Stefano Binda, per l’indennizzo c’è ancora da aspettare
Le motivazioni con cui la Cassazione rigetta l’ordinanza dei giudici di Milano sull’ingiusta detenzione. Prima l’arresto per l’omicidio Macchi e gli anni in carcere, poi la completa assoluzione

Non riguarda l’entità della somma richiesta a titolo di ingiusta detenzione, ma è piuttosto la condotta dell’allora indagato a dover venire nuovamente valutata dai giudici milanesi. Questo il sunto delle motivazioni che la Cassazione ha depositato il 20 settembre scorso a fondamento del rigetto dell’ordinanza dei giudici della corte d’Appello di Milano che davano il via libera all’equo indennizzo per gli anni di carcerazione cautelare sofferta ingiustamente da Stefano Binda. L’uomo, classe 1967 di Brebbia che come si ricorderà venne accusato e poi scagionato nei superiori gradi di giudizio per l’omicidio della studentessa varesina Lidia Macchi trovata assassinata in un bosco tra Cititglio e Caravate nel gennaio 1987.
Uno dei timori espressi dai difensori di Binda Patrizia Esposito e Sergio Martelli riguardava in prima battuta l’ipotesi di un ricalcolo della somma di 303 mila euro da destinare a titolo di ingiusta detenzione per Binda, (che rappresenta il massimo consentito dalla legge), ma appare invece fondata su altri punti la decisione della suprema magistratura romana: rivalutare il comportamento di Binda nelle more dell’esecuzione della misura cautelare che lo portò in carcere nel gennaio 2016, cioè se tale comportamento si da ritenersi «gravemente colposo», anche se i difensori da sempre hanno ricordato che Binda non solo si è detto fin da subito estraneo a fatti dopo l’arresto, ma che anche nel periodo precedente, dall’estate 2015 in avanti, abbia mantenuto un comportamento consono rispetto alla sua condizione di indagato e che non abbia cioè fatto supporre a chicchessia di essere convolto nei fatti, comportamento che se dimostrato integrerebbe la colpa grave.
Eventuali comportamenti, eventuali omissioni su cui la Cassazione vuole fare luce e che chiede alla Corte d’assise di Milano di valutare nuovamente. Beninteso: nulla di quanto avverrà, in alcun modo, avrà influenza sul giudicato: Stefano Binda è stato riconosciuto innocente e la sentenza è definitiva; la data in cui i giudici milanesi dovranno aggiornarsi per esplicitare il risultato delle indicazioni ricevute dalla Cassazione non è stata ancora fissata.
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