I misteriosi cumuli di amianto emersi dal cantiere della ferrovia per Malpensa
Il terreno contaminato è stato scoperto nel corso degli scavi per la nuova linea Gallarate-Terminal 2. È stato stoccato in grandi sacchi che dovranno essere bonificati. Ma da dove viene l'amianto?
La prima segnalazione è venuta dalle “vedette” legate ai comitati ambientalisti della zona: una distesa di decine di sacchi con le indicazioni che consentivano di ipotizzare che lì dentro ci fosse un materiale pericolo, amianto.
Un deposito di materiale contaminato fotografato solo pochi giorni fa, lungo il tracciato degli scavi per la nuova ferrovia Gallarate-Malpensa T2. E che svelerebbe un caso di inquinamento eclatante, un deposito di materiale pericoloso nascosto sotto terra.
La segnalazione, si diceva, è di pochi giorni fa, ma il materiale sarebbe emerso quando sono iniziati gli scavi nella zona dove la nuova ferrovia si accosta alla superstrada 336.
Amianto anni Novanta?
Ora: dal momento che (confermano i geologi) non esistono terreni con amianto naturale in zona, si tratterebbe di uno sversamento, risalente ad un tempo probabilmente lontano: essendo vicino alla superstrada, la prima ipotesi è che possa risalire a quando nel 1989 si procedette a trasformare la vecchia Statale 336 in superstrada, in vista dei mondiali di Italia ’90.
C’era una certa fretta di completare i lavori e chissà che approfittando di questo qualcuno ne abbia approfittato per disfarsi dell’amianto, la cui pericolosità (già nota da tempo) stava tramutandosi proprio allora nelle prime campagne di rimozione da edifici, impianti produttivi, veicoli e materiale rotabile.
Oggi ogni movimento di materiale rimosso è tracciato, ma allora no.
D’altra parte – fa notare chi da tempo si occupa di amianto – il divieto totale sarebbe arrivato di lì a poco (1992) e le norme sarebbero diventate più rigide. E viene da pensare: forse lo sversamento è stato successivo, quando un eventuale traffico illecito sarebbe stato più remunerativo?
Le denunce degli ambientalisti
Adesso del materiale dovrà farsi carico l’azienda che sta costruendo il nuovo tracciato ferroviario, ovviamente con aggravio dei costi per lo smaltimento in sicurezza. Resta la domanda sulla provenienza da accertare e sulla natura illecita, anche se è difficile immaginare che si possa contestare ai responsabili.
La scoperta dell’amianto non è l’unica segnalazione che viene dagli ambientalisti e dagli attivisti del Comitato Salviamo La Brughiera di Casorate Sempione: nei giorni scorsi è stato fatto notare che nelle aree boschive si arriva «direttamente a pochi metri dai macchinari e sull’orlo di profondi scavi», a volte senza recinzioni di cantiere, in altri punti con recinzioni aperte. E qua e là «fanghiglia di risulta di sversamenti di cemento e acqua di lavaggio».
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