Il sindaco Bellaria e la crisi a Somma: “Troppi muri, chiedo rispetto per le persone”

Lo scontro tra Locurcio e la maggioranza è ormai aperto da giorni. Il sindaco fin qui ha tenuto un profilo basso ma ribadisce la fiducia all'assessore Piantanida e puntualizza sul caso dello "sfratto" al presidente del consiglio, lo spostamento di ufficio

sindaco Somma

A metà mattina di martedì Gerardo Locurcio è nella piazzetta davanti al municipio, il sindaco Stefano Bellaria nel suo ufficio in municipio. Distanza non solo fisica, tra il presidente del consiglio comunale – esperto navigatore della politica, con la sua Somma al Centro – e il primo cittadino: lo scontro tra Locurcio e la maggioranza è ormai aperto da giorni, dopo i primi attriti. Ma nelle ultime ore si discute molto del “caso” del trasferimento di ufficio di Locurcio, che ha denunciato di esser stato “sfrattato”.

Ma il sindaco Stefano Bellaria, fin qui in silenzio, cosa pensa oggi?
«Io volutamente non ho risposto alle diverse uscite, ho visto che c’è stata, dichiarazione dopo dichiarazione, una corsa al rilancio, ad alzare il tiro» dice Bellaria, seduto al tavolo dove si tengono le riunioni di giunta.

Ma questo trasferimento di ufficio, come si è arrivati?
«Tra le varie riorganizzazioni degli spazi previste, c’era la possibilità di uno spostamento nell’ufficio che abbiamo poi assegnato alla presidenza del consiglio: uno spazio che è stato usato in passato anche dai segretari comunali, accanto alle scale, con la vista sulla piazza. Non certo un bugigattolo. Noi abbiamo massimo rispetto per la presidenza del consiglio, siamo la prima amministrazione che ha riservato un ufficio al presidente, prima non esisteva. Uno spazio dignitoso: per dire, il vicesindaco è in un ufficio più piccolo, altri assessori condividono lo stesso ufficio, l’assessore al bilancio usa gli spazi della ragioneria».

Va bene, lo spazio è dignitoso. Ma le modalità…
«Dipende da come viene raccontata la cosa. Gerardo Locurcio viene raramente in ufficio, qui al primo piano: avremmo voluto parlarne di persona, ma da un mese non si vedeva al primo piano. Lo abbiamo comunicato per mail, per tempo. Non è un golpe, non si può pensare che sia un casus belli. E comunque si discute qui a Palazzo Viani Visconti, non al bar Gallo o sulle pagine del giornale. Ad ogni invito e a ogni silenzio del sindaco pensato per far abbassare i toni, è seguita un’uscita di Locurcio sempre più aggressiva e lacerante».

Di fronte a questo, c’è una riconferma della fiducia a Piantanida? 
«Edoardo Piantanida e Maria Teresa Pandolfi sono persone appassionate, generose e presenti, si può discutere del loro operato ma non è accettabile che vengano offese. Anche nella critica si possono usare parole che non feriscano la persona. Le parole possono essere ponti o muri, io ho visto molti muri».

Questa crisi politica con Somma al Centro dura da settimane: non è preoccupato della tenuta della maggioranza?
«La lettera aleggiava nell’aria per tutta l’estate. Noi abbiamo dato a Pandolfi possibilità di vedere ogni passaggio dell’azione di Piantanida, abbiamo cercato la condivisione. E non c’è solo Pandolfi: io ho ricevuto una lettera da otto candidati…»

La famosa lettera che rappresenterebbe il 60% dei voti espressi per Somma al Centro…
«Mettendo insieme le preferenze di chi ha sottoscritto con quelle di Piantanida sono pari al 65% dei voti. E in quella lettera i firmatari dicono “ci dissociamo completamente” e “ribadiamo pieno sostegno”.  E contestano a Locurcio di aver criticato Piantanida “senza aver mai coinvolto la maggioranza della lista”. Sono consapevoli che stiamo portando avanti capitoli importanti come la sistemazione della frana del Belvedere, la messa in sicurezza delle Fattorie Visconti, il Lascito Aielli, le nuove Rodari».

Sono tutti interventi attesi da tempo e ormai siete a metà mandato, considerato che Somma andrà al voto nella primavera 2026 (dopo il voto di settembre 2020, rinviato per Covid).
Su alcuni temi – come le Fattorie Visconti – avete chi, quasi più che la minoranza politica, vi incalza. Quando si tireranno le fila degli interventi? È fiducioso che si riesca a rispettare gli obiettivi?

«Sulle Fattorie l’interlocuzione con la Sovrintendenza prosegue, abbiamo avuto in questi giorni anche un confronto con alcune associazioni, ad esempio Italia Nostra.
Vorremo anticipare la messa in sicurezza dal 2025 al 2024, siamo in attesa di capire se verrà riaperta la graduatoria del piano Rigenerazione. Nel 2024 avvieremo il Lascito Aielli e il recupero frana Belvedere grazie ai fondi ottenuti. E partirà cantiere delle Rodari, demolizione e ricostruzione: su questo siamo nei tempi del Pnrr, non abbiamo saltato una sola scadenza. Obiettivo per il 2024 è muoversi su questi grandi capitoli. Poi ci sono altri capitoli: la Kone ha consegnato gli ascensori per il sovrappasso di Mezzana, possiamo indicare la fine lavori per fine 2023 o inizio 2024. Poi, in generale il punto è dove si mette il focus: si può dire “ci avete messo tanti mesi” o all’opposto dire “avete risolto dopo 10 anni o più”».

Approfittiamo del colloquio per toccare un altro tema amministrativo grande, che coinvolge Somma: Malpensa e la previsione di crescita del cargo. Dopo la bocciatura dell’espansione di 44 ettari da parte della Commissione VIA, ora c’èè un decreto che vuole rivedere la scelta. Si terrà conto dell’accordo territoriale tra Comuni, Sea, Enac e Regione? O vede il rischio che quell’accordo venga saltato a piè pari?
«Oggi abbiamo due possibilità: stracciarsi le vesti o cercare la migliore soluzione possibile. Io certamente [dopo la bocciatura da parte della Commissione VIA] avrei preferito soluzione negoziata, prendo atto però che oggi c’è un decreto. Che si tenga però conto con l’interlocuzione con il territori: noi stavamo lavorando anche a recuperare la posizione del Parco Ticino. Che senso ha parlare di federalismo e poi decidere tutto a Roma senza alcun confronto con il territorio? Noi siamo pronti a cercare un accordo equilibrato e a farci carico anche della decisione. Se così non fosse, non avremmo fatto un passo difficile e impegnativo come quello dell’accordo 2022 che aveva mediato tra esigenze diverse».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 31 Ottobre 2023
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