Passageway, a Villa Panza le opere spirituali e minimaliste di Wolfgang Laib
La personale dell’artista tedesco è composta da quattro grandi installazioni, di cui una inedita e realizzata appositamente per la dimora di Biumo. Resteranno esposte fino al 25 febbraio 2024
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«Sono poche installazione ma di grandissima intensità. Un viaggio spirituale». Anna Bernardini, direttrice di Villa e Collezione Panza introduce così “Passageway”, la personale dell’artista tedesco Wolfgang Laib. Quattro grandi installazioni, di cui una inedita e realizzata appositamente per la dimora di Biumo, che resteranno esposte fino al 25 febbraio 2024 negli spazi delle Scuderie e delle Rimesse per le carrozze.
La mostra, organizzata nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Giuseppe Panza di Biumo, chiude così il ciclo “natura e forma” e oggi propone ai visitatori opere da osservare, in silenzio. Così almeno ha consigliato Lia Rumma, fondatrice della galleria a suo nome, che oggi ha partecipato all’inaugurazione della mostra, collaborando con il museo nella sua realizzazione.
«Wolfgang Laib è un artista che non è appartenuto alla storica collezione di Giuseppe Panza di Biumo, ma la sua poetica rientra appieno nella sfera di ricerca che il collezionista ha perseguito nella sua vita, come la dimensione spirituale, l’approccio, il misticismo e una impronta fortemente minimalista che si evince dal tutto il suo percorso di ricerca».
Un artista capace di fondere la poetica della cultura orientale e occidentale, utilizzando materiali organici e inorganici. Cera d’api, polline, riso, pietra, carta e ottone sono gli elementi che danno vita alle sue opere e rappresentano il punto di partenza per creazioni che trascendono l’esperienza visiva, e artistica, per condurre lo spettatore a una dimensione più intima e meditativa.
«Ho conosciuto Giuseppe Panza nel 1978, quesi mezzo secolo fa in occasione della mia prima mostra. Ed è stato un incontro molto bello ed è sempre stato piacevole tornare in Italia, è sempre molto emozionante venire qui. Negli italiani noto sempre una profondità emotiva nei confronti dell’arte», sottolinea invece l’artista raccontandosi al pubblico presente in sala.
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IL PERCORSO ESPOSITIVO
La prima opera che si incontra in mostra nella Scuderia grande della Villa è Passageway Inside-Downside (2011-2012): cinquantadue elementi in ottone che evocano la forma di piccole barche appoggiate su altrettanti cumuli di riso, e rimandano all’idea del viaggio verso un altro mondo. Lo spazio della Scuderia piccola ospita invece l’opera Brahmanda (2016-2022), realizzata in granito nero e dalla forma ovoidale, ispirata a Brahma e al mito dell’uovo cosmico, simbolo della creazione dell’universo nella lingua sanscrita. Il percorso espositivo continua nella prima delle due rimesse delle carrozze con Crossing the River-for Bodhiharma (2021-2022): sette lavori di carta su legno, in cui il disegno emerge solo in base al modo in cui la luce si riflette nell’opera. Si tratta di un altro viaggio spirituale, stavolta in nome di Bodhidharma, mistico indiano che ha sposato i principî del Buddismo e delle arti marziali per mostrare la via della saggezza, dell’illuminazione interiore e della contemplazione.
Infine, nella seconda sala delle rimesse, la mostra si chiude con un’installazione dal titolo Untitled 2023, un’opera site specific realizzata dall’artista con il riso e la cera d’api, materia duttile, malleabile il cui intenso profumo colpisce i nostri sensi. Attraverso Untitled 2023, Laib invita a compiere un’esperienza metafisica, pensata e realizzata esclusivamente per Villa Panza.
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Villa Panza non è un museo d’arte contemporanea, ma la casa del collezionista e della sua famiglia. Riflette e testimonia in modo inequivocabile la sensibilità, la cultura e il percorso di ricerca di Giuseppe Panza, che ha attraversato almeno tre generazioni di artisti, dagli anni ’50 del Novecento fino al 2010. La collezione qui custodita e il suo allestimento – concepito con eleganza e attenzione al rapporto tra architettura, natura, arredo e opere – sono un’opera in sé: quella del collezionista, di cui la Villa offre al pubblico l’esperienza unica, e che grazie a questa nuova esposizione sarà ancor più godibile e illuminante.
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Wolfgang Laib
Wolfgang Laib è nato a Metzingen, nel sud della Germania, nel 1950. Si avvicina all’arte dopo gli studi in medicina e nel 1975 realizza la sua prima Milkstone, una lastra di marmo bianco ricoperta di latte. Nel 1977 comincia a raccogliere polline nei campi attorno alla sua residenza, inaugurando una pratica che sarà centrale nella sua produzione artistica.Tra il 1978 e il 1981 presenta i suoi famosi quadrati di polline in varie mostre personali in Germania, in Italia, in Svizzera e negli Stati Uniti. Nel 1983 inaugura i suoi primi lavori con il riso, e nel 1987 con la cera d’api. La prima “camera di cera” è del 1988: ne seguiranno molte altre, tra cui una permanente nei Pirenei, realizzata nel 2000, e una accanto al suo studio nel sud della Germania, nel 2004. Dal 2002 in poi realizza importanti opere con lacca birmana. Attualmente sta progettando la costruzione di un enorme Brahmanda da scolpire tra le colline granitiche del Puli Malai, in India.
Sue mostre si sono svolte in musei, rassegne e istituzioni artistiche in tutto il mondo tra cui: l’Arc di Parigi, il Capc Musée d’Art Contemporain di Bordeaux, la Biennale di Sidney, il Toyota Municipal Museum, il National Museum of Modern Art di Tokyo, il National Museum of Contemporary Art di Seul, la Fondation Beyeler di Basilea, il Macro di Roma, il complesso di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna, il Kunstmuseum di Bonn, il Reina Sofia di Madrid, il Musée de Grenoble, il MoMA di New York e il Centre Pompidou a Parigi.
Vive in un piccolo villaggio nel sud della Germania e ha studi nel sud dell’India e a New York, dove trascorre parte dell’anno. Ha ricevuto il Praemium Imperiale a Tokyo nel 2015. L’evento si svolge con il patrocinio del Comune di Varese. Villa e Collezione Panza è Museo Riconosciuto da Regione Lombardia. In contemporanea, la Galleria Lia Rumma di Milano espone i lavori di Wolfgang Laib nella mostra dal titolo E vidi cose che ridire né sa né può.
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