Il cuore di Varese batte ancora per la Grande Ignis: sala piena al MIV per il film su Dino Meneghin

Successo per la proiezione organizzata da "Il Basket Siamo Noi", presenti tanti campioni gialloblu. Il pivot presente con il figlio Andrea: "Senza la nostra storia, oggi non si giocherebbe così bene a basket"

«Notte di sogni, di Coppe di Campioni». Vien da prendere spunto dalle parole di Antonello Venditti – che nulla centra con questa storia – per descrivere la serata di lunedì 13 novembre al MIV di Varese. Dove, in una sala piena, è andata in scena la prima visione pubblica di “Dino Meneghin, storia di una leggenda”, la pellicola dedicata al più grande cestista italiano di tutti i tempi.

Un film-documentario, per forza di cose, varesino fino al midollo e non è un caso se gli appassionati della Città Giardino, mossi dall’invito e dall’organizzazione de “Il basket siamo noi” (l’associazione dei tifosi biancorossi), abbiano risposti in massa. Era un’occasione unica e in molti l’hanno colta, perché lui – SuperDino – si è rimesso in gioco volentieri facendosi intervistare prima della proiezione da Antonio Franzi e da Flavio Vanetti. E perché con lui c’era una bella fetta della Varese dei canestri che dominava in Europa, e una bella fetta del mondo sportivo cittadino. dino andrea meneghin

Per applaudire Meneghin e, perché no, per rivedersi sul grande schermo sono arrivati Aldo Ossola e Maurizio Gualco, Paolo Vittori e Marino Zanatta, Massimo Lucarelli e Toto Bulgheroni, Giorgio Consonni, Fabio Colombo e Armando Crugnola. E poi, accanto al padre, Andrea Meneghin che per la “generazione Roosters” è un simbolo al pari di Dino per chi tifava ai tempi della Grande Ignis. E ancora, il presidente di Legabasket Umberto Gandini, il sindaco Davide Galimberti, i rappresentanti dei mondi economico e sportivo di Varese.

«Vi prometto che non ci sarà un seguito, non vedrete un film dal titolo “Meneghin 2 il ritorno” o “Meneghin contro Mazinga”» scherza con il microfono in mano il leggendario pivot, 12 scudetti e 7 coppe dei campioni (e tanto altro ancora) vinti tra Varese e Milano. Le due città e le due squadre, verrebbe da dire “le due vite” di Dino Meneghin si passano il testimone con lo scorrere delle immagini: dopo l’infanzia nel bellunese (raccontata anche dal fratello Renzo) e il trasferimento a Varese arriva la scoperta della pallacanestro grazie al professor Nico Messina. E poi la travolgente storia della Ignis-Girgi con l’irripetibile serie di dieci finali consecutive di Coppa dei Campioni. L’esperienza azzurra con l’argento olimpico e il passaggio a Milano sono altri snodi chiave del film che si conclude con la sesta coppa vinta da Meneghin con l’Olimpia di Dan Peterson nel 1987 contro il Maccabi (ne seguirà un’altra, dodici mesi dopo).

«Senza i miei compagni di squadra io non sarei qui stasera» spiega ancora Dino confermando la sua leadership. «Questo film è nato da un’idea del regista Samuele Rossi ma la molla che mi ha convinto è il fatto che i ragazzi di oggi non conoscono nulla della nostra storia. Ero a cena da un amico che ha due figli di 10 e 12 anni che giocano a basket e la prima cosa che mi hanno chiesto è stata se ho giocato nella NBA. Gli ho spiegato perché non l’ho fatto (allora chi andava tra i “pro” americani perdeva la possibilità di giocare in Nazionale, e quando arrivò l’offerta buona dai Knicks Meneghin era infortunato al menisco ndr) e gli ho parlato della mia carriera, della Ignis, della Trace. I ragazzi erano completamente all’oscuro e allora mi sono prestato a questo docu-film: un modo per parlare di una pallacanestro che oggi non c’è più e per far rivivere ai tifosi e ai compagni di allora quei momenti. E poi è una pagina di storia: senza questo percorso non ci sarebbe il basket di oggi, forse oggi non si giocherebbe così bene alla pallacanestro».

Film Dino Meneghin

Il film tocca anche un aspetto solitamente ignorato del grande campione, quello personale, compreso il rapporto particolare con Andrea: «Per la prima volta mi sono aperto un po’ anche sulla mia vita privata, era giusto farlo anche per mostrare come ero fuori dal campo. Magari anche per colpa mia, di questo non si era mai parlato».

Varese, come detto, è stata al centro di tutta la narrazione con la maggior parte delle interviste che sono state girate in diversi punti del palasport di Masnago. «Nella pellicola ci sono passione e varesinità – ha spiegato il presidente del Basket Siamo Noi, Umberto Argieri – La nostra associazione punta proprio su queste caratteristiche: siamo partiti in 15, oggi siamo in 800 e puntiamo a quota mille nei prossimi mesi. Proiettare questo film al MIV ci rende orgogliosi e fa parte di quella serie di iniziative tra scuola, sport e sociale che caratterizzano la nostra attività». E alla fine del film Paola Biancheri, vice di Argieri, ha omaggiato Meneghin con una targa commemorativa a nome di tutta la città. Ringraziando anche «la NBA che ce lo ha lasciato» permettendo così a Varese di diventare per un decennio abbondante la capitale europea della pallacanestro. Roba da leggenda, roba da Dino Meneghin.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Novembre 2023
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