“L’impero romano rivive in noi”. A Tradate l’incontro con Aldo Cazzullo

"Anche Zuckerberg e Musk guardano agli imperatori romani". In questa intervista lo scrittore e giornalista del "Corriere della Sera" racconta perché la storia di Roma è "infinita"

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«Roma era il sogno de’ miei giovani anni, l’idea madre nel concetto della mente, la religione dell’anima; v’entrai, la sera, a piedi, sui primi del marzo, trepido e quasi adorando. Per me, Roma era – ed è tuttavia malgrado le vergogne dell’oggi – il Tempio dell’umanità; da Roma uscirà quando che sia la trasformazione religiosa che darà, per la terza volta, unità morale all’Europa». Con queste parole Giuseppe Mazzini ricordava il suo ingresso nella Città Eterna nel 1849 dove era stata appena proclamata la Repubblica romana.

Roma nel progetto unitario di Mazzini e Garibaldi ha una missione ben più alta, che guarda direttamente all’Europa e alla civiltà occidentale. È uno sguardo che arriva da lontano con radici profonde e millenarie, come scrive Aldo Cazzullo, editorialista del “Corriere della Sera”, nel libro “Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito (HarperCollins): «Quello che oggi chiamiamo Occidente è una costruzione eretta sulle fondamenta dell’antica Roma. In tutto l’Occidente, la lingua della politica e del potere è la stessa che si parlava a Roma due millenni fa. Imperatore e popolo sono parole latine. Come dominio e libertà. Dittatore e cittadino. Candidato ed eletto. Autorità e dignità. Patrizi e plebei. Potenti e proletari».

Cazzullo, lei nel libro racconta di una civiltà romana per niente morta e di un’eredità politica, sociale e culturale straordinaria. Se guardiamo all’Italia di oggi e alla sua classe dirigente direi che qualcosa non ha funzionato nella trasmissione di quella eredità?
«Altre cose però hanno funzionato, almeno tre. In Italia è nata la democrazia, che è una parola di origine greca, ma è a Roma che si è realizzata per la prima volta. Al tempo di Cicerone era il popolo, non il Senato, a eleggere i magistrati. Era il popolo, non il Senato, a fare le leggi. La plebe aveva i suoi rappresentanti, i suoi diritti, i suoi poteri, compreso quello di veto, altra parola latina entrata nel linguaggio della politica».

Le altre due cose che hanno funzionato?
«È con Roma che nasce l’idea di un governo del mondo basato sull’inclusione, valori condivisi e sulla pace garantita dal più forte. Nel film “Il gladiatore”, Massimo Decimo Meridio pronuncia la frase “C’era un sogno, che era Roma: sarà realizzato”. Per diventare romano non importava dove eri nato e in quale dio credessi. Il sogno di cui parla il gladiatore è quello di una società aperta e capace di includere. Mentre tutti di quel film ricordano solo la frase “Al mio segnale scatenate l’inferno”. Infine, anche l’occidente cristiano è una costruzione che poggia sulle fondamenta dell’antica Roma. Se oggi il cristianesimo è la nostra religione e il Papa sta a Roma, lo dobbiamo ai romani, in particolare a Costantino che con una scelta politica decise di rendere cristiano l’impero».

Fin dalla nascita, Roma è un esempio di società globalizzata. Il mito racconta che è stata fondata da un migrante sconfitto di nome Enea che portava sulle spalle l’anziano padre Anchise e per mano il figlioletto Ascanio. Perché è così importante ricordare il mito fondativo?
«Perché l’impero romano è fondato sulla pietas che è la più romana delle virtù. Enea non è il più astuto e tantomeno il più forte, ma è il più pietoso, colui che non viene meno ai doveri che l’uomo ha sia verso gli altri uomini sia verso i propri genitori. Rappresenta la forza morale e il senso di responsabilità».

Dai miti alla storia abbiamo parlato solo di uomini. Qual era il ruolo ricoperto dalle donne nella Roma antica?
«Erano molto emancipate, se pensiamo che alcuni diritti riconosciuti alle donne solo all’inizio del Novecento, dopo la Prima guerra mondiale, venivano già riconosciuti nella Roma antica. Le donne romane gestivano il patrimonio, ereditavano, stipulavano contratti di compravendita. Avevano un’intensa vita pubblica: andavano alle terme, partecipavano ai banchetti e spesso ricoprivano ruoli di potere. Alla Roma di Augusto risale il primo corteo femminista. Quando l’imperatore introdusse il delitto d’onore, le donne romane occuparono il Foro, in segno di protesta. Augusto si dovette confrontare con le donne romane anche quando istituì il reato di adulterio che naturalmente non si applicava alle prostitute che erano registrate e pagavano le tasse. Alcune romane per protesta si iscrissero a loro volta all’albo per poter tradire senza problemi».

A proposito di Augusto, perché è così amato dai nuovi “imperatori” dell’economia digitale Mark Zuckerberg e Elon Musk?
«Per loro stessa ammissione, Zuckerberg e Musk guardano agli imperatori romani perché furono i primi che si trovarono a governare immense comunità di persone che non si sarebbero mai incontrate fisicamente, parlavano lingue diverse, pregavano diverse divinità, ma nascevano, vivevano e morivano sotto lo stesso cesare. Quindi avevano bisogno di riconoscersi negli stessi volti, nelle stesse storie, nelle stesse idee. Augusto è un modello affascinante perché è stato il primo a governare una comunità grande come il mondo».

Chi ha ereditato oggi il ruolo dell’impero romano?
«Se ci riferiamo al modo di amministrare il potere ma anche ai valori che sono alla base della loro società, sono gli Stati Uniti d’America. Gli americani hanno adottato molti simboli appartenenti alla storia romana, a partire dal Campidoglio sede dei due rami del Congresso. La cosa più straordinaria, proprio come accadeva nell’impero romano, è che per gli americani non è importante il posto da cui vengono i tuoi antenati, il colore della tua pelle, la religione in cui credi, i cibi che mangi, le tue tendenze sessuali. Ciò che conta è quello quello che vali, che sai, che fai, che porti alla comunità».

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Giovedì 16 novembre alle ore 21 Aldo Cazzullo presenterà alla Biblioteca Frera di Tradate il nuovo libro: “Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito” conduce Laura Orsolini della Libreria Millestorie.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.

 

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 15 Novembre 2023
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