All’Insubria assegnate 112 delle 206 borse di specialità: inizia la formazione negli ospedali dell’Asst Sette Laghi

Poco più della metà le borse assegnate da Ministero e Regione all'Università dell'Insubria e sottoscritte. Non assegnate quelle di Farmacologia, Microbiologia e Virologia, Anatomia patologica, Malattie infettive, patologia clinica e biochimica clinica

test medicina

Sono 112 i medici che da domani, 1 novembre, inizieranno la formazione nelle scuole di specialità dell’Università dell’Insubria. Gli ultimi 8 sono stati immatricolati nei giorni scorsi e hanno tempo fino a giovedì per accettare la borsa di studio.

In tutto, l’ateneo varesino aveva ottenuto dal Ministero 199 contratti a cui Regione ne aveva aggiunti ulteriori 7. I ritardi nell’assegnazione delle borse ha creato non pochi problemi ai medici che avevano superato l’esame il 14 settembre scorso e che si sono dovuti affrettare per scegliere un percorso. Il 18 ottobre c’è stato un primo termine per l’accettazione a cui, però, ne è seguito un altro con gli scorrimenti così da ottenere la borsa che meglio risponda alle aspirazioni del singolo specializzando.

Attualmente sono cinque le scuole che non hanno sottoscritto alcun contratto di specialità. Si tratta di Farmacologia, Microbiologia e Virologia, Anatomia patologica, Malattie infettive, patologia clinica e biochimica clinica. Una situazione che l’Insubria condivide con la gran parte delle università lombarde e italiane.

LA SITUAZIONE ITALIANA E LOMBARDA DENUNCIATA DA ANAAO

La criticità era stata già segnalata dal sindacato Anaao Giovani e ripreso da Anaao Assomed che in una nota afferma:

In pochi anni, da circa 7400 laureati all’anno in medicina nel 2016 si è passati a circa 9700 nel 2022 (Fonte Banca Dati MIUR), praticando quello che da molti è già considerato l’abbattimento del numero programmato. Negli stessi anni i contratti per le specializzazioni erano scesi a 5000 l’anno a causa dei tagli. Il COVID ha evidenziato gli errori e, in pochi anni, i posti sono stati triplicati: sono stati 16mila quelli messi a bando nel 2023.

“Purtroppo, – commenta Stefano Magnone, Segretario Regionale ANAAO-ASSOMED Lombardia – l’incapacità e l’incompetenza della politica hanno fatto sì che mai domanda e offerta si siano incrociate: quando il nostro sindacato ha cominciato a lanciare l’allarme sulla carenza degli specialisti, più di dieci anni fa, la politica non ha ascoltato, perché impegnata a tagliare. Quando poi si è accorta del problema ha reagito troppo tardi, aumentando i posti senza accorgersi che i risultati si sarebbero visti dopo 4-5 anni e, ora che abbiamo più posti che laureati, si affretta a chiedere l’abolizione del numero programmato, che provocherà solo disoccupati o emigrati tra 10 anni. Inoltre, se non si metterà davvero mano ai fabbisogni distinti per ciascuna disciplina, anche riformando le equipollenze tra le stesse, e smettendo di mantenere scuole di specializzazione aperte pur non essendo attrattive e neppure accreditabili, non avremo mai gli specialisti di cui abbiamo bisogno”.

“I posti vanno a vuoto – anche in Lombardia – perché i medici preferiscono aspettare o emigrare invece che scegliere un mestiere che non offra sicure soddisfazioni professionali ed economiche, insieme a una qualità di vita che mal si concilia con turni, notti e fine settimana al lavoro in ospedale. Effettivamente tra le peggiori della classifica figurano anche scuole milanesi, che anzi si attestano proprio sul podio, con il 100% di posti vuoti a Medicina d’Emergenza/Urgenza del San Raffaele, che probabilmente sconta problemi di qualità della formazione, dovuti alla scarsa attrattività della sede centrale della propria rete. Sul secondo gradino Medicina di Comunità e delle Cure Primarie di Milano Statale che probabilmente paga lo scarso interesse per l’organizzazione dei servizi territoriali, puniti anche dal disinteresse di Regione Lombardia. Terzo posto per Igiene e Medicina Preventiva alla Bicocca, per la stessa ragione, a nostro parere. Spiccano invece gli altissimi tassi di disinteresse per Chirurgia Generale e Anestesia e Rianimazione di Insubria, Brescia e Pavia, probabilmente un mix di scarsa attrattività delle scuole unitamente alla sede “periferica”.

In generale tra i contratti finanziati dallo Stato, oltre alle solite note Anatomia Patologica, Patologia Clinica, Microbiologia e Virologia e Radioterapia, in Lombardia sono particolarmente in sofferenza le discipline generaliste di Anestesia e Rianimazione, Chirurgia Generale, Medicina Interna e Medicina d’Emergenza-Urgenza con rispettivamente il 61%, il 47%, il 51% e il 72% di posti vuoti. C’è da chiedersi chi curerà in sala operatoria, in reparto e in Pronto Soccorso la maggior parte dei pazienti dei prossimi anni.

Sul versante dei contratti aggiuntivi finanziati da Regione Lombardia, oltre alle note discipline carenti, si aggiungono anche psichiatria, con il 100% dei posti regionali vuoti, e ancora Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ematologia, Medicina d’Emergenza-Urgenza e Chirurgia Vascolare.

BORSE ASSEGNATE ALL’UNIVERSITA’ DELL’INSUBRIA

Un po’ diversa la distribuzione delle borse all’Insubria dove
anestesia ha immatricolato 9 specializzandi su 31 a disposizione, chirurgia generale ha sottoscritto 2 borse delle 9 a disposizione, chirurgia toracica ne ha assegnata 1 su 3, la vascolare ha assegnato tutte e 4 le borse. Tutte assegnate anche le 6 borse di chirurgia plastica ricostruttive ed estetica, così come le 5 borse di endocrinologia, le 4 di medicina legale, le 5 di otorino, e 14 di pediatria, le 9 di cardiologia e le 6 di radiodiagnostica.

Sottoscritta una borsa su 3 a ematologia, due delle 5 di geriatria, 15 delle 18 a disposizione per ginecologia, due su 4 per igiene e medicina preventiva, sei su nove per le malattie dell’apparato respiratorio, tre su sei di medicina del lavoro, una su due per la medicina dello sport, due su 6 per la medicina fisica e riabilitativa, 5 su 10 per ortopedia, tre su 6 di psichiatria.

Situazione critica, come in tutto il paese, anche per medicina d’urgenza che ha sottoscritto due dei 13 contratti a disposizione, tre su 12 per medicina interna.

“SISTEMA IN CRISI NEI PROSSIMI ANNI”

«Davvero un quadro sconfortante – conclude Stefano Magnone, Segretario Regionale ANAAO-ASSOMED Lombardia – che metterà in crisi il sistema a cominciare dai prossimi anni, quando una grande fetta di medici esperti cesserà la propria attività lavorativa, ormai provati da un lavoro logorante, in una realtà, quella lombarda, davvero in ritardo rispetto alle esigenze attuali. I medici aspirano sempre più a un tipo di lavoro che viene svolto nel medio e grande ospedale, mentre la Lombardia ancora annovera ospedali troppo piccoli e non in zone disagiate. Pur riconoscendo gli investimenti di questi anni siamo comunque in grave ritardo, bloccati da beghe politiche di campanile che sono inconciliabili con la medicina moderna, sia essa ospedaliera o territoriale. Una parte di responsabilità, possiamo ammetterlo, è anche in capo al sindacato che fatica a riconoscere la differenza, anche economica, tra chi lavora prevalentemente nel disagio dell’urgenza e chi ha più spazio per libera professione e qualità di vita. ANAAO ha già chiesto a Regione Lombardia di investire in questa direzione, con i poteri che l’attuale assetto normativo italiano concede alle regioni che vogliano investire nel proprio personale, valorizzandolo e incentivandone l’impegno e la dedizione».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 31 Ottobre 2023
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