“Pubblichiamo insieme il mio nuovo libro” , la campagna crowdfunding del bustocco Carlo Albè

L’artista bustocco Carlo Albè ha lanciato una campagna di crowdfunding per pubblicare il suo nuovo libro: in pochi giorni ha superato già l’80% di adesioni

Carlo albè

Sempre più utilizzate, opzione di diverse campagne solidali, ma anche volute da artisti e letterati per promuovere i loro lavori: le campagne di crowdfunding rappresentano ormai, nella nostra società, un mezzo a tutti gli effetti per finanziare i progetti.

Al centro, il rapporto di fiducia fra chi chiama a raccolta i suoi followers e lui, il pubblico, che sceglie di diventare fautore della creazione di una nuova idea.

A scegliere questa strada è stato oggi l’autore Carlo Albè, originario di Busto Arsizio e ora trapiantato a Carpi: sotto i riflettori il suo nuovo romanzo, “Tutto è bene quel che finisce”, un’opera che abbraccia tematiche rilevanti e serie come il fine vita, senza perdere lo sguardo genuino e diretto che rappresenta la scrittura di Albè.

«Venerdi 22 settembre è iniziata ufficialmente la campagna crowdfunding a sostegno del mio nuovo romanzoTutto è bene quel che finisce”. Per aderirvi, è possibile collegarsi al sito della casa editrice Bookabook . Si tratta di un grande risultato già essere arrivato qui, perché Bookabook sceglie ogni anno solo il 7% dei manoscritti proposti, quindi non è stato facile superare le selezioni.

Per andare avanti, però, ho bisogno di un attestato di fiducia da parte di chi mi conosce, come scrittore o come autore teatrale, ma anche di chi sarà incuriosito dal mio testo e vorrà regalarsi questa lettura. E’ infatti possibile leggere fin da subito le bozze della mia opera e, se raggiungerò le 200 copie preordinate, il mio libro verrà pubblicato e distribuito fisicamente in tutta Italia».

Albè non nasconde la sua emozione dinanzi a questa sfida: «Se la campagna raggiungerà il 100% di adesioni, verrà data la possibilità a un romanzo indipendente di “misurarsi” con altri scritti, molto più pubblicizzati. Si tratta di un’opera in cui credo molto: ho lavorato a questo libro per due anni, ininterrottamente, perciò chiedo a chi vorrà leggerlo di produrlo con me, perchè penso valga davvero la pena parlare di un argomento come il fine vita. “Tutto è Bene quel che Finisce” è la storia di un padre, di un figlio e di una malattia terminale. E’ la storia di una quotidianità totalmente trasformata: da semplice ragazzo ad autista, infermiere e addirittura psicologo. È stato difficile, terribile, altre volte ancora, tragicomico. Col tempo ho scritto una sorta di decalogo allargato a undici regole, del tutto opinabile. Come resistere alla malattia di chi ci sta vicino? Chi leggerà il libro, conoscerà la mia versione».

Un messaggio che, almeno dalle premesse, sembra sia stato colto: in meno di una settimana Albè e il suo “Tutto è bene quel che finiscehanno ottenuto l’84% di adesioni.

Per partecipare è possibile cliccare qui.

Samuele è stanco.
Sono le otto e mezza del mattino, la bocca è secca, le palpebre hanno il peso del marmo e tutto attorno è di un bianco spento che solo un ospedale sa regalare. Già, l’ospedale. Quanti ne ha visti di posti simili, negli ultimi tre anni e mezzo? L’ultima porta del corridoio sembra inaccessibile, Samuele sa che basterebbe abbassare quella maniglia per trovarsi davanti la contraddizione ambulante della sua vita.
Suo padre.
Mario, giunto all’ennesimo ricovero, dentro settant’anni vissuti con la velocità di un cortometraggio.
Ci ha impiegato anni Samuele per arrivare alla conclusione che per sopravvivere al dolore degli altri ci si deve difendere. Come riuscirci? Scrivendo un manuale di sopravvivenza per chi è destinato a rimanere qui.
Perché questa curva a gomito non potrà durare per sempre.
Perché prima o poi qualcuno dovrà infilare il piede in mezzo alla porta.
Perché in fondo, anche se il domani potrebbe far paura, tutto è bene quel che finisce.

 

Carlo Albè, classe ’81, bustocco d’origine ma emiliano d’adozione, scrive per necessità fin dall’adolescenza. Finora ha pubblicato otto romanzi, sempre da indipendente, venendo circa 13 000 copie.
Tra i suoi lavori più significativi segnaliamo Stabile Precariato, Ruggine, E’ tutto loro quello che luccica, Gelem Gelem e il libro dedicato alla Pro Patria “100 anni di Pro” .
Dal 2013 ha unito l’attività romanzesca a quella di Contastorie, portando in tutta Italia i suoi spettacoli di teatro civile e collezionando oltre trecento repliche.
Tra i vari progetti di palco segnaliamo L’ultima apra la porta, Nato senza camicia e Quante Trame di vita.
Storyteller in erba, a gennaio ha pubblicato il suo primo documentario 9.1.50, collaborando con i Modena City Ramblers.

 

Santina Buscemi
santina.buscemi@gmail.com

Amo raccontar dei paesini, dove la differenza la fanno le persone comuni che si impegnano in piccole associazioni. È di loro che scrivo..e mi emoziono sempre un po'. Anche questo è VareseNews.

Pubblicato il 28 Settembre 2023
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