Nuova tassa sui frontalieri? Alfieri (Pd) non ci sta: “Decisione calata dall’alto e senza metodo”

Il capogruppo PD in commissione esteri Senato, il varesino Alessandro Alfieri, entra nella questione sulla “tassa sulla sanità per i frontalieri”, l’articolo 50 della bozza della manovra finanziaria del Governo Meloni

Alessandro Alfieri in sede PD

La nuova tassa sulla sanità per i frontalieri prevista nella manovra è sbagliata: a dirlo, e a spiegarne il perchè, è il  capogruppo PD in commissione esteri Senato, il varesino Alessandro Alfieri, che entra nella questione dell’articolo 50 della bozza della manovra finanziaria del Governo Meloni.

Secondo quell’articolo, a partire dal 2024  i “vecchi frontalieri” dovranno contribuire al mantenimento del Servizio Sanitario Nazionale attraverso un’imposta annuale che varierà tra il 3% e il 6% del proprio reddito netto annuo, con una aliquota che verrà decisa dalle singole Regioni. Le nuove risorse secondo la bozza,, “verranno utilizzate dallo Stato per migliorare le condizioni del personale medico di frontiera e finanziare gli ospedali di confine”.

Una scelta che trova il senatore PD in disaccordo soprattutto per il processo di formazione della scelta: «L’accordo fiscale Italia/Svizzera ha avuto vita complicata e difficile, e si è riuscito a siglarlo perchè avevamo trovato un buon metodo di condivisione delle scelte tra i soggetti coinvolti – ha sottolineato infatti Alfieri – Questo governo invece butta via tutto e torna all’antico, calando dall’alto una scelta che più che nel merito è completamente sbagliata nel metodo: innanzitutto, senza convocare il tavolo sui frontalieri previsto nell’accordo nè interpellare i diretti interessati. Su una scelta del genere ci stupisce in particolare la Lega, che dice di essere partito del territorio e poi cala dall’alto una decisione del genere».

Inoltre: «In questa tassa non si prevede nessuna gradualità, e non si prevede progressività: c’è una bella differenza tra lavorare nelle pulizie o nella finanza a Lugano, è discriminante che la tassa sia uguale per tutti».

Secondo Alfieri poi: «C’è un problema di coperture, che ci sembrano tutte sbagliate. Tra l’altro, si alza il livello delle aspettative degli operatori sanitari di confine, sparando cifre a caso che dovrebbero essere da loro recuperate con questa tassa: dovrebbero essere decisamente piu cauti. Inoltre, non saranno 40 euro in più in busta paga a trattenere un infermiere italiano dall’andare in Svizzera, dove le differenze di stipendio sono ben più alte: sarebbe più saggio lavorare sui benefit, come il nido gratis o sgravi fiscali».

Per questo Alfieri conclude: «Questa tassa per ora è solo una bozza nella manovra finanziaria, ma noi faremo battaglia perchè il metodo di lavoro torni quello originario – spiega Alfieri – Un tavolo di lavoro, una sua progressività e il confronto con i sindacati per l’utilizzo delle risorse che verranno recuperate. In caso contrario, lavoreremo strenuamente perchè questa tassa, così com’è, non passi».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Ottobre 2023
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