L’intelligenza artificiale è addestrata dall’uomo. È questo il vero pericolo

All'incontro di Glocal 2023 dedicato all'Ai il confronto tra Fnsi, Fieg, Ordine dei giornalisti e politica. Alberto Barachini: "La creatività umana rimane l’argine principale all’intelligenza artificiale". Brando Benifei: "Il regolamento europeo avrà valore di legge per tutti i paesi membri"

Generico 06 Nov 2023

C’è uno spettro che si aggira a Glocal 2023: è l’intelligenza artificiale. E la ragione la spiega un grande sociologo, Derrick de Kerckhove. «L’intelligenza artificiale ha violato il sistema operativo della nostra civiltà». Il sociologo mostra una slide in cui spiega che negli ultimi 20 anni le funzioni cognitive dell’uomo hanno fatto una vera e propria migrazione verso i calcolatori. Una rivoluzione di queste proporzioni era stata vissuta solo con l’invenzione della stampa.

Ad ascoltare le parole dello studioso, collegato da remoto, c’è una Sala Campiotti gremita di persone. De Kerckhove riprende la ricostruzione puntuale fatta da Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della stampa italiana, che ha ripercorso la nascita dell’intelligenza artificiale da Alan Turing fino a Chatgpt. La sua conclusione è spiazzante, perché va al cuore del problema, ovvero il riconoscimento dei contenuti editoriali prodotti dalle macchine. «L’intelligenza artificiale – ha sottolineato De Kerckhove – è un nuovo punto di partenza e può essere considerata un autore».

Elena Golino, consigliera delegata dell’Ordine nazionale dei giornalisti, ha aperto l’incontro con una provocazione voluta, parlando di «rivoluzione artificiale», omettendo la parola “intelligenza”. Sono in tanti a negare l’esistenza di intelligenza nei nuovi sistemi di machine learning, visto che è la potenza di calcolo a dare forma a quella che noi ci ostiniamo a definire intelligenza.
I vantaggi per gli editori sono più evidenti, rispetto a quelli dei giornalisti.
Danilo De Biasio, consigliere dell’Ordine dei giornalisti, inquadra i problemi in tre grandi gruppi: quelli relativi al mercato del lavoro, all’economia e all’affermazione di pregiudizi nella cultura del Paese.

A dar vita alla discussione, oltre ai rappresentanti delle parti sociali, Fnsi e Fieg, ci sono due politici che si stanno occupando del regolamento sull’intelligenza artificiale in discussione a Bruxelles. «L’Europa deve agire con rapidità – dice Alberto Barachini, sottosegretario di Stato con delega all’Informazione e all’editoria – perché la tecnologia evolve velocemente. L’intelligenza artificiale non va né sottovalutata né sopravvalutata. Se parliamo di piattaforme ci sono diversi mondi con diverse visioni rispetto al dumping sui contenuti. L’Europa deve avere coraggio e approvare le linee guida prima dello scioglimento del parlamento europeo. La creatività umana rimane l’argine principale all’intelligenza artificiale».

Brando Benifei, capo delegazione del Partito democratico al parlamento europeo, che sta seguendo l’iter per la definizione del regolamento sull’intelligenza artificiale, rassicura sulla definizione in tempi brevi della legge. «Si stanno discutendo alcuni punti – ha detto il parlamentare europeo – ma una volta approvato avrà valore di legge nei paesi membri e non ci sarà bisogno di un’altra legge e di linee guida approvate dai singoli paesi perché l’intelligenza artificiale è una materia comunitaria».

Su un punto c’è concordanza tra tutti i relatori: evitare con l’intelligenza artificiale di ripetere gli errori e i ritardi fatti in passato con l’avvento di Internet e del web. Alessandra Costante quegli errori li mette in fila uno per uno. «L’intelligenza artificiale è addestrata dall’uomo ed è questo il pericolo più grande – dice la segretaria della Fnsi -. Noi della Federazione nazionale della stampa ci stiamo interrogando perché l’intelligenza artificiale non può essere trattata come abbiamo fatto con l’arrivo di internet la cui gestione è stata appaltata alle aziende del web. Repubblica e il Corriere hanno deciso che l’informazione sul web doveva essere gratis perché non riuscivano a mettersi d’accordo per trovare un sistema per fare business».

Secondo Stefano de Alessandri, amministratore delegato e direttore generale dell’Ansa e componente del Comitato di direzione della Federazione degli editori, i problemi esistono e possono impattare sulla tenuta del sistema democratico.
«Come federazione emaneremo linee guide generali ed ogni azienda si doterà di un proprio codice deontologico – sottolinea De Alessandri -. Va considerato infine che l’intelligenza artificiale può aumentare la produttività scaricando la redazione da lavori a basso valore».

Il regolamento in arrivo da Bruxelles è dunque un primo passo importante. Occorre però una grande consapevolezza da parte di tutti, a partire dai giornalisti  e dall’opinione pubblica, e buone pratiche diffuse. Carlo Bartoli, presidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, lo ripete più di una volta. «Ci sono più problemi legati all’intelligenza artificiale – conclude Bartoli -. La perdita di un saper fare, il controllo deontologico e l’attività alla base della scrittura giornalistica: la verifica. Le regole su cui sta lavorando l’Unione Europea sono importantissime ma credo che sia fondamentale allargare il dibattito».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 10 Novembre 2023
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