Con il Cuamm nella regione più povera dell’Uganda: l’esperienza di Anna, specializzanda in ginecologia al Del Ponte
È partita con il progetto JPO del Cuamm Medici con l'Africa. Sei mesi che le permettono di imparare approcci e metodi differenti, a contatto con una popolazione capace di regalare più di quanto riceva
Anna Giudici è una dottoressa specializzanda della scuola di ginecologia dell’Università dell’Insubria diretta dal professor Fabio Ghezzi. Nell’offerta formativa dell’ateneo ce n’è una particolare con Medici con l’Africa Cuamm. È un periodo di apprendimento in un ambiente nuovo, completamente differente dall’ospedale italiano, con procedure specifiche per una sanità meno ricca di strumentazioni.
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ANNA LAVORA A MATANY NEL NORD DELL’UGANDA
Anna ha deciso di partire per un’esperienza di sei mesi nell’ospedale di Matany, nel nord dell’Uganda.
«Si lavora dal lunedì al sabato. Tutte le giornate iniziano con una riunione dello staff medico. Poi, al mattino si fa il ward round o si va in sala operatoria/sala parto. Il pomeriggio è dedicato all’attività ambulatoriale».
L’OSPEDALE E’ NELLA REGIONE PIU POVERA DEL PAESE
«Matany è una realtà ospedaliera molto ben strutturata, con personale disponibile e volenteroso, grazie a questo riesce a garantire dei buoni standard assistenziali nonostante sia in un piccolo villaggio nella Karamoja, la regione più povera dell’Uganda. La qualità dell’assistenza è riconosciuta dalla popolazione locale tanto che abbiamo pazienti che provengono da tutta la regione compresi villaggi molto lontani o città con ospedali più grandi».
Ambiente nuovo, cultura diversa, contesto professionale richiedono approcci più complessi e tempi dilatati per poter osservare e comprendere con mente aperta e flessibile: « Io e Stefania, mia collega JPO di chirurgia generale, siamo gli unici medici stranieri (mzungu come ci chiamano qui) dell’ospedale in questo momento. I nostri colleghi ugandesi ci hanno accolte con pazienza, disponibilità e curiosità, pronti a rispondere alle nostre infinite domande cliniche e non solo e a mostrarci come lavorano, accettando le nostre iniziali difficoltà ad adeguarci a causa dei mezzi diagnostici e terapeutici limitati».
L’ESPERIENZA TI INSEGNA A DIVENTARE PIU’ AUTONOMA MA E’ FATICOSA
«Le limitate risorse umane obbligano i medici di qui a diventare autonomi molto presto nel loro percorso formativo. Questo da un lato è estremamente stimolante perchè ci aiuta a responsabilizzarci e a diventare più autonome, dall’altro è sicuramente faticoso per noi abituate a lavorare in un ambiente più protetto».
OGNI GIORNO MI STUPISCO DELLA CAPACITA’ DELLE PAZIENTI DI SORRIDERE
Non è solo l’esperienza professionale che gratifica Anna ma è soprattutto l’incontro con una comunità capace di trasmetterle conforto e sostegno. Il suo impegno, infatti, è sia in ospedale sia nel territorio dove incontra la popolazione per fare medicina preventiva, insegnar loro il diritto alla salute, a essere curate: « Ogni giorno mi stupisco della capacità delle pazienti di sorridere nel dolore e nella difficoltà, della forza delle donne Karimojong che ballano durante il travaglio e vogliono partorire in silenzio per dimostrare di esser forti, mi stupisco soprattutto della loro riconoscenza e della dignità con cui affrontano le tragedie che spesso le toccano».
NON C’E’ PARAGONE TRA QUANTO IO FACCIO PER LORO E QUANTO MI STIANO INSEGNANDO OGNI GIORNO
«Quando si parte si pensa di andare ad aiutare, a dare una mano, ma la verità è che non c’è paragone tra la mano che sto dando io a loro e tutto quello che mi stanno insegnando loro ogni giorno».
Amicizia, sostegno, rispetto, competenza: è un bagaglio prezioso quello che Anna sta costruendo a migliaia di chilometri di distanza dal suo centro di formazione. Cuamm ha stretto un accordo con l’università dell’Insubria che ha già una lista di candidati come Federica collega di specialità di Anna ormai pronta per partire, Chiara e Pietro specializzandi di pediatria che inizieranno a gennaio il corso di preparazione a Padova per poi andare in uno degli ospedale in Uganda. È appena rientrato, invece, dalla Sierra Leone Simone Di Filippo, specializzando della scuola di anestesia e rianimazione del professor Severgnini.
L’esperienza con Cuamm permette di rompere gli schemi di una formazione standard, obbliga a cambiare sguardo, a osservare e comprendere, superando l’ansia del tempo corto che oggi la nostra sanità, così complessa e superattrezzata, impone in corsia.
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