A 50 anni dalla sua scomparsa il caso Morselli approda al Chiostro di Voltorre
Venerdì 22 settembre alle 17 e 30 Gavirate renderà omaggio al grande scrittore. Interverranno: Valentina Fortichiari, Maria Grazia Ferraris, Dino Azzalin e Romano OLdrini
Venerdì 22 settembre alle 17 e 30 al Chiostro di Voltorre, Gavirate renderà omaggio al suo Guido Morselli, lo scrittore morto suicida nel 1973. Saranno presenti il sindaco di Gavirate Silvana Alberio, l’assessore alla Cultura Enrico Brunella. Alla tavola rotonda interverranno profondi conoscitori dell’opera morselliana: Dino Azzalin (poeta, scrittore, editore e autore del testo che segue), Maria Grazia Ferraris (critica letteraria) e Valentina Fortichiari (la più importante studiosa di Morselli in Italia), coordinati da Romano Oldrini, poeta e presidente dell’associazione Amici di Piero Chiara.
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“Chi sa ascoltarsi vive più vite. Per chi attinge alla propria sensibilità profonda il passato non è mai morto, non solo, ma la sua vita presente si dilata immensamente e ben al di là dei suoi limiti apparenti e ad abbracciare innumerevoli esperienze”. Guido Morselli, che ha scritto questa frase, è stato un uomo curioso e visionario e definisce tale aggettivo come sinonimo di “cultura potenziale” ma un curioso geniale, dotato di acume e di una precisione davvero sorprendenti. Morselli ci ha regalato numerosi documenti letterari, non li chiamerei romanzi è troppo riduttivo, bensì capolavori di alta e complessa ingegneria letteraria. Quando chiedevano ad Einstein quali fossero le ragioni del suo talento rispondeva che non ne aveva ma era, e di questo si, era certo, un uomo maledettamente curioso. Mi pare dunque superfluo fermarsi su questo punto, credo che la curiosità sia la sorella gemella dell’intelligenza umana, quindi insisterei semmai sulla forma di felicità che ha toccato lo scrittore nel divertimento (e nella sofferenza) durati una vita con cui si dedicava alla stesura dei suoi scritti.
In buona sostanza, l’importante è scrivere, e scrivere bene, che non significa pubblicare per forza (si pensi al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa). Non è quasi mai stato pubblicato nulla lo abbiamo visto, ma lui continuava a scrivere in modo ossessivo e preciso. Ma sappiamo invero che non è così, pubblicare un libro significa liberarsi di una parte della propria ossessione, quasi uno scarico di responsabilità per continuare subito in un’altra più alta creatività letterarie. Si torna solo di tanto in tanto sulle pagine pubblicate.
MORSELLI IN ANTICIPO SUI TEMPI
Sul suicidio di Morselli cercherei altre cause che non siano solo quelle del fallimento letterario legate ai rifiuti editoriali. Fu lo stesso Dante Isella nel corso delle sedute odontoiatriche, oltre alle spassose chiacchierate su Gadda, Tessa, Manzoni, a confidarmelo. Morselli era troppo avanti per il suo tempo e Pontiggia, il mio maestro di corso di scrittura creativa al teatro Verdi di Milano, aggiungeva che “Guido odiava l’editing”, (oggi improponibile) e questo per lui indicava un certo limite, non voleva che si spostasse nemmeno una virgola dei propri scritti. Morselli era così e a volte è stata proprio questa rigidità a provocare qualche irritazione presso i direttori editoriali di qualche casa editrice.
EDITOR SÌ EDITOR NO
Ken Follet, lo scrittore britannico più venduto nel mondo, ha dichiarato in alcune interviste che gran parte del proprio successo letterario lo doveva proprio ad alcuni e ancor più intelligenti editor che hanno reso grande la sua scrittura. Gli editor sono come crogioli dove il ferro viene trasformato in oro. Sono l’alter ego del lettore ideale. Certo che trovandoci innanzi a un prodotto superlativo a volte era imperscrutabile e perciò illeggibile. (Realismo e Fantasia pubblicato dai fratelli Bocca nel 1947). Talmente criptico il genere da coniare un aggettivo “il solipsismo morselliano” talmente innovativo da bruciare ogni tappa giovanile rispetto ai suoi coetanei in fatto di qualità e di realismo (in Morselli ben accuratamente celato) del Vittorini dominante, capace di precorrere tempi e stili tanto da bloccare i suoi testi nell’industria editoriale militante, che non era certo palese nelle opere dello scrittore. Ecco il pubblico, non il grande pubblico di Piero Chiara, nel cui studio però sono stati ritrovati alcuni libri di Guido Morselli, ma un “certo pubblico” che l’avrebbe letto e l’avrebbe amato. Ma ci sarebbe arrivato solo dopo essere stato “allenato” ai temi filosofici come in “Realismo e fantasia”.
LA FATICA DI ACCOGLIERE IL DIVERSO
La sua visione sul mondo è sempre stata un risultato “difficile” mi disse un giorno Valentina Fortichiari una delle più importanti studiose dell’opera morselliana in Italia. Si fa sempre fatica ad accogliere il diverso, il nuovo, il profetico, ecco perché Morselli era in anticipo sui tempi, ecco perché non ricercherei solo sul gesto estremo la cifra della sua statura letteraria annoverata tra gli scrittori suicidi, o almeno non solo, del resto Dissipatio H.G. ne resta la sua più straordinaria narrazione. Ecco mi fermerei qui, non cercherei altri motivi di indagine, ma solo nella visionarietà dei suoi testi della sua grande capacità di immergersi nel futuro, in sella al suo Zeffirino o intento a filmare, come avete visto nel filmato inedito, la gara delle lumache nella sua casa di Trinità sopra il lago di Gavirate, suo malgrado, gli ha recato la fortuna che cercava da vivo, ma come ebbe sempre a dire (il) Peppo letterario la leggibilità di Guido Morselli è sempre stata riservata a un’élite di pubblico colto e attento.
UNA MISSIONE FORTUNATA
Anche dopo la sua morte e la scoperta del suo indubitabile talento, Morselli è tra i più grandi scrittori del novecento italiano, e “Una missione fortunata” ne è un esempio, racconti che lui concepisce come un divertimento letterario, inizia a scriverli sul finire degli anni ‘40 fino agli anni ‘70 poco prima della morte, ma che in realtà non sono scevri da quel rigore stilistico caratteristico della sua scrittura rivelata appieno nei romanzi, e in questo caso davvero molto divertente, dove le protagoniste quasi sempre femminili, producono quell’ironia e quella sagacia descrittiva tutta morselliana.
“Una missione fortunata”, è il racconto da cui prende il titolo la raccolta, assolutamente attuale, che ripropone temi come la migrazione nel “Nuovo Mondo”, ed è una squisita piece teatrale di fine ‘800 ambientato a bordo del piroscafo Britannia che porterà un fantomatico rappresentante del regio ducato del Monferrato sulle “strade fangose di Nuova York immensa città popolata da quasi ottocentomila anime strade fangose e interminabili percorse dalla fiumana senza fine dei cabs degli omnibus; stores vasti e farraginosi come bazar orientali sfavillanti in pieno mezzodì d’innumerevoli fiammelle a gas, un dedalo e incrocio di stirpi e idiomi dove negri e cinesi si mescolano a tedeschi e polacchi, agli ebrei in febbrile rivalità di traffici e guadagni”.
RINGRAZIAMENTI
Quindi ringrazio Romano Oldrini e Valentina Fortichiari e Adelphi, che mi hanno dato la possibilità di pubblicare quello che fin qui rimane l’ultimo manoscritto inedito pubblicato dopo la sua morte. La Nem, ripubblica poi sempre di Morselli, “Realismo e Fantasia”, che valse la copertina del periodico de “L’indice”, il più importante periodico di libri edito dalla Stampa di Torino, e una serie di articoli “ecologisti” “Uomo e Natura” raccolti da riviste e giornali, tra le quali “La Prealpina”. E uno studio di lettere inedite a cura di Linda Terziroli dal titolo “Le lettere ritrovate”.
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