“Eccellenza e rete formativa: così la scuola di anestesia dell’Insubria continua ad attrarre giovani medici”

Sono 79 gli specializzandi in formazione alla scuola dell'università di Varese. Il presidente spiega le strategie per mantenere l'attrattività di un percorso che vive un momento di scarso appeal

professor severgnini

Pochi medici e molte opportunità. L’Università dell’Insubria è tra gli atenei che ha visto non assegnate molte delle sue borse di studio. La questione è complessa: quest’anno i dottori in medicina, che hanno sostenuto il test per entrare nelle scuole di specialità, erano numericamente meno dell’offerta di borse ministeriali e regionali. Non di tanto ma inferiori.

112 BORSE ASSEGNATE SU 206

L’Insubria ha a disposizione 206 borse di 33 scuole di specialità diverse e ne ha assegnate 112 (dato di inizio novembre): un risultato che appare preoccupante.

Tra le scuole di specialità poco richieste c’è quella di Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore diretta dal professor Paolo Severgnini, primario della Terapia Intensiva Cardiochirurgia all’ospedale di Varese: « Il momento è davvero complicato. Da una parte gli stipendi poco competitivi rispetto ad altri paesi europei. Poi, l’alto tasso di contenzioso che penalizza l’ambito medico ospedaliero e, non ultimo, l’impegno professionale che, per una specialità come la mia, viene svolto prevalentemente in ospedale. Ecco spiegato come mai alcune borse abbiano grande successo, mentre altre rimangano poco attrattive. Mi riferisco soprattutto alla Medicina di Emergenza Urgenza, alla Anestesia e Terapia Intensiva e anche alla Chirurgia».

RENDERE ATTRATTIVE LE BORSE DI SPECIALITA’

Ma se le premesse sono difficili, non è detto che non si debba lavorare per migliorare la situazione: «Occorre rendere il più attrattive possibili queste borse di specialità. Varese è vicinissima a Milano che è, oggettivamente, capoluogo di regione con numerosi poli universitari molto frequentati. Ma in questo momento, alla ASST Sette Laghi stiamo vivendo un momento di grande fervore. Grazie, anche all’inserimento di nuove figure apicali, come la dottoressa Castiglioni, capo Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, il professor De Ponti alla guida della Cardiologia, il dott. Musazzi che dirige la Cardiochirurgia, abbiamo avviato alcuni progetti innovazioni e d’eccellenza».

terapia intensiva

(Terapia intensiva ospedale di Varese)

UN PROGETTO DI RIFERIMENTO: L’ECMO VENO-ARTERIOSO

Tra le novità di rilievo l’ “Ecmo veno arterioso” per il trattamento shock cardiogeno e sostegno artificiale degli organi nell’arresto cardiaco refrattario alle cure: «È una metodica estrema ma che ci ha permesso di salvare un uomo in arresto cardiaco da quasi un’ora. In tutti gli altri casi, abbiamo potuto, con il consenso dei parenti e la volontà espressa in precedenza dal paziente, di mantenere intatti gli organi per la donazione. Siamo un centro di riferimento regionale».

RETE FORMATIVA ALLARGATA DA VARESE A MILANO, BERGAMO, COMO E SIERRA LEONE

Eccellenza ma anche rete: « In questo momento, la scuola ha 79 specializzandi. Prima del Covid, la nostra scuola aveva una media di 10/11 borse all’anno. Dopo l’emergenza, e con la carenza di figure specialistiche, sono cresciute: a gennaio 2021 sono state 23, tutte contrattualizzate, e nel novembre un secondo ingresso di altre 40 di cui 28 assegnate. Lo scorso anno ci sono state date 20 borse, di cui 16 contrattualizzate, e, quest’anno, di nuovo 31 ma abbiamo avuto 9 specializzandi.
L’aumento consistente di medici in formazione mi ha indotto ad allargare la rete formativa. Grazie alle mie relazioni, oggi la Scuola che dirigo offre occasioni di crescita negli ospedali della Sette Laghi, al Sant’Anna dell’Asst Lariana, all’ospedale di Gallarate, ma anche al Valduce sempre a Como e poi al neurologico Besta di Milano, al Papa Giovanni XXIII di Bergamo e, ancora, con l’associazione dei medici del CUAM che permette di fare un’esperienza in Sierra Leone per imparare a lavorare con scarsità di mezzi. Così i miei ragazzi ruotano imparando diversi approcci, metodiche, dall’anestesia alla rianimazione, dal 118 all’iperbarica. Questo è un valore: offro a tutti l’occasione di apprendere sul campo, in diversi settori, dal bambino all’adulto, dall’anestesia alla terapia intensiva a quella del dolore, dall’eccellenza fino alla pratica di base».

COLLABORAZIONI CON L’ESTERO

E la rete si allarga anche all’estero: «È fondamentale poter svolgere parte della formazione in altri centri. Grazie ai fondi universitari per la formazione posso assicurare ai miei specializzandi un periodo di formazione a Bruxelles. Stiamo lavorando anche con una start up di Boston per creare un programma di intelligenza artificiale: noi validiamo con la nostra esperienza clinica i dati per costruire un sistema che guiderà poi i medici nella scelta dei farmaci migliori nel singolo caso di scompenso emodinamico. Nella nostra scuola, infine, accogliamo anche giovani specialisti provenienti da altri paesi dell’Europa. All’interno della rete ESAIC (European Society of Anesthesiology and Intensive Care) abbiamo già ospitato 11 medici provenienti da Svezia, Germania, Portogallo, Malta, Turchia, Spagna, Grecia, Svizzera e un medico dalla Giordania. Il confronto continuo è il respiro dell’Università».

terapia intensiva pediatrica

( la terapia intensiva pediatrica al Del Ponte)

PERCORSI DI ECCELLENZA PER EVITARE LA FUGA VERSO ALTRE REALTA’

Percorsi formativi di eccellenza non solo per i medici: «Le innovazioni, i progetti, gli scambi si allargano poi all’intero personale, Infermieri, OSS, tecnici perfusionisti. Tutti sono coinvolti nella crescita professionale. E io ritengo sia anche questo il motivo forse per cui, come reparto, fino a oggi abbiamo “limitato” le fughe verso la Svizzera o il privato. È importante valorizzare ciascuno e assecondarne le aspirazioni».

Il professor Severgnini non nasconde, però, che il periodo storico sia molto difficile: « Mancano medici e l’imbuto oggi è l’ingresso al corso universitario. Ritengo che si dovrebbero allargare le maglie e incentivare i giovani. Dovrebbe anche cambiare il modo di raccontare questa professione che oggi è spesso negativo e così perde la sua vera natura».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 09 Novembre 2023
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