Glocal festeggia i 50 anni della Lonely Planet la guida di viaggi che fa sognare
A Glocal sabato 11 novembre il direttore Pittro e l'autore Falconieri racconteranno come un viaggio diventa una guida che ispira il viaggio di chi legge
Un viaggio salva la vita. Magari non è sempre questo l’obiettivo che ci spinge a muoverci, ma, di sicuro, cambiare sguardo, conoscere posti nuovi, assaggiare gusti e “costumi” diversi ci dà un’energia positiva, rigenerate.
Sono davvero poche le persone che non amano viaggiare e, tra queste, rare quelle che, almeno una volta, non hanno girato per strade sconosciute affidandosi a una guida della “Lonely Planet”. Il primo libro di questa collana di racconti dai diversi paesi del mondo, fu pubblicato nel 1973 in Australia da Tony Wheeler e da sua moglie Maureen a Sydney nell’ormai lontano 1973, dopo un lungo viaggio che dalla Turchia li aveva condotti attraverso Iran, Afghanistan e Pakistan, fino all’India e al Nepal ( Fonte Wikipedia).
La scrittura brillante e le descrizioni poco patinate e molto concrete ne fecero un best seller da 8000 copie vendute in tre mesi. Il successo divenne planetario e proseguì conquistando paesi e lingue differenti. La società editoriale poi è passata di mano arrivando prima nella sfera della BBC Worldwide e poi della statunitense NC” Media.
In mezzo secolo, la guida ha passato diversi cambiamenti, che hanno interessato anche il modo di raccontare, non più solo a viaggiatori spartani e frugali, aprendosi a chi vuole scoprire mondi con treni, e aerei o cerca il confort in sistemazioni di livello. Non solo più solo cartacee ma la versione digitale scaricabile.
Il cambiamento, però non ha influito sul senso del racconto che rimane una raccolta di suggerimenti e consigli per preparasi a godere la bellezza del viaggio. Ma in un mondo iperconnesso, con app e siti che svelano il mondo nelle sue viuzze più periferiche, in che modo una guida Lonely Planet resta un valore aggiunto per il tuo prossimo viaggio?
«Ho iniziato a collaborare con la Lonely Planet nel 2016 – racconta Denis Falconieri – Loro cercavano qualcuno a cui affidare la guida delle Dolomiti. Io ero e sono appassionato di montagna, avevo un mio blog in cui raccontavo le mie escursioni, con un taglio emozionale e meno tecnico. Mandai il mio curriculum e dopo qualche mese venni chiamato a Torino. Mi fecero fare un test di prova e io scrissi una guida su Cogne. Ne rimasero soddisfatti ed eccomi qui».
Oggi Falconieri ha alle spalle numerosi viaggi, sia in inverno sia in estate, che sono diventati capitoli della guida delle Dolomiti e di un’altra quindicina di libri: « Viaggio sempre in incognito e cerco di scoprire storie, racconti, fatti inediti. Non siamo mai ospitati ed è una regola ferrea, a parte alcune rare eccezioni. Questo fa della guida Lonely Planet un amico di viaggio anche all’epoca di internet. Raccontiamo dettagli importanti che non si trovano in rete. Quando vivo un territorio mi immergo completamente e creo legami che mi porto dietro».
Il segreto della Guida è nello stile sciolto e confidenziale, ironico e mai retorico: « Pochi aggettivi e solo quelli necessari. Una scrittura asciutta ed emotiva ma senza esagerare perché è un libro di servizio e deve raccontare quello che può servire al viaggiatore, utile per capire di cosa si potrebbe avere bisogno e cosa si dovrebbe visitare».
La Lonely Planet ha superato il mezzo secolo in ottime condizioni: «Fortunatamente le guide continuano a essere un valore per il pubblico affezionato. Quando uno entra in libreria cerca spesso la “sezione dei sogni” e lì trova la Lonely Planet. Basta sfogliarla e si comincia a immaginare luoghi nuovi ed esperienze belIe. A giugno sono cominciate a uscire le nuove guide, un formato diverso, un’impaginazione più da magazine con brevi interviste a personaggi, box di approfondimento, più foto e una grafica moderna. La soddisfazione più grande è vedere che un territorio si anima e si arricchisce grazie al turismo che tu hai incoraggiato. Così i sogni danno vita a storie reali»
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