Morì infilzato nell’inferriata dopo il volo dalla finestra della casa di riposo: tutti assolti

A processo il medico di guardia, due operatrici sanitarie, il rappresentante legale e direttore della struttura. I difensori: “Tutte le sentenze fino ad oggi su questa materia erano di tendenza contraria”

tribunale varese

Il volo dalla finestra e l’agonia perché i ferri della recinzione della casa di riposo di Cuvio l’avevano trapassato senza lasciargli speranza di vita: un fatto grave che porto a decesso di un 74enne di Milano rimasto solo, e che arrivò nelle valli varesine per decisione dell’amministratore di sostegno della città meneghina.

Un fatto che destò grande scalpore legato alle condizioni di un uomo che aveva l’età mentale di un bambino piccolo, di 5 anni: aveva già tentato la fuga e quella sera di marzo del 2017 era riuscito a guadagnare una finestra dopo aver percorso un corridoio per poi lanciarsi nel vuoto, A processo, per quei fatti finirono il direttore della struttura e legale rappresentante della casa di riposo, il medico quella sera di guardia, due operatrici socio sanitarie.

Il processo, nel quale sono stati ascoltati testimoni ed esperti, oltre agli stessi imputati, ha portato martedì alla pronuncia in primo grado dell’assoluzione per tutti gli imputati a cui sostanzialmente veniva contestato l’omicidio colposo: al medico la “procurata morte in ambito sanitario“, alle due “oss“ l’omicidio colposo omissivo, mentre al direttore della struttura responsabilità penali per non aver adottato il modello organizzativo adeguato per garantire il contenimento dell’anziano ospitato nel reparto “casa albergo” che veniva contenuto (con spondine contenitive e lacci magnetici) ma non sottoposto a severa sedazione per mancanza di consenso dell’amministratore di sostegno.

Il pm aveva chiesto 1 anno e 4 mesi per il medico, 8 mesi per il legale rappresentante, e assoluzione per le due “oss“. Il giudice ha pronunciato l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Corrado Viazzo e Vera dall’Osto.

«Una assoluzione con formula piena. Ma anche una sentenza importante perché per casi analoghi a questi sono sempre arrivate condanne per carenze sul fronte organizzativo, ma in realtà è stato dimostrato che tutto era stato fatto per la contenzione, che era stata applicata ma non con una formula tale da immobilizzare l’ospite e causargli problemi dal punto di vista cardio circolatorio: l’uomo era molto magro e quella sera è riuscito a divincolarsi dalla contenzione per gettarsi nel vuoto»

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Ottobre 2023
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