Il Vajont e l’Italia del dopoguerra: Andrea Ortis al Teatro di Varese racconta il rapporto miope tra uomo e Natura
"Il Vajont di tutti - riflessi di speranza” è lo spettacolo in scena il 10 novembre. Un racconto che, dalla tragedia della diga, si snoderà, con canzoni e video, lungo il dopoguerra, il boom economico, lo sviluppo idroelettrico

Sessant’anni dopo il Vajont fa ancora paura. Duemila vittime, provocate dell’incuria, della superficialità e dell’avidità, sono tutt’oggi una ferita aperta nella coscienza collettiva.
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Eppure, quella diga superata dall’onda anomala e la devastazione che ne è seguita, nel fondovalle veneto e a Longarone con 2000 morti di cui un quarto bambini e adolescenti, furono l’inizio di una narrazione di tragedie che arriva fino ai giorni nostri, alle piene devastanti della Romagna e delle Marche nella primavera scorsa, nella valanga distruttiva di Rigopiano, nella tragica alluvione di Sarno, nello smottamento rovinoso della Valtellina, nel sisma doloroso di San Giuliano di Puglia.
Sessant’anni dopo è ancora il Vajont a fare notizia come caso simbolo della miopia umana nel rapporto con la natura. Al teatro di Varese, il 10 novembre, sarà in scena “Il Vajont di tutti – riflessi di speranza”, una produzione Mic – International Company con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia , scritta e diretta da Andrea Ortis, inserita nel programma di Festival Glocal.
«A distanza di 60 anni è ancora importante ricordare – commenta il regista e attore Andrea Ortis – Raccontare il rapporto malato che l’uomo ha con la natura. Abbiamo occupato spazi, spesso per avidità, senza ascoltare, senza capire le conseguenze dei nostri atti. È un atteggiamento che poi è tornato ciclicamente nella storia del nostro paese come a Rigopiano, a Sarno, in Romagna. La storia, attraverso gli atti processuali, conduce in un viaggio attraverso il ‘900, con canzoni, proiezioni, documenti originali che parlano anche di riscatto dopo due eventi bellici, di boom economico, di sviluppo idroelettrico. Ma anche di superficialità, ignavia, egoismo. Un viaggio nell’umanità più profonda e nell’attualissimo e complesso rapporto tra uomo e ambiente».
Andrea Ortis porta in scena la tragedia del Vajont partendo dal racconto di successo di Marco Paolini: « Io sono friulano e questa tragedia mi appartiene culturalmente ma è stato grazie a Marco Paolini che ho riesumato un vecchio testo e ho iniziato la ricerca di dati e documenti, gli atti processuali, che hanno ispirato questo lavoro. Il mio racconto, però, è diverso da quello di Paolini, è più un excursus nell’Italia del dopoguerra fino ai nostri giorni, nel rapporto con la natura e l’ambiente circostante, le conquiste e le ferite laceranti che ha subito. Sul palco, insieme a me, ci sono altri attori, ci sono cori ( il Coro di Cividale che intona il “Signore delle cime”) un video che ci ricorda la trasformazione della società contadina grazie al progresso».
Lo spettacolo si snoderà su due binari narrativi e paralleli, da una parte si assisterà a un dettagliato racconto dello scenario storico del secondo dopoguerra, attraverso un viaggio nelle tradizioni delle comunità montane e lungo il tracciato delle radici dialettali e popolari del nostro Paese; dall’altra si ripercorreranno minuziosamente gli eventi e le dinamiche umane che culminarono nel disastro avvenuto 60 fa.
“Il Vajont di tutti” farà emozionare e riflettere: «Per me il teatro è uno stimolo a pensare, interrogarsi. Quando si chiude il sipario si apre la fase personale di riflessione e rielaborazione. Se, a distanza di 60 anni, dobbiamo assistere ancora a questi eventi è forse perché ancora dobbiamo capire il senso del nostro rapporto con l’ambiente che ci circonda. Le grandi tragedie mettono sempre in evidenza le responsabilità di qualcuno, ma siamo sicuri che nel nostro piccolo, anche noi, non approfittiamo di una situazione quando ci torna utile, ci conviene? Sono anche i piccoli egoismi a favorire situazioni pericolose. Siamo un popolo che sa essere unito nelle gradi tragedie, nella paura e nel dolore ma poi persegue i propri interessi. Per questo penso che occorra continuare a parlane: e se anche solo uno spettatore, soprattutto un ragazzo, uscisse da teatro portando con sé una lezione che lo guiderà nelle sue scelte future, allora io avrò raggiunto il mio obiettivo».
VENERDI 10 NOVEMBRE 2023 ORE 21:00
IL VAJONT DI TUTTI
RIFLESSI DI SPERANZA
BIGLIETTI:
Platea Vip € 36,00 | Platea Poltronissima € 32,00 | 1° Galleria € 28,00 | 2° Galleria € 25,00
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