Le parole in chirurgia: un dizionario per capire il linguaggio medico iperspecialistico
L'autore è il professor Renzo Dionigi, già primario di chirurgia all'ospedale di Varese e rettore dell'Insubria. Un lavoro lungo 14 mesi per rendere comprensibile a tutti un linguaggio ricco di inglesismi, tecnicismi, eponimi e acronimi

Debriefing, recovery room, hub and spoke, evidence based medicine, cut off, blush, booster, feedback, gluten free, counseling, device, audit, stroke, booster.
Chi non si è mai imbattuto in questi termini avendo a che fare con dottori e sanità ? Magari non tutte, ma molte di quelle parole sono entrate nel gergo quotidiano. La quarta dose del vaccino anticovid, al posto di essere un richiamo, è diventata un “booster”, mentre l’organizzazione della sanità territoriale è costruita con il modello “hub and spoke” con un centro principale e una sede secondaria.
Una inattesa e straordinaria estensione dei lemmi chirurgici e medici in generale
L’invasione inglese nei testi di medicina è notata dal professor Renzo Dionigi, ex primario della chirurgia varesina e primo rettore dell’Università dell’Insubria. « Ero impegnato nella nuova riedizione del manuale di Chirurgia, adottato nelle università, e mi sono incuriosito per la quantità di termini stranieri incontrati. Una inattesa e straordinaria estensione dei lemmi chirurgici e medici in generale ( oltre 400 termini e oltre 1500 acronimi e oltre 800 eponimi). Così ho deciso di approfondire la questione e, parola dopo parola, mi sono accorto di quanto la chirurgia fosse ricchissima di parole straniere, non solo inglesi ma anche francesi, arabe. Aggiungiamo poi i latinismi e i grecismi, e poi gli eponimi, patologie chiamate con il nome di chi le ha scoperte, o gli acronimi, sigle di frasi complesse».
Il problema, più che linguistico, è etico
Rispetto al secolo scorso, oggi la comunicazione scientifica avviene soprattutto in inglese. Così, nell’introduzione al manuale, il professor Dionigi spiega:
“Questo comporta un rischio di crescente contrasto: da un lato un linguaggio agevolato, accessibile a chi non è medico o allo studente di medicina; dall’altro un linguaggio iperspecialistico, che rischia di essere di difficile comprensione per gli stessi medici con altra specializzazione…. Medici e chirurghi dovrebbero convincersi della rilevanza civile, prima ancora che terapeutica, di rendere il paziente consapevole della sua malattia e dei odi di superarla.
Il problema, più che linguistico, è etico”
Il professor Dionigi inizia a studiare l’impenetrabilità del lessico medico e più incontrava parole straniere più si allargava il suo raggio di ricerca: « Ho lavorato quasi 14 mesi per una media di 6/8 ore al giorno. Ne è uscito un volume di oltre 500 pagine che è al vaglio dell’Accademia della Crusca». Gli fa da guida Luca Serianni, uno dei maggiori linguisti e storici italiani scomparso nel luglio dello scorso anno.

Tre parti: la chirurgia medievale, il lessico contemporaneo e il glossario
L’impegno del professor Dionigi è stato quello di recuperare tutti i termini stranieri, ma anche gli acronimi, gli eponimi e dar loro un significato in italiano: «È un glossario con una parte storica che analizza il lessico della chirurgia in tempo medievale, studia i testi del Petrarca e i suoi “medici ciurmaioli”, quelli del Fioravanti che parla di vane “ chianchiare” e “carotte” fino ad arrivare al Leonardo e ai testi della scienza dell’età moderna o al lessico anatomico di Juan Valverde de Amusco, ai medici ciarlatani o ai ciarlatani medici fino alla peste del Manzoni.
La seconda parte analizza il lessico medico italiano contemporaneo fatto di grecismi, latinismi e arabismi, francesismi e anglicismi, i neologismi e la “prepotenza del lessico covidico”.
L’ultima parte è il glossario vero e proprio con parole di facile comprensione, altre evidenti a chi ha una media cultura medica ed altre ancora che definisce per “esperti”.
“Le parole sono fatte prima che per essere dette, per essere capite”
L’intento del professor Dionigi è quello sia di fornire strumenti per comprendere la terminologia medica a chi ad essa si avvicina, siano medici, studenti in formazione o pazienti. Ma dare anche le chiavi interpretative a specialisti che si trovano a dover comprendere frasi iperspecializzarte o che indicano situazioni differenti a seconda della branca medica ( come la VES in ambito chirurgico o medico) .
Come lo stesso già primario di chirurgia ricorda citando Tullio De Mauro: “ Le parole sono fatte prima che per essere dette, per essere capite”.
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