Matteo Pizzolante espone a Varese la personale “Ritratto e ritiro”
Fino al 15 gennaio è possibile visitare la mostra negli spazi “R + S / AK" di via San Pedrino. Un progetto artistico che indaga sul fenomeno del ritiro sociale
Matteo Pizzolante espone a Varese in via San Pedrino 2, nello spazio “R + S / AK, Riss(e) + Surplace con AnonimaKunsthalle, la sua personale dal titolo “Ritratto e ritiro”.
L’artista prende spunto da un fenomeno sociale nato alla fine degli anni ’90 in Giappone e che ha visto una diffusione sempre più ampia in Italia come in tutta Europa: quello degli isolati sociali o utilizzando il termine inizialmente adottato in Giappone Hikikomori. Alla base di questa condizione c’è un disagio adattivo sociale. I giovani, che sperimentano una forte ansia sociale, faticano a relazionarsi con i coetanei e ad adattarsi alla società.
«Pochi mesi fa – ha commentato Pizzolante – ho saputo di un caso simile vicino alle mie conoscenze familiari e partendo da ciò ho iniziato ad interrogarmi sulle motivazioni che possono portare ad una scelta simile ed a studiarne le cause e le implicazioni sociali ed individuali. Da questi presupposti nasce il progetto espositivo in questione che si sviluppa attraverso la ricostruzione di una biografia ipotetica e fittizia che ha solo come punto di partenza il caso specifico citato, per articolarsi successivamente in una linea narrativa indipendente. Nella prima fase il progetto si concretizza attraverso la ricostruzione tramite un software di modellazione 3d della stanza all’interno della quale, Maria, vive rinchiusa per propria scelta da ormai quasi quattro anni: i mobili, le suppellettili, i complementi di arredo “parlano” di lei e si trasformano a loro volta in “personaggi” caratterizzati da una propria storia e allo stesso modo sono in grado di fornire indicazione sulla storia personale della protagonista. La narrazione diventa spunto di riflessione su tematiche riguardanti il rapporto tra identità e società, sui processi di costruzione identitaria nel passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta e sul valore dato al corpo e alla sua rappresentazione nei contesti più diversi.
In riferimento a quest’ultimo punto ho immaginato che Maria abbia, come molte adolescenti, una fascinazione per una persona famosa e socialmente di successo: nel caso specifico un giocatore di basket di nome Victor Wembanyama. Victor è un ragazzo di 19 anni che attualmente milita nella lega basket statunitense, NBA, ed è considerato la nuova stella nascente per le sue doti tecniche e soprattutto fisiche. Giocatori con tali caratteristiche fisiche (Victor è alto 2,23 m) sono in grado di cambiare letteralmente il gioco. Questi atleti, vengono definiti Unicorns, dalle capacità insolite combinano forza e agilità in relazione all’avversario capovolgendo spesse volte i risultati.
Queste due personalità strettamente identitarie ma anche diametralmente opposte, hanno generato un dubbio limbo in cui – a mio parere – la creazione artistica deve annaspare e porre degli interrogativi. Nell’argomento in questione: un corpo fragile e incapace di esporsi, l’altro agile e prestante capace di determinare il risultato: quale può essere il confine di ciò che il corpo può fare? E soprattutto queste dicotomie così distanti hanno possibilità di correlazione? Quanto ambedue hanno la possibilità di sovvertire la relazione?»
La mostra rimarrà aperta fino al 15 gennaio 2024.
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