Manuela Lozza, la prima intervista da Segretaria PD di Varese

Dal "pensiero fisso" delle amministrative del 2027 ai "mea culpa" del partito, dal rapporto con l'amministrazione comunale a quello con i nuovi cittadini: le prime parole della neosegretaria cittadina

Generico 09 Oct 2023

Il voto si è svolto domenica primo ottobre ma la sua investitura ufficiale è arrivata lunedì 9: quella che leggete perciò è la primissima intervista ufficiale come la nuova segretaria del circolo PD di Varese di Manuela Lozza. Iscritta al Partito Democratico da due anni e mezzo, Lozza ha però cominciato innanzitutto a “sporcarsi le mani” con l’esperienza amministrativa, che è ormai quinquennale; prima come presidente di consiglio di quartiere, poi come consigliera comunale e presidente della commissione cultura. Inoltre la sede del PD le è già ben nota perchè fa parte della segreteria cittadina del PD.  A lei abbiamo chiesto, innanzitutto, come è andata.

«E’ andata benissimo, anche a livello di numero di preferenze. E sono contenta che ci sia stato un altro candidato, perché se ci sono diversità di opinioni all’interno di un gruppo è meglio che si esplicitino in una proposta concreta. Del resto, le nostre mozioni non erano diversissime nei contenuti e questo è un bene per il domani. Diciamo che forse la mia era più consapevole e articolata, ma questo dipende dal fatto che negli ultimi tempi ho frequentato assiduamente il circolo. Avevo più carne al fuoco, diciamo».

Ora che è insediata, ritiene ci sia qualcosa da cambiare? Da dove si comincia?
«C’è tanto da cambiare, certo, soprattutto a livello di mentalità e soprattutto sul discorso di genere. Non sto parlando di quote rosa, ma del fatto che le donne devono avere le stesse possibilità di un uomo. E, in questo caso l’alternanza ci ha premiato: ogni volta che una donna si è confrontata con un un uomo, il voto ha premiato sempre la donna».

Non è stato l'”effetto Schlein” dunque?
«No, non penso. Ma è comunque bello pensare che nel nostro specifico caso, a Varese, tutte le segretarie siano donne, dal livello nazionale a quello di circolo, passando per il regionale e il provinciale»

Quale sarà la prima cosa che intende fare come segretaria?
«La primissima cosa da fare è ricompattare il più possibile gli iscritti: due mozioni diverse esprimono due idee diverse, ma non devono creare due correnti diverse. C’è da dire che a Varese noi abbiamo la fortuna che da anni qui le correnti non ci sono. la stessa candidatura di Santi (Moschella, il candidato alternativo a Lozza, ndr) è stata, come ha detto lui stesso, “una candidatura al servizio del partito e della pluralità”».

Come intende impostare, invece, il rapporto con l’esterno? Il dialogo con “chi sta fuori” dai partiti sembra sempre più difficile…
«Quello di dialogare maggiormente con l’esterno è un problema vero, che non tocca solo Varese ma tutti. Istituzionalmente le sedi sono in mano al provinciale. La sede del pd di Varese è sul nostro territorio ed è anche nostro onere farla vivere.  E la sede deve vivere perché deve vivere il partito: anche trovandosi di persona, perchè negli ultimi anni troppo spesso delle posizioni del PD sono state calate dall’alto. invece non può non esserci il dialogo, sia sui temi nazionali che su quelli locali: quali sono i problemi, cosa fanno i consiglieri e via così. Bello sarebbe che ci fosse la sede sempre accesa, che si tornasse a dibattere lì dei temi e magari anche ricominciare a manifestare. Voglio più partecipazione, anche per chi ho portato ad iscriversi dopo la segreteria nazionale».

Pensa già alle amministrative 2027?
«Sì. E’ un pensiero fisso, perché arrivano già delle sollecitazioni: mi hanno già chiesto più volte: “come ti porrai rispetto alle amministrative?” E io rispondo come nella mozione: ci vuole un campo largo, con un centro sinistra più ampio possibile. Ma sempre tenendo conto che il PD alle ultime elezioni comunali era il primo partito».

Vuol dire che il sindaco dovrebbe essere del PD?
«Non necessariamente. Quello che intendo è che si deve far sentire il peso del PD sulla scelta del candidato».

Tra gli argomenti da affrontare, e di cui ha parlato nella mozione che l’ha poi fatta vincere, ci sono anche i nuovi varesini…
«Noi parliamo molto dei diritti che dovrebbero acquisire  i nuovi cittadini di Varese, frutto delle varie emigrazioni, ma rarissimamente li accogliamo nel dibattito: crediamo di sapere cosa serve loro ma rarissimamente ne ascoltiamo le istanze. Un lavoro iniziale è stato fatto: abbiamo implementato gli iscritti con residenti non cittadini, o persone di seconda generazione. Ma la partecipazione non è sempre facile: dovremmo trovare temi che interessino, sperimentare nuovi orari. o magari andare nei quartieri invece che stare sempre in sede».

Nella mozione si parla anche di donne. Come è la situazione?
«Nel partito per quello che riguarda le donne ci sono solo buone notizie: basta pensare ai nuovi segretari. Io però vorrei andare oltre, e concentrarmi sulla visione che si ha delle donne fuori dal partito. Come PD ritengo che abbiamo delegato fin troppo ad altri soggetti il parlare di ciò che di brutto succede alle donne, dalla violenza alle discriminazioni: dobbiamo riappropriarcene. Non basta eleggere donne, ma  bisogna anche spendersi come partito che difende i diritti delle donne».

C’è qualche “mea culpa” da fare, per caso?
«Il PD è stato per tanti anni un partito maschilista, sicuramente su questo argomento un mea culpa è necessario. Un altro mea culpa da fare è sulla partecipazione: a livello più locale dopo il Covid ci siamo forse seduti, non tornando abbastanza velocemente alla partecipazione. Adesso però lo possiamo fare, e recupereremo il tempo perduto».

Quale sarà il rapporto del Partito Democratico con la “sua” Amministrazione Comunale?
«Nei confronti dell’amministrazione è necessario assicurare il massimo appoggio e sostegno, sia al sindaco che agli assessori. Però nella massima autonomia: noi siamo un gruppo politico, non l’amministrazione, non ci deve essere sovrapposizione. Per il resto, mai come in questo momento è necessario sostenere i nostri sindaci e i nostri assessori, soprattutto sui temi in cui non li sostiene nessuno».

Infine: quali saranno le sue prime azioni concrete?
«Non è corretto che le esprima subito, perchè l’organo decisionale è la segreteria, che non è stata ancora esplicitata. Se ne parlassi ora, sarebbe una mia decisione d’imperio, e partirei già male. Ma non c’è da aspettare molto: venerdì sera ci sarà la  direzione, e in quella occasione sarà annunciata la segreteria cittadina. Sarà però una segreteria piccola, pensata per deleghe: e oltre a quelle classiche, una di queste sarà ai quartieri, con cui spero si possa creare un maggiore e più capillare radicamento in città»

LA RELAZIONE CONGRESSUALE INTEGRALE DI MANUELA LOZZA

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 11 Ottobre 2023
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