Torno venerdì
di Alessandra Stifani
Lunedì mattina, tra poco arriverà Irina. Stai bene col cardigan rosa e il filo di perle che indossavi il giorno del matrimonio. Una spazzolata dopo l’altra, i capelli sottili brillano nella luce dell’alba. Ti ho svegliato presto, il nostro tempo oggi è prezioso. Sei tutta per me.
Guardo il tuo viso riflesso nello specchio. Sei ancora bellissima, i tratti delicati, la pelle compatta di giovane donna si sono salvati dal destino crudele che ha spento la tua mente. Appoggio un lieve bacio sulla guancia, chiudo gli occhi e sento il tuo profumo e la risata e la mano che mi accarezza nella notte.
Torno a vent’anni fa, la mano sul volante della due posti e la strada della scogliera; un solo attimo sprofondato nei tuoi occhi e il mondo si è capovolto, un lancio verso le stelle e poi giù nell’abbraccio violento del mare d’autunno. L’urlo, sempre lo stesso, mi scuote. Mi alzo e vado in cucina, ogni passo è diventato faticoso, il fiato corto e la magrezza inquietante. Non c’è spazio per le bugie; Alessandra, la compagna di liceo che ha fatto il medico, non è mai stata brava a mentire e il mio tempo si é fatto breve.
Preparo la colazione come ogni lunedì negli ultimi vent’anni, latte caffè qualche biscotto. Oggi c’è un ingrediente in più.
Mille e più volte ti ho imboccato e abbiamo aspettato insieme Sonia, Terry e tante altre di cui non ricordo neppure il nome. Le salutavo con la speranza che avessero cura di te, poi ti davo un bacio sulla fronte, una carezza: “Torno venerdì!. E così è sempre stato.
Ripenso alla vita lontano da te: un lavoro monotono, la scelta di vivere in albergo, gli incontri senza passione. Avrei potuto fuggire sparire “rifarmi una vita”, come si usa dire. Ma la vita non si rifà, non si cancellano l’amore e il dolore, li ho sempre portati con me, e siamo rimasti soli.
Ogni venerdì sono tornato.
Avvicino la tua sedia al tavolo, un cucchiaio dopo l’altro con pazienza. Storci la bocca. Lo so, il latte è più amaro. Ti accasci in pochi minuti, il respiro rallenta, il colorito si fa diafano. Ti adagio in poltrona davanti alla finestra sul giardino, sulle gambe la coperta ricamata a mano che avevi portato in dote. “Mia moglie sta riposando, non la disturbi per favore!Sono pronto a uscire, bevo in un sorso la mia pozione magica e mi avvio verso l’auto. Corro sulla strada della scogliera, accelero sempre di più verso l’ultima curva. Una luce accecante.
No, venerdì non tornerò.
Ispirato aTorno venerdì, Mina, 1995
Racconto di Alessandra Stifani (www.ilcavedio.org) – Illustrazione: Donna alla finestra, particolare, Maria Colzani 1925, collezione privata
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