La logistica è la terza “nazione” al mondo per emissioni di gas serra. È ora di cambiare

Se questo settore fosse uno stato, dopo Cina e Usa, sarebbe il terzo maggior responsabile delle emissioni di gas serra. Il convegno organizzato dal Green transition hub della Liuc ha presentato i risultati di una survey condotta su 500 aziende e messo a confronto le best practice di undici grandi gruppi

Economia varie

A proposito di transizione energetica e cambiamenti climatici di parole in questi ultimi anni ne sono state dette tante. Forse è per questo che il Green transition hub dell’università Liuc di Castellanza, in collaborazione con  Columbus Logistics, ha organizzato un convegno dal titolo “Green logistics dal dire al fare”.
Fabrizio Dallari, professore ordinario di Logistica e Supply Chain management alla Liuc, e Alessandro Creazza, direttore del Green transition hub, hanno proposto, in un’aula Bussolati stracolma di persone, due panel con case history di grande valore. Parliamo di autentici big quali: Coca-Cola, Goodman, Grifal, Ikea, Lucart, Cpr, NolPal, P&G, Toyota, Chef Express e World Capital che hanno fatto il punto della situazione sulla messa a terra delle azioni di sostenibilità dichiarate e sulle motivazioni che spingono gruppi così importanti ad essere protagonisti della transizione verde con innovazioni di processo, di prodotto e più in generale con best practice ormai consolidate.

LE SOLUZIONI CI SONO
«Il cambiamento climatico ci impone di aumentare drasticamente l’attenzione a tutti quegli aspetti che possono ridurre le emissioni e le esternalità della logistica nelle sue 4 declinazioni: imballi, magazzini, trasporti e organizzazione dei flussi della supply chain – ha spiegato Dallari – Dal nostro osservatorio privilegiato abbiamo rilevato un gran numero di soluzioni attuabili dalla maggior parte delle imprese manifatturiere, commerciali e di servizi logistici. Diffondere le best-practice per la transizione verde attraverso il nostro Green hub è l’obiettivo che ci siamo posti come Liuc Università Cattaneo».

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LA “NAZIONE” LOGISTICA
La riflessione fatta dagli esperti del Transition green hub dell’ateneo di Castellanza parte da un dato oggettivo: gli impatti sul cambiamento climatico attribuibili alla logistica sono pari all’11% di tutti i gas serra emessi nel nostro pianeta, pari a 4,2 gigatoni di Co2. Se la logistica fosse una nazione sarebbe al terzo posto dopo la Cina che ne emette 11,2 gigatoni e gli Usa con 4,5 gigatoni.
Agire nelle quattro direzioni indicate da Dallari è dunque indispensabile.
I risultati della survey condotta dal Green transition hub su 500 aziende danno indicazioni positive. «Il 70% delle imprese intervistate dichiara di avere obiettivi di sostenibilità – ha spiegato Alessandro Creazza, direttore del Green transition hub della Liuc -. Tuttavia analizzando le sole Pmi questa percentuale scende al 55%. Mentre l’80% delle imprese di servizi logistici di trasporto dichiara un forte impegno sui temi della mobilità sostenibile».

LE PRESSIONI DEL SISTEMA
L’impegno delle imprese aumenta in questa direzione, perché aumentano le pressioni degli stakeholder. In aumento anche le pressioni esterne a partire dalle banche che erogano finanziamenti green, ma anche quella dell’opinione pubblica e di gruppi di influenza. Le grandi aziende che dichiarano obiettivi di sostenibilità sono quelle che ricevono più pressioni. Sulla natura di questo impegno, rispetto al 2022, cresce quello relativo ai magazzini, forse dettato dalla crisi energetica. Si è invece fortemente ridotto l’impegno nelle altre aree, soprattutto per chi non ha obiettivi di sostenibilità, mentre le Pmi si sono impegnate maggiormente in iniziative di collaborazione nella supply chain.

I BENEFICI
Naturalmente impegnarsi sul fronte della sostenibiltà ha dei benefici ambientali, operativi ed economici. Questi ultimi sono quelli che hanno ottenuto il punteggio più alto, a seconda dell’impegno profuso negli ambiti in cui sono state adottate soluzioni green. Ci sono benefici a livello di organizzazione dei trasporti e riduzione dei costi dell’energia, quando l’impegno è concentrato sul magazzino e l’intralogistica. Ci sono benefici ambientali, specialmente nella riduzione degli scarti di imballaggio. «Non è sempre vero che la sostenibilità costa» ha osservato Creazza. È aumentata la misurabilità della sostenibilità: le aziende della logistica misurano di più, specialmente quelle attive nei trasporti, rispetto a quelle manifatturiere, mentre le Pmi misurano meno rispetto alle grandi imprese.

L’OBIETTIVO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
A chiudere il convegno è stato Sergio Barbarino. Il chairperson  di Alice (Alliance for Logistics Innovation through Collaboration in Europe) ha ricordato alla platea che la Commissione europea ha proposto di dichiarare il fallimento del modello degli imballi usa e getta, una decisione che avrà delle conseguenze per tutta la logistica. Gli imballi da trasporto devono essere riutilizzabili al 30% al 1 gennaio 2030 e al 90% al primo gennaio 2040. Al primo obiettivo mancano solo 6 anni.

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 19 Ottobre 2023
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