L’11 settembre continua in Israele
Il vero scopo dell'attacco terroristico di Hamas sembra essere di infrangere il mito della supposta invincibilità israeliana
Israele ha probabilmente il Sistema di intelligence più avanzato del mondo. Come è possibile che sia stato sorpreso dall’attacco di Hamas con una dimensione mai vista prima? La narrativa è il primo obiettivo militare dei tempi moderni. Il vero scopo dell’attacco terroristico di Hamas sembra essere di infrangere il mito della supposta invincibilità israeliana. Data l’infinita disparità di forze in campo, è evidente che anche un esito limitato, parziale e temporaneo può essere considerato un successo capace di infiammare la volontà, le velleità, e le conseguenti azioni di sostegno da parte di tutto il network di attori geopolitici ostili ad Israele.
Israele ha visibilità ovunque e si muove globalmente per proteggere i propri civili e interessi. Ma ha un buco nero, la Striscia di Gaza. La più grande “prigione” del mondo è un rettangolo di terra costiera di 360 chilometri quadrati (il doppio del comune di Milano), molto densamente popolata da circa 2 milioni di persone. È completamente controllata da Hamas, il braccio palestinese dei Fratelli Musulmani, un’organizzazione fondamentalista araba presente in vari Paesi, che si propone di combattere Israele con attentati terroristici. La striscia è una spina conficcata nella parte sudoccidentale di Israele, confinando con l’Egitto a sud e con il mare mediterraneo a nord ovest. Allo stesso modo con cui, paradossalmente, Israele è un cuneo della civiltà occidentale nel cuore del mondo arabo. Israele controlla lo spazio aereo e i confini marini e terrestri della striscia (tranne per il tratto egiziano), isolando questi territori dal resto del mondo.
La permeabilità strettamente controllata della Striscia non è zero. In superficie, ogni giorno migliaia di palestinesi fanno i frontalieri per andare a lavorare in Israele e gli aiuti umanitari lentamente fluiscono dentro i territori. Sotto la superficie, inoltre, una rete di cunicoli collega internamente la striscia, estendendosi sotto il territorio dello stato ebraico. Sono strutture che hanno origine negli anni ’80 del secolo scorso, inizialmente e per facilitare i traffici illeciti e superare i vincoli dell’asfissiante controllo
militare israeliano.
I tunnel sotterranei hanno giocato un ruolo importante nell’effetto sorpresa dell’attacco dell 7 ottobre, fornendo basi logistiche per occultare la gran quantità di missili utilizzati e occultare gli spostamenti delle milizie. Pur essendo note e sorvegliate da tempo, forse proprio per questo sono state ritenute non letali.
Due ricercatrici qualche anno fa analizzarono il fenomeno dei tunnel costruiti da Hamas per penetrare anche in territorio israeliano. Nicole Watkins e Alenia James hanno studiato in dettaglio lo sforzo sorprendente concludendo: “Strutturalmente i tunnel sono ben costruiti e hanno permesso ad Hamas di portare a termine varie operazioni di attacco alle postazioni delle Forze di Difesa Israeliane. L’idea che il gruppo sia stato capace di infliggere un danno, fisico, psicologico o politico, potrebbe essere considerato un successo”. (Fonte: Digging into Israel: the sophisticated tunnelling network of Hamas).
Israele non è certo stata a guardare in questi anni. Come riporta un approfondito articolo de Il Post del 2021: “Nel corso degli anni per Hamas divenne sempre più difficile costruire tunnel in territorio israeliano, anche perché Israele iniziò a progettare un muro sotterraneo, in cemento, per circondare la Striscia. Il muro è stato infine completato a marzo di quest’anno: non si conosce la profondità esatta a cui arriva, ma i giornali israeliani hanno parlato di “decine di metri”. Israele sta inoltre costruendo ulteriori barriere in superficie lungo il percorso del muro sotterraneo, come una recinzione alta sei metri che si estende per 65 chilometri attorno alla Striscia”.
Tutto apparentemente necessario e insufficiente. Perché mentre i servizi israeliani in compagnia di quelli italiani affondavano tragicamente lontano da casa nelle acque del lago Maggiore brindando effimeramente al successo di una supposta operazione anti-iraniana, lo Stato degli Ayatollah stava disegnando una micidiale mossa sullo scacchiere domestico.
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
…
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
…
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra
(Gianni Rodari)
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