Minaccia la cassiera alla stazione di Varese con una bottiglia di vodka
L’uomo, straniero e controllato dalla Digos per “proselitismo o islamico”, era ubriaco alle 7.30 del mattino di mercoledì. Aggrediti anche quattro agenti della polizia di stato. Minaccia la cassiera alla stazione di Varese con una bottiglia di vodka

Ubriaco alle 7.30 del mattino è accusato di resistenza a pubblico ufficiale dopo che, mercoledì scorso, una pattuglia della polizia chiamata è stata aggredita dall’uomo, originario della Tunisia con precedenti di polizia, e non solo. L’uomo, classe 1981, risiede a Varese a casa di un amico, un connazionale, ma ieri mattina si trovava al bar delle stazioni nel capoluogo, dove, con fare molesto aveva attaccato briga con una cassiera e aveva brandito cioè una bottiglia di vodka.
Fuori di sé il quarantenne, che fa il manovale e riesce a raggranellare 6-700 euro al mese con lavori di fortuna, una voltra fermato dalla polizia, si sarebbe ribellato agli agenti sputando loro addosso e distruggendo la camera di sicurezza una volta arrivato in questura.
Rapina, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale sono i precedenti penali dell’indagato su cui gravano anche altre pendenze: scarcerato a gennaio scorso, è stato in due distinti Cpr, a Milano e Trapani ma poi è stato rimesso in libertà perché mancavano documenti per l’espulsione.
Di fronte al giudice monocratico la ricostruzione dei fatti che hanno portato all’arresto: «Ero passato in lavanderia a gettoni e avevo già bevuto mentre aspettavo che la lavatrice finisse. Poi sono uscito e sono andato al bar dove ho chiesto uno “shortino che la barista non mi ha voluto dare”». È a quel punto che l’uomo avrebbe dato in escandescenze anche se, durante la direttissima a Varese, l’imputato ha spiegato di non ricordare cosa fosse successo. All’arrivo della Volante gli agenti hanno chiesto i documenti all’uomo – che non li aveva – e lo hanno doo trasportato in questura: «Ma non ho insultato gli agenti». In questura secondo la ricostruzione l’uomo è stato ammanettato ai polsi e legato alle caviglie e in seguito è stato messo in cella dalle 9 alle 13. «Le manette erano strette, e ho dato calci alla porta della camera di sicurezza dove ero stato buttato».
L’imputato ha chiesto scusa in aula, “magari ho offeso qualcuno”. La pm Arianna Cremona ha chiesto la misura dell’obbligo di presentazione quotidiano alla polizia giudiziaria. Il difensore ha parlato di “falla del sistema” legata all’impossibilità di rimpatriate l’imputato che “non viene riconosciuto dalle autorità diplomatiche del suo Paese: la questura rischia di imporre un’altra richiesta di espulsione che non verrà eseguita e che produrrà ulteriori procedimenti a carico dello Stato”, ha spiegato l’avvocato d’Accardio Alessandra. Per il giudice Marcello Buffa l’arresto è stato eseguito correttamente, e convalidato; l’imputato è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’imputato risulta attenzionato dalla Digos per “proselitismo islamico”.
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