“La politica è diventata una guerra tra uomini primitivi”. Casini ospite a Varese del Sogno che va
Il senatore Pier Ferdinando Casini, ospite del progetto di Rosario Rasizza e intervistato da Stefano Zurlo, ha presentato il suo libro C'era una volta la politica e ha raccontato un pezzo di storia italiana vista dalla sua parte
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Sullo schermo scorrono le immagini e le brevi interviste con il ministro Maria Elisabetta Casellati, Bruno Vespa e Samantha Cristoforetti. Sono alcuni degli ospiti di questi anni de #ilSognocheva. Rosario Rasizza, dopo aver ideato il format, presenta la venticinquesima serata con un po’ di emozione. Nella sala del ristorante da Annetta ha di fianco a lui uno dei politici più navigati degli ultimi quarant’anni. Pier Ferdinando Casini, intervistato da Stefano Zurlo, ha presentato il suo libro C’era una volta la politica e ha raccontato un pezzo di storia italiana vista dalla sua parte.
L’ultimo democristiano, come ama definirsi fin dal sottotitolo del suo saggio, una volta era solito girare il Paese per le campagne elettorali o per incontrare le sue comunità politiche. Ora il tour lo vive come scrittore e si è visto subito quanto lo renda più rilassato. Jeans bianchi, camicia sbottonata e giacca leggera, che comunque si toglie in fretta per una serata più calda di quanto ci si potrebbe aspettare a ottobre.
Lui resta proprio democristiano in tutto e per tutto e lo mette in chiaro spesso nel corso della serata. “Sono nato democristiano e morirò, speriamo più tardi possibile, democristiano.” Quella equidistanza però non gli toglie il gusto di raccontare tanti aneddoti della vita politica e già nella citazione all’inizio del libro si capisce da quale scuola provenga citando Alcide De Gasperi. “Ci sono molti che nella politica fanno solo una piccola escursione, come dilettanti, ed altri che la considerano, e tale è per loro, come un accessorio di secondarissima importanza. Ma per me, fin da ragazzo, era la mia carriera, la mia missione”. È quello che Casini ribadisce e nelle rare occasioni in cui si sbilancia se la prende con quel Movimento Cinque stelle che ha fatto dell’antipolitica la propria azione salvo poi allearsi con tutti “perché una volta atterrati nel Palazzo le cose cambiano”.
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“Nella vita politica la reputazione la valuti in modo diverso a seconda dell’età che hai – Pier Ferdinando Casini esordisce ricordando un momento intenso della sua carriera quando era uno dei papabili al Quirinale – Mi ha fatto piacere ricevere tanti attestati di stima, poi le cose sono andate diversamente, ma ogni elezione è una grazia di Stato, come lo Spirito santo per la scelta del Papa. Ho scritto il libro per raccontare e anche perché da tempo faccio sempre più fatica ad accettare la rappresentazione della politica come è oggi. Faccio fatica a vedere che la politica è diventata come una guerra tra uomini primitivi. La realtà è molto più complessa e non puoi ridurla a schieramenti come fosse una partita”.
Casini rievoca alcuni personaggi famosi della vita politica e due tra questi suscitano più ilarità tra il pubblico. “Tra le frasi più celebri di Andreotti c’è quella in cui dice che il potere logora chi non ce l’ha. Per me non è così. Il potere logora chi ce l’ha. Guardate come va da tempo. Dopo un anno di governo, anche con una maggioranza fortissima, si deve fare i conti con i fatti. Gli slogan della campagna elettorale e del periodo all’opposizione non contano più. Questo governo è fragile e confuso. Salvo la Meloni perché è una che si impegna molto e ci crede a quel che fa”.
C’è spazio anche per Umberto Bossi e Casini gli dedica anche una parte del libro. “Lo definisco un uomo primitivo e lui è stato contento di questo. Nel 2002 invitai Papa Woytila in Parlamento ed ero molto preoccupato dell’abbigliamento di Bossi. Lui era solito indossare capi stravaganti ma in quell’occasione si vestì in modo fantastico. Quando gli presentai il Pontefice il senatore si avvicinò e gli disse: «Santità qui dentro siamo gli unici stranieri: lei polacco, io padano». Giovanni Paolo II era un uomo che coglieva l’ironia e gli sorrise intrattenendosi a parlare con lui”.
La Democrazia Cristiana resta nel cuore di Casini e lui ha una tesi diversa da quella che viene citata spesso. “Fu la caduta del Muro di Berlino a cadere in testa alla Dc e non Mani pulite. L’evento dell’89 sancì la fine del pericolo comunista e questo avrebbe richiesto un diverso posizionamento del partito. Martinazzoli non prese posizione e così arrivò la fine di quella esperienza politica. Io non sono cambiato e sono rimasto delle mie idee. È il resto del mondo che si è mosso. Ora non ha senso dire che da democristiano sono diventato comunista. Sono categorie passate e la mia storia è restata la stessa. Sono stato con Berlusconi, credendo alla rivoluzione liberale, fino al 2008. Poi la sua determinazione a mettere tutti sotto il PdL mi ha fatto scegliere di uscire da quella esperienza. Solo più tardi il Pd mi chiese di candidarmi e io misi come condizione di farlo a Bologna”.
La democrazia è un punto centrale dei ragionamenti di Casini. Lui è convinto che “i governi tecnici in un paese come l’Italia sono come gli antibiotici: vanno presi all’occorrenza. Se diventa la fisiologia non vanno bene. Sono gli italiani che devono scegliere i governi.Parlare del governo tecnico in questo momento è ridicolo. Il problema è il debito pubblico italiano e ben lo sa il vostro Giorgetti che si dice spesso preoccupato dei conti dello Stato”.
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Tante le domande dopo la presentazione e solo sull’ultima, che riguarda il futuro, Casini ha dei tentennamenti. “Non so quale sarà il nostro futuro politico”. Lui si schernisce all’idea che a fine mandato prosegua la vita politica attiva, ma qua e là si capisce bene come la pensa anche su questo. “La passione politica è qualcosa che non ti togli più di dosso. Quella politica che ho visto in passato era fatta di radicamento territoriale e professionalità. Oggi la gente viene portata in Parlamento perché amica di qualcuno. I partiti sono diventati personali”. Poi fa capire come ci sia ancora una speranza perché “un giovane per farsi sentire l’unico modo che ha è fare politica”.
La platea ha applaudito a lungo e alla fine dell’evento tutti in fila per farsi autografare un libro che entra nella vita pubblica del nostro Paese, e tra aneddoti e riflessioni politiche, racconta un pezzo di storia d’Italia che arriva fino ai giorni nostri.
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