A Clivio, il paese dove si fuggiva dalla Shoah: Luigi Cortile e Nella Marazzi “Giusti tra le Nazioni”
Maresciallo della Guardia di Finanza e residente del paese, insieme tennero le fila di una rete clandestina diffusa che fece passare in Svizzera intere famiglie di ebrei in fuga. Alla cerimonia nel piccolo abitato di confine anche l'ambasciatore israeliano
«Io allora avevo nove anni, lei era nella pancia della sua mamma». Giorgio Sacerdoti, che nel 1943 era un neonato ebreo in fuga dallo sterminio, si rivolge ad Alberto Molinari, il figlio di Nella Marazzi Molinari.
Galleria fotografica
Nel 1943-44, negli anni più bui delle persecuzioni antisemite (iniziate già con le leggi razziste del 1938), Nella Marazzi fu la principale organizzatrice – nel piccolo paese di Clivio – di una rete per far passare ebrei e perseguitati al di là del confine, verso la Svizzera. Al suo fianco anche un coraggioso maresciallo della Guardia di Finanza, Luigi Cortile, campano di Nola arrivato al nord per servizio nelle fiamme gialle.
Luigi Cortile e Nella Marazzi Molinari hanno ricevuto oggi, giovedì 21 settembre, il riconoscimento dei “Giusti tra le Nazioni” dello Yad Vashem. La cerimonia pubblica a Clivio è stata un momento toccante, anche per l’incontro tra i protagonisti diretti: i figli del maresciallo Cortile e di Nella Marazzi da un lato, i bambini ebrei fuggiti oltre frontiera dall’altra parte.
«Clivio è veramente fiera di quanto accade oggi, così come è stata fiera di aver avuto don Gilberto Pozzi, il maresciallo Cortile e la compianta signora Marazzi Molinari» ha esordito Peppino Galli, sindaco del paesino, ricordando anche la terza figura centrale, quella del parroco del paese che creò anche il legame con organizzazioni più ampie attive (come l’Oscar, la rete clandestina animata dagli scout resistenti)
La cerimonia ha viso la presenza di tutte le massime autorità provinciali, il prefetto e il questore, la parlamentare europea Isabella Tovaglieri, il consigliere regionale Giuseppe Licata, i vertici delle forze dell’ordine a partire dalla Guardia di Finanza, che celebra una sua figura positiva.
Il maresciallo Luigi Cortile, originario di NolaIl prefetto Salvatore Pasquariello nel suo intervento ha ricordato che «i valori di convivenza non sono acquisiti una volta per tutti, bisogna vigilare, tutelarli, trasmetterli alle nuove generazioni». E ai più piccoli – i bambini delle scuole – si è rivolto anche il generale Crescenzo Sciaraffa, comandante provinciale della Guardia di Finanza, chiedendo loro di tenersi per mano e ricordando che sono i futuri cittadini, accostandoli a «Nella e Luigi sorelle e fratelli d’Italia».
«Cortile seguì il proprio dovere pur sapendo di andare incontro all’arresto» ha ricordato il generale. Un dovere etico, oltre le regole, è stato ricordato dal colonnello Gerardo Severino, storico delle fiamme gialle, studioso appassionato della vicenda di Clivio: «Bisognava scegliere se applicare alla lettera quello che volevano i tedeschi o far passare chi fuggiva».
Quelli che andavano “controcorrente”
Severino non ha nascosto che la disobbedienza, la resistenza al male, la solidarietà non erano di tutti. Non lo erano in generale nella popolazione italiana (che pure aveva in ampi strati naturale antipatia per l’antisemitismo), non lo fu neppure tra chi vestiva la divisa: «Non tutti i finanzieri ebbero il coraggio di rischiare la loro vita, bisogna dirlo» ha continuato il colonnello Severino, con il rigore dello storico. «Abbiamo qui il figlio della senatrice Segre, che può raccontarci che sua madre e i suoi familiari furono arrestati qui vicino, a Saltrio. Il maresciallo Cortile, la signora Molinari e altri abitanti di Clivio non ebbero esitazioni e aiutarono a far fuggire chi scappava». Cortile pagò con la vita: scoperto, fu deportato a Mauthausen, ove morì il 9 gennaio 1945.
L’ambasciatore dello stato d’Israele in Italia, Alon Bar, le ha definite «persone che hanno deciso di andare controcorrente», laddove molti si lasciavano trasportare dalla corrente, stavano lontani dai guai, evitavano di mettersi in gioco (e in gioco c’era la vita). Cortile e Nella Marazzi invece «salvarono intere famiglie di ebrei, la loro storia ricorda che la solidarietà umana esiste ancora» ha continuato il rappresentante di Tel Aviv.
L’ambasciatore Alon Bar consegna il riconoscimento ad Antonio Cortile, nipote del maresciallo della FinanzaA Clivio la scelta individuale di alcuni spinse poi altri ad aiutare, a far parte di una rete più ampia, tanto che il colonnello Severino dice che il riconoscimento dato a Cortile e Marazzi Molinari è un riconoscimento «che viene dato a un’intera comunità». E in questo senso significativa è la cerimonia che ha portato l’ambasciatore d’Israele da Roma fino a un piccolo paese di confine.
I documenti, la memoria e l’incontro
Arrivare al riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” non è banale, servono prove certe da presentare allo Yad Vashem. «Un conto era citare un singolo episodio, un conto capire chi c’era dietro» ha ricordato Giorgio Sacerdoti, presidente della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica.
Alla fine di questa lunga ricerca (seguita con attenzione dalla ex sindaca Ida Petrillo) il documento più importante è risultato il verbale di arresto – quindi prodotto dai fascisti della Repubblica Sociale – del maresciallo Cortile, che ricostruiva il suo ruolo e l’esistenza di una rete che agiva clandestinamente, disubbidiva alle regole (la Finanza, pur assorbita dall’illegittimo governo della Rsi come Guardia Confinaria Repubblicana, mantenne diffusamente forme di resistenza agli ordini di fascisti e tedeschi e contatti con i Comitati di Liberazione Nazionale, fino al ruolo nell’insurrezione del 25 aprile).
Di là della rete di confine, la Svizzera accolse nei primi mesi (dopo l’8 settembre 1943) migliaia di profughi, poi chiuse a lungo le porte a chi era perseguitato. E attualizzando l’esempio di allora, Giorgio Sacerdoti ha ricordato che «oggi l’Europa è alle prese con troppo semplicemente indicati come “immigrati clandestini”».
Alberto Molinari e Giorgio SacerdotiAntonio Cortile, nipote del maresciallo, e Alberto Molinari, figlio di Nella, hanno potuto incontrare anche alcune delle persone andate oltre frontiera grazie ai loro antenati.
Alla fine della cerimonia è intervenuta anche Elena Colonna, che con la sorella sfuggì allo sterminio grazie alla rete attiva a Clivio. «È motivo di gioia che tutta la mia famiglia si sia unita a me nel riconoscimento per il maresciallo Cortile, di cui allora non conoscevamo il nome, della signora Molinari e di don Gilberto Pozzi».
«Un mio nipote un giorno mi ha detto: “In fondo, siamo nati tutto quel giorno”».
Galleria fotografica
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Melchio su Dal confine con Gallarate al centro. Ecco i due grandi cantieri pronti a partire a Busto Arsizio
Coll9e su Settimana della Sicurezza al Falcone di Gallarate: fuori presidi e polemiche "contro la militarizzazione"
lenny54 su Grazie al reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Circolo di Varese
Viacolvento su “Sanità: perché siamo finiti in questo baratro?“
Felice su Ancora rifiuti abbandonati a Brenta, il sindaco: "Un danno all'ambiente e un'offesa verso i cittadini corretti"
Felice su Targhe false e grimaldelli in auto, due denunce e un uomo in fuga
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.