Giulio Rossini di Filmstudio 90: “La pensione può aspettare, qui c’è ancora tanto da fare”
A settembre compie 67 anni e poche settimane fa è andato in pensione, ma resta nell'associazione che ha fondato a promuovere il cinema
Giulio Rossini non ama le telecamere. Ha imparato a stare davanti all’obiettivo per necessità, ma è un uomo del fare. È sempre in movimento, deve rispondere al telefono, ha una locandina da attaccare in bacheca, la sala da controllare, la mail da mandare. Negli anni ha capito che il tempo è prezioso, ogni minuto può essere usato bene. Ed è forse questo il segreto che lo ha portato a realizzare quella che dopo trent’anni può essere raccontata come un’impresa culturale di tutto rispetto.
Giulio Rossini è tra i fondatori di Filmstudio 90, una realtà che tutti conoscono e di cui è il presidente. A Varese è normale associare Via De Cristoforis al numero 5, alla sala cinematografica al primo piano. Quasi ogni sera la sua piccola cabina di regia accende le luci per dare inizio alle proiezioni.
Una storia iniziata tempo fa e della quale si potrebbero raccontare tante cose. Dalle prime proiezioni fatte un po’ per gioco da un gruppo di amici, al primo cineforum all’aperto e oggi è diventato tra i più longevi in Italia, all’apertura della prima sede, poi la gestione del Cinema teatro Nuovo e così via.
Giulio Rossini questa storia la conosce passo per passo, perché è anche la sua. A settembre compie 67 anni e poche settimane fa è andato in pensione. Almeno formalmente. Gli amici più stretti hanno organizzato per lui una festa a sorpresa per il congedo ma lui ha commentato fin da subito che non ha nessuna intenzione di lasciare l’associazione.
«Come faccio, qua c’è tanto da fare», racconta a telecamere ancora spente. «Mi piacerebbe godermi un po’ di più le proiezioni, questo sì, ma resto a tempo dimezzato». Un part time e il passaggio sempre più consistente di responsabilità alla nuova squadra che in questi anni si è formata intorno al lui. Un’ottima formazione di appassionati e professionisti, tra i quali Gabriele Ciglia, che pian piano prenderanno le redini di Rossini e continuerà nella sua missione.
«Discuto tanto con mio figlio, lui studia economia e dice che saprebbe come ribaltare e tirar su le casse di questo posto. Litighiamo perché lui ragiona con la testa di un economista e non capisce che questo posto segue regole diverse da quelle che vorrebbe l’economia». In che senso Giulio? «Nel senso che questa è una associazione e ha una missione da seguire, quella di promuovere la cultura cinematografica e non quella di guadagnare. E se ci sono utili si rinveste».
Certo, i conti vanno fatti tornare e le difficoltà sono sempre di più. I multisala, la pay Tv, i finanziamenti pubblici che diminuiscono e tante altre cose. Eppure, Giulio Rossini e la sua squadra in questi anni sono riusciti a far vivere una realtà che possiamo definire un “gioiellino”, con il suo parquet che scricchiola e le poltrone nuove blu petrolio recuperate da un altro cinema. Una sala d’altri tempi per certi versi, ma nata da passione, impegno e da quella testardaggine che è di chi ha grandi sogni da realizzare.
Come Giulio Rossini appunto, che quando si siede davanti alla telecamera racconta di quello che è per lui il cinema, della rete che ha costruito intorno all’associazione, delle tante iniziative portate in città, della collezione di film documentari costruita negli anni e oggi unica, dei cortometraggi, dei concerti e di molto altro. Parla poco di se ma si commuove quando gli si chiede qual è il suo film preferito. Sarà anche per questo che Filmstudio 90 per ora non può fare a meno di lui. E sarà per questo che i suoi collaboratori lo definiscono “un eroe romantico dei nostri tempi”.
L’intervista a Giulio Rossini nella sede di Filmstudio 90
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