qualcuno ci pagheranno la pensione.