Il sottosegretario Barachini: “l’editoria digitale è una realtà, ora tuteliamo chi si comporta con responsabilità verso i lettori”
Il direttore di Varesenews Marco Giovannelli ha intervistato sull'argomento il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini: che ha affrontato il tema a tutto tondo, dalle norme necessarie al presente al futuro dell'editoria
A margine del panel “La rivoluzione artificiale – Regole e principi del giornalismo nell’AI” il direttore di Varesenews Marco Giovannelli ha intervistato sull’argomento in un video il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini: che ha affrontato il tema a tutto tondo, dalle norme necessarie al presente al futuro dell’editoria. «Io penso che sia importante in presenza di innovazione tecnologica confrontarsi, trovare tavoli comuni e punti di contatto – Ha spiegato innanzitutto Barachini – Per capire quali possono essere gli argini da porre. Ma noi dobbiamo capire quali sono i potenziali limiti oltre i quali non possiamo spingerci. Abbiamo sbagliato molto, forse, nel passato nel rapporto con Le piattaforme, consentendo al web un po’ di andare sopra i contenuti editoriali, ma oggi non possiamo consentirlo all’intelligenza artificiale, altrimenti si perde il senso di un settore e di una mondo strategico per l’informazione e per i cittadini come l’informazione».
Noi come Varese News siamo nati 26 anni fa, siamo nativi digitali. Cosa pensa del rapporto tra editoria classica e digitale?
«Io credo che siamo ormai in presenza di un passaggio che non è più quello della cosiddetta trasformazione digitale, siamo in presenza di un mondo digitale fatto e finito, che forse deve ancora trovare una vicinanza anche normativa di responsabilità editoriale, come quello delle informazioni tradizionali. Il tradizionale sta faticando in alcune dinamiche, il mondo digitale si sta sviluppando: la mia visione è quella che di trovare un punto di contatto fra queste due realtà. Non possiamo chiedere alla realtà digitali di avere gli stessi carichi normativi di un grande Gruppo Editoriale, ma di avere la stessa responsabilità nei confronti dei cittadini e dei contenuti che diffondono. Io penso che siamo in un momento di integrazione. Io non credo che niente sostituisca quello che c’è stato precedentemente perché è sbagliata la sostituzione: l’integrazione e la funzione dei mondi mi sembra la strada da percorrere».
Condivido pienamente la necessità di un sistema di regole ben precise: siamo arrivati a un accordo nazionale, c’è un nuovo contratto firmato anche da Anso ed è un passaggio importante che il quotidiano digitale sia entrato a tutti gli effetti come uno dei prodotti editoriali. Pensa che siano possibili provvedimenti che diano ancora più attenzione a tutto questo mondo anche quello più piccolo, che numericamente sembra piccolo ma sta diventando sempre piu importante?
«Io credo che anche dal punto di vista delle misure devono essere in continua evoluzione: non possiamo sicuramente pensare che normative di diversi anni fa, oggi rispondano alle esigenze del settore editoriale che nel frattempo è cambiato in maniera vorticosa. Ci vuole equilibrio e attenzione verso quello che esiste anche a livello occupazionale nel mondo degli editori piccolissimi, ma con presenze territoriali importanti. È fondamentale però anche avere uno sguardo verso il futuro. Quindi cerchiamo di dare una tutela e una protezione del livello occupazionale delle realtà piccole o piccolissime su carta del territorio, cercando di dirgli anche magari di evolversi verso il sistema digitale e sostenere le realtà soltanto digitali perché poi sappiamo che la raccolta pubblicitaria sta andando tutta in quella direzione ed é quindi il futuro.
Noi assistiamo, a proposito di quello che ha detto proprio ora, a un fenomeno che sembra quasi inarrestabile che è quello dei soggetti che si muovono sui social e che drenano belle risorse: non crede che sia un aspetto delicato? perché se la sostenibilità non viene garantita le aziende editoriali saltano o peggio ancora tagliano, che è la stessa cosa…
«Io penso che qualcosa forse sta cambiando in positivo. Lo spero e cerco sempre di vedere il positivo e la luce alla fine del tunnel. Anche le grandi piattaforme oggi hanno un problema: quello della reputazione stanno lavorando per aumentare la loro reputazione, stanno lavorando per aumentarla perché hanno compreso che sul lungo periodo anche quello diventerà un fattore economico potenziale: essere considerati seri e responsabili. Lo stesso vale per i contenuti, per esempio di relazioni digitali c’è anche una raccolta di interesse, non solo dei lettori, ma anche commerciali, dove il proprio contenuto se è originale e creativo è veramente interessante e non è solo smaccatamente pubblicitario commerciale. Io credo che vadano etichettati i contenuti in modo tale anche da raccontare a chi ci legge quanto siamo differenti».
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