Marzia Giovannini, presidente di Eos Varese: “Sia 25 novembre ogni giorno per fermare la violenza sulle donne”
C'è la sensazione diffusa che questo 25 novembre possa diventare un punto di non ritorno sulla strada della lotta contro la violenza. Ne abbiamo parlato con la presidente di Eos, storica associazione di Varese che dal 1998 sostiene le donne vittime di violenza e maltrattamenti in famiglia
La bella manifestazione di Varese, le decine e decine di iniziative organizzate in tutta la provincia nella settimana del 25 novembre, Giornata internazionale contro al violenza sulle donne, ma anche tante offerte di volontariato arrivate alle associazioni e ai centri antiviolenza, donazioni e contatti di donne che chiedono un aiuto, informazioni, consigli. C’è la sensazione diffusa che questo 25 novembre possa diventare un punto di non ritorno sulla strada della liberazione della società da questo drammatico fenomeno.
Eos, il Centro di ascolto donna di Varese, storica associazione che dal 1998 sostiene le donne vittime di violenza e maltrattamenti in famiglia, è un osservatorio privilegiato su questi temi, e la presidente Marzia Giovannini la persona giusta a cui chiedere se davvero stiamo assistendo a un cambiamento.
«Quest’anno la ricorrenza del 25 novembre è stata particolarmente partecipata e importante. Sicuramente l’uccisione di Giulia Cecchettin ha colpito tantissimo, per diversi motivi: l’età della vittima e dell’assassino, la tipologia di soggetti coinvolti, due ragazzi giovani, di buona famiglia, studenti universitari. Credo che questo, insieme alla copertura mediatica della scomparsa di Giulia e della sua tragica morte, abbia reso consapevoli tante persone che questi non sono eventi straordinari ma strutturali e che possono capitare in ogni famiglia. C’è stato poi il ruolo fondamentale di Elena, la sorella di Giulia, che ha trasformato un dramma personale in messaggio collettivo e questo ha colpito molto perché è uscita dal ruolo della vittima per dare voce a una forte rivendicazione sociale e politica. Infine c’è stata la coincidenza dell’uscita, proprio in quei giorni, del film di Paola Cortellesi, che sta riscuotendo un successo che sta andando oltre le sue stesse aspettative. Il tutto a ridosso, appunto, del 25 novembre. C’è da dire anche che le decine e decine di iniziative che si sono svolte nella settimana del 25 novembre erano già state programmate da tempo da comuni, scuole e associazioni, e questo è importante perché significa che c’è una crescente consapevolezza su questo tema. Un altro segnale estremamente positivo è stato il maggior coinvolgimento di uomini e ragazzi nelle iniziative. Qualcosa forse sta davvero cambiando».
Adesso, dice Marzia Giovannini, occorre che questa sensibilità diffusa non cali: «E’ fondamentale tenere alta l’attenzione, perché questo problema si risolve solo facendo formazione e informazione, nella scuola, nel mondo del lavoro, ovunque. Occorre portare le persone riconoscere i segnali della violenza che non è sempre e solo fisica, con botte e abusi sessuali, ma anche psicologica, economica, sociale. Dopo il 25 novembre stiamo ricevendo tantissime richieste di formazione nelle scuole, ma anche tante richieste di donne che si rendono disponibili come volontarie nella nostra associazione e anche molte donazioni spontanee di persone, aziende e associazioni che vogliono sostenere Eos e il suo impegno per le donne vittime di violenza».
Un fenomeno quello della violenza sulle donne che, se non cala nei numeri, negli ultimi tempi presenta caratteristiche nuove, in particolare per quanto riguarda le fasce d’età più giovani: «I numeri non si abbassano, basti pensare che in questi giorni sono letteralmente raddoppiate le chiamate al numero unico antiviolenza 1522. Si sta invece abbassando molto l’età di accesso ai servizi antiviolenza. Per tanto tempo abbiamo seguito prevalentemente donne di mezza età, con alle spalle tanti anni di violenze. Nell’ultimo anno abbiamo avuto tante chiamate di ragazze giovani. E se da una parte questo è negativo, perché vuol dire che anche nei ragazzi e nei giovani uomini persiste una mentalità patriarcale, dall’altro è positivo, perché significa che le ragazze sono più consapevoli, colgono i segnali e denunciano subito e soprattutto non hanno paura di chiedere aiuto e di denunciare».
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