Minaccia il fratello col manico di piccone: “Ti ammazzo”, processo e condanna a Varese

I fatti nella primavera di tre anni fa. Sentiti in aula parte offesa e testimoni fra versioni contrastanti e testimonianze traballanti

tribunale varese

“Ha alzato il bastone, un manico di piccone, mi ha spinto con la testa contro il muro”. Poi le minacce: “Ti ammazzo. L’ha ripetuto tre volte”. Fratelli, coltelli. E i bisticci arrivano in tribunale.

La scintilla che ha fatto scoppiare la lite avvenuta nel maggio di tre anni fa è, come spesso accade, una lite di vicinato. Lite aggravata, per così dire, dal grado di parentela. In pratica due cognate si guardano in cagnesco, ci sono problemi nella gestione degli spazi comuni di convivenza, tanto che quando una delle due donne sbatte i tappeti, l’altra si lamenta; prima semplici parole che sfociano in lite: è il 14 maggio 2020.

Poi la continuazione del bisticcio coinvolge anche i rispettivi mariti, cioè i fratelli, che si fronteggiano e partono le denunce. Oggi in aula sono stati ascoltati due testimoni, parti offese. “La mia compagna è stata spinta da mio fratello, io sono intervenuto sulle scale e per tutta risposta mio fratello mi ha messo le mani al collo e mi ha spinto contro il muro”. E adesso? “Ora siamo andati via da quella casa, non ne potevamo più”, ha specificato il testimone aggredito, uno dei fratelli. Nel corso dell’udienza è stato ascoltato anche l’imputato  eh ha dato la sua versione: “Stavano litigando tutti (le due cognate e il fratello ndr), sono arrivato per ultimo e non avevo in mano il manico di piccone. Sono arrivato di corsa perché sentivo mio fratello che diceva a mia moglie dirle: ‘Adesso ti rompo il c…’. Al che mi sono presentato da mio fratello per chiedergli a muso duro in che modo avrebbe fatto per dare seguito alla minaccia proferita verso la mia compagna”.

I fatti sono avvenuti a Muceno, frazione montana di Porto Valtravaglia, non distante dal bosco: per questo tra i testimoni è stato sentito un vicino che stava tagliando la legna e che quel giorno era nei paraggi, e un secondo vicino di casa residente nelle vicinanze, due testimonianze valutate come inattendibili dall’accusa (“falsissimi”, ha specificato il pm Davide Toscani nel giustificare la richiesta di trasmissione degli atti alla Procura per l’ipotesi di falsa testimonianza). I reati contestati sono minacce e lesioni: la cognata dell’imputato avrebbe riportato una frattura alla mano. Il pubblico ministero ha chiesto condanna a tre anni e un mese per le lesioni alla cognata e le percosse in danno del fratello dell’imputato ma non per le minacce (che erano reciproche). La parte civile si è associata alle richieste dell’accusa presentando nota spese. La difesa, avvocato Massimiliano Spassini, ha chiesto assoluzione e in subordine minimo della pena e attenuanti generiche. Il giudice ha stabilito per l’imputato la pena di un anno e un mese di reclusione oltre alla provvisionale di 500 euro per la donna rimasta ferita nella lite.

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Pubblicato il 28 Novembre 2023
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